6 settembre 2021

Venezia 78 - Giorno 5

Quarto giorno e ci sono brividi che non arrivano, risate sonore, qualche noia di troppo. 
Che le cartucce migliori Venezia 78 le abbia già sparate? 

Mona Lisa and the Blood Moon

Chissà perché Edgar Wright era fuori concorso e Ana Lily Amirpour invece no. 
Chissà perché due film così simili per temi (non per trama), per genere e pure per stile, vengono presentati alla stessa Mostra e ad un solo giorno di distanza. 
Misteri della produzione folle di quest'anno, ma sta di fatto che Soho batte New Orleans 3-0.


Il confronto si fa inevitabile anche se qui non c'è nessun viaggio nel passato, solo la capacità di ipnotizzare la gente da parte di una ragazza sola che fugge da un manicomio e si trova ad essere stalkerata, ricercata e usata vuoi da ragazzi poco raccomandabili, vuoi dalla polizia, vuoi infine da una stripper che pur aiutandola e ospitandola, la vede come una gallina dalle uova d'oro con cui rapinare con facilità clienti e non solo. 
Mi si dice: è tutto diverso da Last Night in Soho! 

Vero per la trama, ma non per lo stile, che ricorre a musica ipnotica e altamente cinematografica, a colori acidi, a vestiti come maschere dietro cui si intuisce la difficoltà di stare al mondo di Mona, la natura indifferente della protettrice Bonnie (una Kate Hudson in versione J. Lo di serie B). 
A dare quel tocco di calore necessario e la volontà di essere un nuovo cult, il piccolo Charlie, metallaro arrabbiato e indipendente che diventa l'unico amico di Mona, pronto a sacrificarsi. 


L'inizio promettente faceva pensare a un film dallo sviluppo diverso, invece si prosegue stancamente di scena in scena, in una New Orleans sporca e sudata, entusiasmandosi più per la colonna sonora che non per le scene in corso. 
La fiamma della Amirpour che aveva brillato con A girl walks home alone at night e già si era fatta flebile con The Bad Batch non si è certo ripresa ai miei occhi. 



Competencia Oficial

La firma di Gastón Duprat e Mariano Cohn la riconosci anche se inizialmente i nomi non ti dicono niente. 
Sono le due firme del Ciudadano Illustre e de Il mio capolavoro, e quindi garanzia di un'ironia intelligente che sia puntata contro il mondo della letteratura o quello dell'arte. 
Questa volta spostano il loro occhio direttamente al cinema, mettendo in scena lo scontro fra degli ego molto ingombranti di una regista ricercata e di due attori agli antipodi: quello corteggiato da Hollywood e con una schiera di fan, quello teatrale e di metodo, allergico alla popolarità. 


Insieme devono realizzare un film commissionato da un milionario che vuole lasciare la sua eredità al mondo, e finiscono per essere incontri, prove e scontri in cui si ironizza pesantemente su personalità difficili, capricci da star e sfoghi d'artista. 
Si ride, quindi, in modo molto intelligente e grazie a frecciatine ben mirate. 
Ma soprattutto grazie a un tris di attori perfetti, Antonio Banderas, Penélope Cruz e Oscar Martinez sono aria fresca per questa Mostra. 


Sundown

Dalle feroci strade di Città del Messico di Nuevo Orden al paradiso non così paradisiaco di Acapulco. 
Michel Franco questa volta racconta il Messico guardandolo con l'occhio del turista: quello ricco che si rifugia in un resort stellato, quello che ne assapora pericoli e vizi lasciando indietro io suo passato ingombrante. 


È una decisione istintiva, quella di Neil (un Tim Roth svogliato e strascicato), che mente, che non parte con il resto della famiglia e resta lì, in una camera di terz'ordine a trovare l'amore fra una birra e l'altra.

Di più, meglio non dire. 
Anzi, si è già detto tropo. 
Perché pur lento, pur inconcludente, l'unica nota positiva di Sundown è che scopre le sue carte poco a poco, confondendo le acque, rivelando quel che serve.
Ma i colpi di scena non bastano ad elevarlo dalla media e farsi presto dimenticare. 


Illusions Perdues

Credo di non essere l'unica ad essere stanca dei film in costume. 
Classici nel classico ormai, dovrebbero essere prodotti e realizzati solo se portano a delle innovazioni, delle modernità, almeno nel linguaggio. 
Si sa già, infatti, che il livello tecnico sarà alle stelle, che il cast -se ben scelto- si cala bene nella parte. 


Ma se il tuo compito è prendere la già classica storia del ragazzo che sogna di scrivere e viene prima sedotto e poi abbandonato da Parigi e l'alta società, e renderla pari pari al libro da cui è tratta, anzi, leggendolo con la voice over quel libro, allora, qual è la tua innovazione? 
Balzac era avanti rispetto ai critici mettendo già gli aggettivi giusti in fila per descrivere questo film: pretenzioso, senza fantasia, senza personalità. 

E così in questo adattamento di Xavier Giannoli, nato stanco, brevemente illuminato dalla bellezza dei protagonisti maschili (Benjamin Voisin e Xavier Dolan) ma che annoia, appesantisce, ingombra questo Concorso. 
 

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