27 novembre 2021

Cabaret

#LaPromessa2021

Ah, quanto mi piacciono i musical!
Si era capito, in questa settimana a tema?
Si era capito nella presenza fissa ad ogni Promessa di un musical di quelli classici, di quelli che hanno fatto la storia?
Bene, tanto per essere chiari.


Cabaret mi tormentava da qualche anno, dalla visione della miniserie molto seriosa Fosse/Verdon in cui se ne mostrava il dietro le quinte e dalla miniserie Halston, in cui Liza Minelli ne mostrava il trucco, il parrucco, il successo.
E io, di Cabaret, cosa sapevo?
Poco niente, appena la sua canzone più famosa e che dà il titolo al film:

Life is a Cabaret, old chum,
Come to the Cabaret!

Che fosse ambientato negli anni '30 a Berlino, che mostrasse i primi segni del nazismo nella sua violenza, che fosse ambientato in un cabaret losco e decisamente aperto, mica lo sapevo.
Come non sapevo fosse così avanti nei tempi!
Che oggi siamo ancora tristemente a celebrare bellissimi spot sull'amore universale e bellissimi film sull'aborto, quando già nel 1972 Bob Fosse raccontava di un amore a tre, di un amore omosessuale, di una donna traviata che decide di abortire perché quel figlio non lo amerebbe, limiterebbe la sua carriera, finirebbe per odiarlo e farsi odiare.


Un bel ruolo per una Minelli che la madre Judy Garland mica l'ha vista tanto.
Un film, poi, che ammicca al libertinaggio, che sbeffeggia i nazisti, che in stoccate mirate e precise accusa la propaganda dell'epoca, le incoerenze.
Insomma, una sceneggiatura seria.
E poi, i numeri musicali.
Che sono meno del solito, per un musical di due ore, ma che sono meravigliosi.
Da Money MoneyIf You Could See Her, Joey King, il cerimoniere del Kit Kat Klub, si fa maschera irresistibile e da venerare, mentre l'aspirante attrice Sally dà tutta se stessa su quel palco che puzza già di morte e di sifilide.
Poi, appunto, c'è la storia.


Che è una storia di chi a Berlino cerca fortuna e caccia la fortuna di chi è ricco, che si consola con i suoi simili dalle tasche bucate, che si illude di aver trovato l'amore, pure.
Un amore non puro, però, ma un'amicizia sincera quella sì.
Solo ora capisco gli omaggi che ne ha fatto Moulin Rouge!, solo ora capisco il carisma di Liza Minelli a cui pure Lady Gaga aspira.
Una Minelli di cui non ci si può non innamorare, diretta e spigliata com'è, e che mette facilmente in ombra un Michael York così quadrato, un Fritz così innamorato.
Lei, che sceglie la via più difficile per andare avanti, che sa quello che non vuole e non rinnega la sua natura, è un personaggio meraviglioso.
Per l'epoca e per oggi.


Avanti per i suoi tempi, ancora attuale nella sua rilettura della Storia, Cabaret è il musical che giustamente conquista una pioggia di Oscar.
E ancora oggi val la pena di scoprire e amare.
Quanto ne avevo bisogno!

10 commenti:

  1. Dopo aver eliminato il fumetto, ora devo dire che il film musicale mi causa l'orticaria. Ciò non toglie che Cabaret è un grande film e Liza Minnelli una magnifica attrice.
    Il tipo di film che mi piace è il thriller dell'anima, tipo *La migliore offerta* di Giuseppe
    Tornatore.

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    1. Come si dice: "i gusti", io di musical e fumetti vivrei :)

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  2. Amo moltissimo il genere ma questo, stranamente, manca anche a me. Va recuperato!

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    1. Assolutamente! Invecchiato benissimo e ancora bellissimo, che bello scoprire certe perle!

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  3. mi manca
    ma ne ho sempre sentito parlare benissimo, anche se mia mamma dice che è troppo tragico...

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    1. Gli anni in cui è ambientato sono tragici, ma il Cabaret tira su!
      Di certo, si piange molto più per Moulin Rouge.

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  4. Sembra proprio il classico musical da Oscar che potrei odiare con tutto me stesso, ahahah :D

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    1. Credo invece che per la sua modernità potrebbe piacerti, anche perché le parti musical restano sul palco del Kit Kat Klub, rendendolo più un film musicale che un musical puro.

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  5. Non lo rivedo da una vita... e questo post mi è stato utile per farmi tornare di nuovo voglia ;)

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    1. Felice di aver contribuito, io mi chiedo perché non mi dedico più spesso a rivedere titoli intramontabili, che sono effettivamente senza tempo... La smania delle novità è sempre troppo forte.

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