Presentato a Venezia, Scene da un matrimonio versione 2021 richiedeva pazienza.
Non solo quella di passare 285 minuti in una scomoda poltroncina nella sala in cui era relegato, ma anche di prepararsi, con l'originale del 1973 da vedere, per capire quanto si è adattato, quanto si è omaggiato.
Un confronto che si fa così inevitabile e che mi ha spinto a recuperare quel titolo di Bergman che spesso si cita senza sapere.
L'ho visto però nel suo formato ridotto, nella sua versione cinematografica che condensa i 281 minuti della miniserie televisiva, in 167 minuti.
Mica pochi, comunque.
Legenda
🍓 = versione del 1973
🍷 = versione del 2021
LA STORIA
🍓 Sposati da 20 anni, due figlie, Marianne e Jonah sembrano la coppia perfetta.
Lo sembrano agli occhi di intervistatrici e di amici litigiosi, ma in realtà lui ha un'amante, lui non sopporta l'insicurezza, la poca passione di lei.
La lascia, la torna a trovare, mentre lei inizia a fare terapia e ad avere altre storie, la rivuole e alla fine firma le carte del divorzio, nel sangue.
Infine, tornano amanti.
Una storia in 5 tappe, non facile da digerire, con due personaggi altrettanto difficili e lontani ma che raccontano la crisi di coppia, del focolare, in quegli anni '70 così rivoluzionari.
Moderna, pure, con lei ad avere il lavoro più impegnativo, lui ad occuparsi prevalentemente della figlia.
Ma lei non è felice, si sente in trappola, se ne va, vorrebbe tornare, alla fine divorzia e alla fine tornano amanti.
Con la riluttanza di lui che cerca di opporsi con la ragione dalla sua, con la presenza di quella figlia, della sua educazione, del suo malessere, ad essere giustamente più presente.
Sono i tempi di oggi, quelli in cui la ricerca della felicità e le pressioni della società minano dall'esterno, l'interno.
LUI
🍓 Jonah, un egocentrico e piuttosto misogino e violento marito.
Quello che risponde al posto tuo, che ti fa sentire in colpa, che ti mette in un angolo e ti porta pure a mettergli la sveglia nel giorno in cui ha deciso di lasciarti.
Un uomo che ovviamente non sarà contento nemmeno dell'amante, che dei figli non si interessa, che diventa violento all'occasione e gran poco romantico, sempre.
Quell'uomo che soggioga senza volerlo, ma che non ha un briciolo di fascino a scavare per bene.
🍷 Un uomo all'antica.
Cresciuto nella religione ortodossa, ora professore e padre a tempo pieno.
Senza colpevolizzare una moglie impegnata a lavoro, almeno all'inizio.
Poi, una volta lasciato, così in crisi da prepararle la valigia, così malmesso da rivoluzionare la sua vita, ma in fondo, in meglio: un anno sabbatico, una casa vissuta nel minimo necessario, una psicologa ad aiutarlo.
Ma ricadere nella passione è facile, per quanto ci si sforzi, per quanto si cerchi di mantenere distanze e sangue freddo.
LEI
🍓 Marianne, nonostante un lavoro da avvocato, una carriera che la vede realizzata, è prima di tutto una moglie.
Una moglie che vede la sua vita quadrata e non pensa minimamente ci siano delle crepe nel suo matrimonio perfetto.
Una moglie, quindi, che lasciata cercherà di far di tutto pur di riprendersi quel marito che la tradiva, che l'ha umiliata, che non la rendeva felice.
Anche dopo la violenza, torna fra le sue braccia.
🍷 Mira, fredda, tutt'altro che materna, si sente chiusa in quella vita che non le dà il respiro che vorrebbe.
E tradisce, con un uomo più giovane, straniero, sentendosi viva.
Lascia con poche parole, con una decisione che non tiene conto delle conseguenze né su quel marito che niente sospettava né su quella figlia che la aspettava.
Per poi continuare a vacillare: il porto sicuro, in cui tornare, per una crisi con l'amante, per un licenziamento, sembra sempre quello.
Quello su cui ha sputato e che ha avvelenato.
GLI ATTORI
🍓 Liv Ullmann e Erland Josephson che, forse per il doppiaggio, sono altamente fastidiosi.
Lui in particolare, a non dare troppo spessore al suo Johan, mentre gli occhi glaciali di lei, che si spezzano in continuazione, fanno più breccia.
L'alchimia, purtroppo, a distanza di anni è frettolosa e fredda, sarà che il clima svedese non aiuta.
