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French Exit
(espressione gergale)
Dall'Urban Dictionary: To leave early without saying goodbye and not paying their share of the bill.
Fun Fact: i francesi chiamano la French Exit, la English Exit offesi come sanno essere solo loro per la coniazione del termine.
Frances Price se ne va da Manhattan così: alla francese.
Anche se il conto, ormai, l'ha già pagato caro.
Ereditiera che ha finito la sua eredità, eccentrica e temuta, al centro del gossip da decenni, vende tutto, prende con sé un figlio devoto e un gatto con cui parla, sale su una nave e attraversa l'oceano Atlantico direzione Parigi, nell'appartamento di un'amica.
Qualche mazzetta di banconote da 100 euro da farsi bastare e da sperperare in un viaggio che presenta già delle assurdità: tra veggenti che vedono la morte verde e medici che la morte te la mostrano anche troppo volentieri.
Chi è Frances lo scopriremo poco a poco.
Supponente e acida, altezzosa e snob ma nel senso più ironico del termine.
Un marito che l'ha lasciata nel peggiore dei modi e un figlio che ha deciso di crescere solo all'età di 12 anni, togliendolo dal collegio.
Hanno recuperato il tempo e ora che si ritrovano a Parigi, senza amici e senza Manhattan, devono fare i conti con quel gatto.
Sì, quel gatto.
L'appartamento che occupano fra ex fidanzate che si presentano accompagnate, detective privati che trovano quella veggente intuitiva e un'altra vedova sola e abbonata tanto ai rotocalchi quanto all'alcool, si rende affollato ma non pieno di vita come si penserebbe.
A scappare è quel gatto che forse è altro.
A volersene andare è Frances stessa, che (in una delle battute più riuscite del film) sperava di morire prima che i soldi finissero.
Invece, si ritrova ancora qui, e scialacqua banconote da 100 euro senza troppi problemi.
Dal sapore decisamente europeo, volutamente parigino, il film di Azazel Jacobs vive della performance di Michelle Pfeiffer, inutile nasconderlo. Che torna protagonista in un ruolo meraviglioso che le calza a pennello: le battute caustiche e intelligenti di Frances sono tutte, tutte, da sottolineare.
Figlio devoto, quel Lucas Hedges che colleziona un altro ruolo, un altro film importante, e che torna su una nave crociera dopo l'esperimento di Soderbergh con Meryl Streep.
Il suo destino sembra quello di essere figlio/nipote di attori importanti (Julia Roberts, Kate Winslet, Casey Affleck e Frances McDormand nel suo carnet), e anche se qui il suo Malcom è fin troppo silenzioso e disincantato tanto da non combattere per il cuore di Imogen Poots, funziona.
Il film, invece, mette a segno anche troppe french exit.
Aspettando un finale relativamente aperto e sospeso, si passa l'ultima mezzora a dire: "ah, proprio un bel finale questo!", per poi ritrovarsi dopo la dissolvenza in nero con un'altra scena che sembra un finale, e un'altra e un'altra e un'altra ancora.
Si arriva così ad una fine vera e propria più spossati del previsto, ma comunque soddisfatti.
A suo modo leggero, con vagheggiamenti teatrali alla Woody Allen, French Exit non lascia conti da pagare.
Voto: ☕☕☕/5
Non vedo l'ora di vederlo, difetti e tutti, per godermi la bella performance di Michelle. Perfino in Assassinio sull'Oriente Express, popoloso e caotico, spiccava per bravura. Poi che voce ha in originale? Stupenda.
RispondiEliminaQui la sua voce fa ancora più effetto, modulata da snob com'è.
EliminaDifettucci ce ne sono, ma la sua prova li mette presto nell'ombra, vedrai ;)
Abbiamo visto Michelle troppo poco di recente, non vedo l'ora di vederla qui!
RispondiEliminaGià, la si vede poco ma qui sa come lasciare il segno: un personaggio e un'interpretazione splendidi.
EliminaMichelle Pfeiffer non mi ha mai fatto impazzire più di tanto. Chissà però che con questo film, che sembra una radical-chiccata indie al punto giusto da piacermi, non possa farmi cambiare idea...
RispondiEliminaNemmeno come Cat Woman? Non che la ricordi in altri ruoli recenti, ma qui potrebbe diventare la tua nuova idola :)
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