6 novembre 2021

I molti santi del New Jersey

Andiamo al Cinema

Non sono una vera e propria fan de I Soprano.
Sono di certo una fan dell'ultim'ora e nemmeno troppo sfegatata.
Ho rimandato il recupero per anni, l'ho interrotto pure due volte per la difficoltà nell'andare avanti e nel trovarlo in modo pratico in qualche servizio streaming, finché con #LaPromessa2019 mi sono messa in un angolo.
E quella Promessa sono riuscita a mantenerla. Con fatica, però.
Che i tempi dilatati e la narrazione dei vecchi tempi della TV si fanno sentire, che di trovare un personaggio a farmi simpatia, ad ammaliarmi almeno, non c'era possibilità.
Ma alla fine, dopo 86 episodi, I Soprano sono diventati quella famiglia disfunzionale e odiosa che ho imparato a conoscere così bene, con episodi -compreso il gran finale- a rimanermi ben appiccicati addosso.
E ne ho partorito QUESTO post riassuntivo.


Ora, la genesi di un prequel, a spiegare le origini della serie, lo si aspettava da tempo.
Annunciato, rimandato, girato e infine bloccato dalla pandemia è riuscito ad arrivare nei cinema.
Due ore secche per conoscere un passato di cui si è visto solo qualche spiraglio, si sono sentite storie diventate leggenda, non si sono mai svelati certi altarini.
E allora, rieccoci a Newark, New Jersey, rieccoci a fare la spola tra macellerie, ristoranti e garage, rieccoci a vedere bustarelle passare di mano in mano, violenze senza controllo, giochi di potere che hanno tutti a che fare con l'ego.
Riecco mamma Livia che avrebbe bisogno di cure, Junior il fratello maggiore che non lo è davvero, riecco Silvio, Paulie e Pussy.


Tony, qui, è un bambino prima e un adolescente poi, che passa il tempo più con lo zio Dickie Moltisanti (sì, il padre di Christopher, sì, il titolo originale -The Many Saints in Newark- rende di più) che con il vero padre, Johnny relegato ancora una volta in un angolo.
Ed è proprio Dickie il protagonista, un personaggio shakespeariano a cui Tony guarda come modello, un personaggio pieno di contraddizioni che cerca di risolverle non con la terapia, ma attraverso gli insegnamenti di uno zio in carcere per omicidio.
Quando si dice somiglianze e differenze.


Ma facile parallelismo a parte, la solidità della serie TV, dov'è?
Manca, decisamente.
Manca soprattutto una narrazione compatta, che qui si è al cinema, il minutaggio va condensato.
E invece, sembra di passare da una scena all'altra, da una rivolta nel fuoco a uno scontro fra bande senza soluzione di continuità, senza che un filo conduttore aiuti ad orientarsi e a far sentire a casa.
Ho arrancato, mi sono annoiata, mi sono chiesta per un'ora quando il film sarebbe iniziato, quando la voce narrante di Christopher mi avrebbe preso per mano e riallacciato a quanto raccontato.
E invece no, quel momento non arriva.
Si omaggia, si cita, si presenta e si passa ad altro.
Lasciando ad Alessandro Nivola e a un Michael Gandolfini che spezza il cuore il compito di bucare lo schermo, mentre Vera Farmiga e Corey Stoll si trasformano in modo impressionante in una madre e uno zio quanto mai odiosi che di certo non erano mancati.


Questo ritorno a Newark ha quindi il sapore amaro di un buco nell'acqua.
Forse è la non troppo fan della serie TV che parla, quella che per le prime stagioni non ha ingranato, che per molti episodi ha sbadigliato.
O forse è semplicemente che certi titoli dovrebbero essere maneggiati con più cura, anche dal loro stesso creatore, se il risultato manca di mordente, di originalità, e tristemente pure di necessità.

Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Lo avrei evitato anche senza il post. Ora di più. ;)

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    1. Come vedi più sotto, i veri fan si sono pure commossi.
      Io partivo diffidente, ma la trama gira spesso a vuoto.

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  2. E' un film imperfetto, probabilmente inutile, però in alcuni punti mi ha emozionata e commossa.
    E mi ha fatta ricominciare da capo a riguardare quei Soprano che ho sempre amato alla follia.

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    1. Probabilmente la differenza la fa quanto si sono amati I Soprano. Io che ho faticato con il recupero e con l'amare certi personaggi insopportabili, qui ho ritrovato i giri a vuoto di certi episodi.
      Il rammarico resta, una serie TV sulle origini, forse, avrebbe reso di più.

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