9 novembre 2021

Maid

Mondo Serial

È un mondo matto quello seriale in cui viviamo. 
Un mondo che impazzisce per una serie coreana non doppiata, iperviolenta e colorata, e un mondo che allo stesso modo mette un gradino appena sotto una miniserie tratta da una storia vera di povertà e riscatto, di fuga da una relazione violenta nell'America più ai margini. 
Come lo spiega, l'algoritmo di Netflix, questa scelta dei suoi abbonati? 
Gli spettatori sono gli stessi, con uno spettro ampio dei gusti, o ci si divide? 
Io, che Squid Game l'ho apprezzata senza perderci la testa, sto dalla parte di quel secondo posto occupato da Maid che meriterebbe ancora più attenzione e che di certo la guadagnerà nella stagione dei premi. 
Sto dalla parte di un racconto ben fatto, profondo e sincero, che pur nella sua durezza, non disdegna momenti di leggerezza e soprattutto di creatività. 


La storia è quella di Alex. 
Venticinque anni e madre a tempo pieno di Maddy, tre anni.
Una borsa di studio al college rimandata, una casa che è una roulotte, una povertà che continua a bussare. E un compagno che non è più quello di cui si era innamorata, che beve e la imprigiona in quella vita, finché un pugno che la sfiora la risveglia, e in piena notte se ne va.
È il primo passo di un percorso che purtroppo prevede anche passi falsi e passi indietro, è l'inizio di una presa di coscienza della propria condizione, di quello che la violenza emotiva comporta. 
Da qui, sarà un destreggiarsi tra aiuti statali, burocrazia labirintica, battaglie legali e forza di volontà. Che passa attraverso la pulizia di bagni, tuguri e ville da sogno, mentre il rischio di finire sotto un ponte è sempre li, a farsi sentire.
Alex, che sogna di scrivere e torna finalmente a farlo ora che dal suo ex si sta staccando, incontra chi le dà una mano e chi presto gliela toglie, deve vedersela anche con una madre con chiari problemi psichiatrici e con un padre assente con cui fare i conti. 


Alex è Margaret Qualley. 
Bravissima e bellissima, dopo averla vista con The Leftovers trova finalmente il ruolo giusto per consacrarsi e farsi riconoscere. 
Lei, naturale e spigliata, fragile e forte, madre che non demorde, non può che ricordare la Emmy Rossum di Shameless, e non è un caso se a produrre Maid e a dirigerne gran parte degli episodi è lo stesso padre: John Wells. 
Se Nick Robinson cresce e non si riconosce, a rubare spesso la scena è la vera madre della Qualley, Andie MacDowell, problematica e spesso insopportabile, a cui badare e da cui scappare.


Ma, come detto, Maid riserva attimi di leggerezza, attimi che coinvolgono quegli aiutanti insperati, quei personaggi che sfiorano la vita di Alex e di cui lei scrive.
Mogli workaholic che sognano un figlio, accumulatrici disperate, coppie separate in casa e star locali che da casa sono scappate a piedi nudi.
Con gli inserimenti creativi di un portafoglio sempre in sovraimpressione, linguaggio legalese e giudizi che stanno solo nella testa della protagonista, Maid sviluppa in 10 episodi un mondo che è fatto di racconti.


Il vero centro resta quella violenza che sa essere subdola e non lascia lividi visibili, quella violenza emotiva e psicologica di cui finalmente si parla nel modo giusto. Anche quando prevede un ritorno impossibile da dove si era fuggiti e una caduta, letterale, nella depressione.
Dolorosa e liberatoria, così bella da far male, non può che portare a una commozione sincera.
Queste serie TV che guardano con attenzione alla scrittura, all'evoluzione dei personaggi, al racconto che vogliono portare avanti, sono le serie TV con cui mi schiero. 

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Non per dire, ma io Margaret Qualley l'avevo messa come header del mio blog già ai tempi di The Leftovers. :)
    Felice di averci visto giusto. Qui è davvero fenomenale.

    La serie riesce nel miracolo di essere a tratti persino leggera e divertente, nonostante il tema, e poi quando deve emozionare sa come farlo in maniera non ruffiana o scontata. Adesso basta, che al solo ripensarci mi commuovo... XD

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    1. Finalmente può tornare a risplendere, ma per noi pochi fan di Leftovers resterà la bella, complicata figlia di Justin.

      La bellezza della serie sta anche nella scrittura, equilibrata e così originale da farmi venir voglia di leggere il romanzo autobiografico da cui è tratta.
      Io devo ancora riprendermi, che il finale che rischiava di essere molto ruffiano, è così perfetto che mi sono sciolta in lacrime.

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  2. Bellissima, inutile aggiungere altro.

    Andie sorprende, ma Margaret ha un viso che non si scorsa, altamente cinematografico.

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    1. Madre e figlia faranno doppietta ai premi? Me lo auguro, perché se lo meritano entrambe!

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    1. In un periodo anche troppo affollato di titoli, questo si farà sicuramente ricordare.

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