15 aprile 2023

What's Love?

Andiamo al Cinema

Rieccoci qui, alle commedie romantiche a cui non so dire di no, soprattutto se sono inglesi.
E allora la formula è sempre quella:
Lei, Zoe, è una regista di documentari alla ricerca del prossimo progetto, uno che possa essere interessante abbastanza, politicamente giusto abbastanza, woke abbastanza, da poter essere finanziato.
Lui, Kazim, è il suo vicino di casa, amico di sempre, che ha deciso di assecondare i genitori e farsi trovare moglie. Un matrimonio combinato, insomma, pardon, assistito.
Ed eccolo qui il soggetto per lei, stuzzicante abbastanza nella Londra di oggi, che lo seguirà tra agenzie d'incontri, appuntamenti al buio, intervistando e seguendo la famiglia di lui, composta da generazioni di matrimoni combinati.
Un mondo a sé, insomma, che prova a venire incontro ai tempi moderni, che cerca di superare certi cliché.
Un mondo che divide il numero 47 e il numero 49 di una stessa via, in cui si è vicini di casa per modo dire.


Certo, lei risulta il solito personaggio buffo e sbadato, come ormai spero la smettano di rappresentare le lei delle commedie romantiche. Ma si fa più profonda nella rielaborazione di storie in cui vuole essere mangiata dal lupo, dice di no al principe azzurro (anche se la storyline dell'amica tradita conta poco e confonde il quadro generale).
Lui, più pedante e maturo fatica a fare breccia, va meglio con la sua famiglia, ovviamente esagerata e ingombrante.
E il film, -quello vero, non quello che Zoe cerca di realizzare?
Il film sembra a tratti zeppo dei cliché che si vorrebbero abbattere, su questa cultura lontana, colorata, esotica da farci conoscere, con il personaggio di Emma Thompson, madre svampita che non si rende conto del suo razzismo latente, lei che pure cerca di combinare la figlia con chiunque, pure il bel veterinario.


Forse, c'è troppo in un film che parte da una buona idea ma la sviluppa male, tanto che per buona parte del film non sappiamo se tifare per l'amicizia fra i protagonisti o il loro amore fin troppo ascosto.
Un po' come il documentario di Zoe che per i pochi secondi visti è girato un gran male.
Sarà che Lily James si sforza poco per fare riprese come si deve con la sua telecamerina al seguito, accessorio per innalzarla e ricordarci il suo ruolo.
Si vuole dire troppo, insomma, quando bastava così poco, bastava non strafare, starsene lì a Londra, senza una repentina visita in Pakistan che rende discontinuo il ritmo del film.
Bastava fare una versione moderna di Harry ti presento Sally o Harry costretto ad incontrare Sally, in uno dei momenti più riusciti della sceneggiatura alla ricerca del titolo giusto per il progetto giusto e le interviste sul divano a rendere tutto vecchia scuola.


Love Contractually non aveva forse i diritti per poter essere utilizzato, ma funziona meglio di una citazione di Tina Turner che in italiano si fa ancora più striminzita e vaga, canzone originale che non finisce nemmeno nella colonna sonora rovinata da archi ad effetto che fanno un gran brutto effetto nelle scene madri, dove fa capolino pure il rallenti. Il rallenti!
E alla fine diventa un pastrocchio non troppo piacevole, che si perde e ci perde, per buona pace della frizzantezza di Lily James, dell'alchimia con Shazad Latif e del mondo che sta fra loro che sembrava così interessante da conoscere.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Peccato, sembrava un'altra romcom promettente...

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    1. Gli spunti e gli attori sono buoni, ma si perde in una confusione non necessaria... Peccato, ma per una serata leggerissima ci sta.

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