🍷 Jessica Chastain e Oscar Isaac che sono tanto belli quanto bravi.
Qui ancora più del solito, con la Chastain a rendersi odiosa come non mai, insopportabile elemento tossico da cui prendere le distanze.
Mentre il più remissivo, controllato, piantato a terra Isaac, dimostra di essere nel suo anno d'oro dopo la prova ne Il collezionista di carte e il padre ammaliante in Dune.
L'alchimia, quella c'è ed è palpabile.
Non solo un gioco da red carpet, ma i due sembrano davvero elettrici assieme e la passione che HBO sempre concede, aiuta a non farne solo un'immaginazione.
LA REGIA
Dico una bestemmia se quella di Hagai Levi supera quella di Bergman?
Saranno i tempi, saranno gli anni, sarà la visione della riduzione cinematografica comunque adattata ai tempi televisivi dell'epoca, sarà il formato o semplicemente i mezzi.
Ma la realizzazione, la divisione in capitoli che ne fa Levi è piena di calore e di intimità.
Fa di quella casa un nuovo personaggio, che non a caso si prende spazio sui titoli di coda, mentre in apertura il gioco in atto si fa ancora più interessante mentre dei brevi dietro le quinte ci vengono mostrati.
Curatissimo ed elegante, nei colori come negli arredi, ma soprattutto nella fotografia, la mia non vuole essere una sparata polemica, anche perché la visione più intimista e minimale di Bergman più che alla TV o al cinema, stava al teatro.
CONCLUSIONI
I tempi moderni, quelli in cui i remake non si contano e la nostalgia è canaglia, rattristano pure me.
Ma questo adattamento ai giorni nostri, a ruoli inversi, funziona di più.
Funziona non nel registrare le scene di un matrimonio atipico, ma nel mostrare la crisi di coppia nella sua intimità, quella che sta appunto dentro le mura di casa.
Per questo, con una certa sorpresa, la miniserie HBO vince 5-0 su Bergman, che resta lì, intoccabile, ma in fondo giusto modello d'ispirazione che si può superare.
Entrambi densi, entrambi impegnativi, fatti di parole e di dialoghi, entrambi in linea con i tempi a cui appartengono (tanto lo era l'emancipatore del 1973 che portò ad un boom di divorzi in Svezia, tanto lo è quello del 2021 nel ridefinire il ruolo della donna in questi tempi complicati).
I confronti e i litigi richiedono pazienza, ma il senso di solidità dato dalla presenza di Jessica Chastain e Oscar Isaac, e quel finale che si fa omaggio nel cuore della notte, in una casa buia, in qualche parte del mondo, fanno la differenza.
Voto: ☕☕☕½/5
Bergman datato sicuramente, ma questo remake è quasi ridicolo nell'esaltare la schizofrenia di tutti, coprotagonisti compresi..😁
RispondiEliminaAvendoli visti a breve distanza, ho trovato molto più schizofrenico il matrimonio di Bergman.
EliminaQui, saranno i tempi moderni, ma anche le assurde pretese di Mira avevano una base.
Pazienza dici? Non ne ho tanta...per questo no grazie ad entrambe versioni.
RispondiEliminaSe non ne hai, fai bene a saltare. Ma se vuoi provare, i nervi potrebbero saltarti già dal primo episodio.
EliminaNon ho visto la versione originale, ma la serie tv mi ha fatto pensare che forse non sono poi così sfortunata, a non avere il becco di un quattrino: a quanto pare, la gente con i soldi è completamente fuori di testa! XD
RispondiEliminaScherzi a parte, bravissimi i due attori! ^____^
Non solo i ricchi, mi sa, anche se loro di problemi se ne fanno molti di più... valli a capire.
EliminaComplimenti per il recupero! Io, alla fine, non ce l'ho fatta. Anzi: ho sopportato molto a fatica già la nuova versione...
RispondiEliminaForse proprio perché arrivavo dalla fatica del matrimonio precedente, questo mi è sembrato più nelle mie corde: meno urlato, più elegante.
EliminaNon ci credo che l'originale possa essere peggio del remake, che è una delle cose più irritanti che io abbia mai visto. Ma non ho il coraggio di scoprirlo. XD
RispondiEliminaBeata te che hai visto la versione "corta". Io i 281 minuti della versione televisiva li ho patiti uno per uno. Considerando quanto in genere adori Oscar Isaac e soprattutto Jessica Chastain, devo ammettere che qui sono stati davvero fenomenali per farsi odiare da me così tanto. :D