6 luglio 2021

In Breve: Generazione 56k - Solos - Breeders s02

La serie perfetta per l'estate che richiede leggerezza e romanticismo, la serie perfetta per i genitori disperati che si possono consolare con dei cattivi, o meglio, veritieri esempi, la serie perfetta per gli attori che vogliono cimentarsi con monologhi intensi.
Eccole qua:

Generazione 56K

In Breve: Daniel, programmatore di app, è alla disperata ricerca di una ragazza e lo fa attraverso… un'app. Dopo molti no, arriva un sì, e bello grosso. 
Peccato che quella ragazza non era quella con cui aveva appuntamento, ma arriva dritta dritta dalla sua pre-adolescenza a Procida.
Erano gli anni '90, in cui l'arrivo di Internet aveva sconvolto la sua esistenza e quella degli amici che si porta ancora appresso.
Lei, che svicola, si nasconde, mente, ha un presente piuttosto travagliato, o meglio, impegnato…
Come fare a ritrovarla? A rivederla? A conquistarla?


Chi c'è: ci sono Gianluca Fru e Fabio Balsamo dei The Jackal che la serie l'hanno pensata, ma ci sono soprattutto Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, belli, bellissimi protagonisti.

Episodio Migliore: il primo episodio supera gli altri. 
Come nel migliore Boy-Meets-Girl che si rispetti c'è il romanticismo, c'è il divertimento, c'è il colpo di scena.
Come superarlo?
Certo, ci sono anche due Beethoven a mettere in crisi su che coppia tifare…


Funziona? Strano ma vero, sì. 
E lo dice una che guarda sempre con sospetto le serie italiane, soprattutto se prodotte da Netflix. 
Invece non solo la recitazione regge senza alcun bisogno di sottotitoli, ma giocando bene le carte di una Procida da cartolina e una colonna sonora nostalgica, il salto tra gli anni '90 e il presente, dal punto di vista di lui e quello di lei, non può che conquistare i trentenni di oggi.

Tornerà? Il suo finale, lieto, la serie ce l'ha. 
Non ce ne sarebbe bisogno, ma se un'altra storia la si vuole raccontare, ben venga.

Voto: ☕☕/5


Breeders - Stagione 2

In Breve: i genitori non sempre funzionali Ally e Paul tornano, e si fa un bel salto avanti. 
Dall'infanzia in cui Paul non sapeva controllare la sua rabbia, si passa all'adolescenza in cui ancora non la sa gestire e con Luke a dare problemi, soffrendo di crisi di panico che non si sa subito diagnosticare e come prevenire.
Ma si parla anche di un matrimonio non sempre felice, di amici che ritornano, di genitori non pronti a traslocare ma a sposarsi sì, e di una casa che, forse, è diventata stretta.
Insomma, si parla di famiglia e di come gestirla.


Chi c'è: sempre loro, Daisy Haggard e Martin Freeman che la serie l'ha ideata. 
Belli, simpatici e a tratti insopportabili, lasciano ampio spazio al giovane Alex Eastwood e alla piccola ma decisamente matura Eve Prenelle.

Momento Migliore: mentirei se non dicessi tutti quelli dedicati ai genitori/nonni che ravvivano di parecchio l'atmosfera.
Ma i flashback sulla scelta di quella casa e su quello che rappresenta sono forse i migliori.

Funziona? Sì, anche se è difficile da incasellare ed etichettare. 
Non è comedy pura, non è drama puro, non tutti son simpatici, si fanno più scelte sbagliate che giuste. Dite che è così anche la vita e l'essere genitori?

Tornerà? Sì, la serie è stata rinnovata per una terza stagione.
Il finale amaro lo pretendeva.

Voto: ☕½/5

Solos

In Breve: 7 episodi, un solo attore coinvolto. 
Con un'eccezione. 
Monologhi che scavano dentro se stessi, situazioni strane, paradossali, futuristiche a fare da collegamento.
Il sogno per ogni attore, nell'ennesimo prodotto che si ispira a Black Mirror ma in fondo ha una sua identità.
Non tutti gli episodi sono riusciti, ma sanno come tenere avvinti.
E allora, va da sé, che ne faccio una classifica:

7. NERA


Il sogno di diventare madre che si trasforma in un incubo.
La storia del proprio abbandono che fa cambiare idea su quella che potrebbe essere una minaccia, un rifiuto, per molti, ma non per lei.
Parti e crescite prodigiose all'ombra della bufera in quello che potrebbe sembrare pure una continuazione di Master of None.
Con Nicole Beharie.


