Andiamo al Cinema su Netflix
Da appassionata di crime, una parte di me si chiede sempre perché vengano prodotte certe serie, certe docuserie, certi documentari o certi film.
Per fare luce su quanto accaduto?
Per portare nuove prove a sostegno della difesa?
Per spazzare dubbi sul colpevole?
O, tristemente, per lucrare su un delitto che tanta attenzione aveva attirato?
Solitamente, scelgo i titoli che stanno nel secondo gruppo.
Quelle serie, quei film, ma anche quei podcast che credono all'innocenza dell'accusato, spesso già in carcere, e cercano di smuovere le acque.
Senza troppi dubbi tra i migliori prodotti in questione.
E Yara, in tutto questo, dove si pone?
Yara ricostruisce la scomparsa della giovane 13enne di Brembate di Sopra, concentrandosi soprattutto sulla forza volitiva, sull'ossessione che ne fa la procuratrice Letizia Ruggeri, inventando un metodo al contrario per le indagini e schedando così il DNA di gran parte della popolazione bergamasca.
Ad interpretarla, la solita, splendida Isabella Ragonese.
Ad affiancarla nel poster ci sarebbe scritto ben in grande Alessio Boni, ma diciamo che il suo capitano dei RIS è ridimensionato nel minutaggio.
Fin qui, tutto bene.
I tasti dolenti arrivano ora.
Arrivano già quando il logo Mediaset appare dopo la N rossa di Netflix, e la sensazione di vedere una fiction come tante, con comprimari non eccelsi, con mezzi non eccezionali e soprattutto con una sceneggiatura che accompagna per manina lo spettatore in tutte le svolte delle indagini, in tutte le decisioni che Ruggeri prende è onnipresente.
Di dubbi non ne devono venire, di come ragiona un investigatore dobbiamo sapere tutto.
Il tasto più dolente riguarda però il retroscena della preparazione del film, con la famiglia Gambirasio non interpellata, contraria alla realizzazione e giustamente indignata.
Ammetto che da uno come Marco Tullio Giordana non me l'aspettavo, visto il bene che voglio alla sua Meglio Gioventù.
E ad averlo scoperto prima, forse nemmeno me lo sarei guardato questo Yara che la famiglia la mette in mezzo, che di dettagli intimi ne mostra troppi.
E poi, il film diventa un film a tesi.
Il colpevole è Massimo Bossetti, senza ombra di dubbio, si pensa sui titoli di coda se come me della vicenda e delle ore televisive che ha occupato non ci si è mai interessati.
Ma basta un breve giro nel web per trovare innocentisti, teorie e prove che nel film sono lasciate fuori a far venire più di un dubbio.
Così, Yara finisce per oscillare tra quei film prodotti per accusare definitivamente il colpevole già in carcere e quelli prodotti per lucrare su un delitto che tanta attenzione aveva avuto.
Televisivo, didascalico e senza coraggio, questo Yara me lo potevo risparmiare.
Voto: ☕½/5
La protagonista del film non è Yara, ma Isabella Ragonesi, bravissima.
RispondiEliminaIl film è pasticciato e noioso.
La Ragonese, per quanto brava, non riesce a salvare il film.
EliminaPurtroppo.
Non mi piace Giordana, non mi attirano queste produzioni tese solo a lucrare, e proprio non ci penso a documentarmi sul web (su Yara ovvio).
RispondiEliminaIl clamore di quegli anni me l'ero volutamente perso, qui la curiosità scatta per capire com'è che si grida all'innocenza e cosa è rimasto fuori dalla sceneggiatura.
EliminaIn ogni caso, evitabilissimo.
Amo anch'io La meglio gioventù, ma quasi tutto quello fatto da Giordana dopo è imbarazzante.
RispondiEliminaQuesto poi è un caso di accanimento mediatico su cui solo Mediaset poteva gettarsi a riccio - e mi duole per Netflix.
Romanzo di una strage lo salvo, Nome di donna non l'ho visto.
EliminaIl perché si sia prestato a questa fiction di scarso livello non lo capisco.
Speravo, almeno, in una profondità psicologica maggiore dei coinvolti, e invece...
Da non appassinato di crime, a me non è dispiaciuto. In particolare la prima parte, mentre nella seconda diventa troppo didascalico. Mi sa però che l'ho trovato interessante soprattutto perché avevo sempre seguito la vicenda, più per la qualità non eccelsa in sé...
RispondiEliminaBella però la scelta di lanciare qualche frecciatina al maschilismo sistemico in Italia.
In realtà pure quello mi è sembrato l'ennesimo occhiolino per i movimenti di oggi... Mah, sarà che del caso sapevo pochissimo, sarà che me l'hanno raccontato in modo sì didascalico ma senza le ombre che sono rimaste, sarà la confezione televisiva che su Netflix non mi aspettavo, ma proprio non mi ha convinto.
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