6. SASHA


C'è chi il lockdown non l'ha preso bene.
Sasha, per esempio, che si è chiusa in una casa da sogno progettata da un servizio clienti, e non ne è più uscita.
Non per vent'anni, e ora che un aggiornamento è previsto, il suo "Alexa" cercherà di convincerla in ogni modo ad affrontare la realtà là fuori.
Tra cospirazioni, ricordi d'infanzia e sfuriate, Uzo Aduba mi pare sempre troppo esagerata.


5. STUART


L'episodio finale che fa da fil rouge e che bara sulle regole. 
Non un monologo solitario, ma un duetto fra l'interrogatore Dan Stevens e l'interrogato che soffre di apparente Alzheimer, Morgan Freeman.
Un viaggio dentro i ricordi di tutti gli altri personaggi, più uno mancante, pieno di poesia.


4. JENNY


Jenny voleva diventare madre, e voleva anche conquistare l'aitante vicino di casa.
Jenny non riesce a portare a termine nessuna delle due missioni, ma diventa amica del figlio di quel vicino di casa e diventa anche qualcos'altro. 
Una moglie triste, una stalker ossessionata, l'ubriacona delle festa e poi…
Meglio non svelarlo, che la performance di una incredibile Constance Wu -che a differenza di tutti gli altri gestisce davvero sola, sguardo in camera, il suo monologo- è da applausi.


3. LEAH


Non una, non due, ma ben tre Anne Hathaway a confronto.
Ma prima, la prima. 
Che nella taverna materna cerca di trovare il modo di viaggiare nel tempo e gestire la madre in una casa di cura.
Di gestire se stessa, soprattutto, fra disastri e illuminazioni che la portano ad affrontare la se stessa del... futuro?
Forse.


2. TOM


Tom è uno stronzo.
E anche l'altro Tom lo è.
Perché sono entrambi la stessa persona. 
Uno è vero, umano, l'altro il suo clone robotico che deve imparare ad essere come lui, a vivere come lui.
Per farlo, ha delle domande prestabilite da porgli e deve soprattutto conoscere meglio la sua famiglia.
Tom, quello vero, nonostante le reticenze, la rabbia e la frustrazione, gliela racconta, in un monologo intenso e pieno di lacrime che fanno davvero bene al cuore.
E chi lo sapeva che quel Falcon di Anthony Mackie fosse così bravo!


1. PEG


La storia di Peg si ricollega a quella di Tom, e forse anche per questo fa più male.
Peg è un'anziana che su due piedi ha deciso di partire per lo spazio, parte di un esperimento.
Peg finisce per raccontarsi, all'intelligenza artificiale che le fa compagnia, parlando di una vita che non sembra vissuta appieno, piena quindi di rimpianti e di occasioni mancate.
Peg è una Helen Mirren strepitosa, che ti incolla allo schermo, capace di ogni sfumatura di emozione dando alla sua Peg un briciolo di speranza.
Che episodio!

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Solos non so, grandi attori, ma non l'ho trovata per nulla a fuoco. Anzi, il legame tra gli episodi mi è parso forzatissimo. Straordinarie Hathaway e Mirren, sorprendenti Mackie e Wu (lei impegnata in un assoluto tour de force).

    Generazione 56k, a sorpresa, la sto amando. Location che fanno invidia a Luca, una coppia di protagonisti belli e bravi.

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    Risposte
    1. Metti una domenica di pioggia in cui la fissa per i boy-meets-girl non l'avevo ancora smarrita, e la serie te la finisco in un pomeriggio. Ne avevo bisogno, di questa leggerezza, di questo romanticismo!

      Solos visto come tanti progetti singoli mi è piaciuto, non avrei forzato l'unione delle storie che vista la bravura e la bellezza di certi monologhi funzionavano bene anche... da soli.

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