21 aprile 2023

Operation Fortune: Ruse de Guerre

Andiamo al Cinema su Sky

Uscito dalla prigione dorata della Disney, Guy Ritchie è tornato a fare quello che gli riesce meglio: i film d'azione.
A volte più seri (Wrath of a Man) altre più caciaroni (The Gentlemen), fiero del suo stile e dei nomi che riesce a coinvolgere.
E dei set in cui riesce a girare.
Fa parte dell'ultima categoria -per nostra fortuna o sfortuna, dipende dal tipo di spettatore che si vuole essere-, Operation Fortune: Ruse de Guerre.


Girato fra Turchia e Qatar, visitando nella finzione il mondo a bordo di un jet privato dai mille comfort e dal vino sofisticato, Guy decide di darci dentro con le svolte, le operazioni effettive da far compiere alla sua squadra di efficienti spie al soldo del governo britannico. 
Che viene presentata velocemente, quasi troppo, senza soffermarsi sulle loro capacità o il loro carattere che può così emergere location dopo location.
Abbiamo il rude capo, Jason Statham.
Abbiamo la bella con cervello, Audrey Plaza, sempre sia venerata.
Abbiamo la spalla necessaria Bugzy Malone e chi tira le fila da dietro le quinte Cary Elwes.
E abbiamo l'attore coinvolto suo malgrado, giusto per dare una chance a Josh Hartnett.
Infine, abbiamo il mandante Eddie Marsan e il cattivone di turno, quello da raggirare e fermare, un Hugh Grant che si diverte un mondo in questi ruoli. 
E Si vede.
Ma soprattutto abbiamo yatch da capogiro, ville stratosferiche, jet privati e abiti di scena con cui camuffarsi al meglio.


Abbiamo il lusso, insomma, quello sfrenato, non certo quello da gipsy dei primi film di Ritchie, uno che bada molto più all'apparenza che alla sostanza se può.
Sostanza che in questo caso corrisponde a un'arma micidiale da rintracciare e fermare prima che passi nelle mani sbagliate. Con un'altra squadra di sicari assoldati nella partita a rendere tutto più pepato e personale per uno Statham che si sente tradito dai suoi vecchi compari, dando vita a operazioni di spionaggio che si susseguono senza sosta perdendo un po' di mordente, soprattutto se quella finale non è all'altezza delle aspettative esplosive viste fra inseguimenti in elicottero e a bordo di una Ford Mustang.
Ma ci si diverte, e tanto basta a volte.


Senza stare tanto a pensare a buchi di sceneggiatura, a una risoluzione meno violenta possibile, ai morti ammazzati fra guardie incapaci che non si contano nemmeno.
Il cinema è anche questo, e se non ci si prende sul serio e si accettano certe scelte stilistiche e d'intenti, lo preferisco all'uso spropositato della CGI che si finge profonda di un MCU.
Tanto Guy è già sul prossimo progetto -The Ministry of Ungentlemanly Warfare- in cui torna Henry Cavill, e ne ha un altro -The Covenant- in uscita in questi giorni in America con Jake Gyllenhaal.
Se possiamo staccare la testa con classe, se possiamo immaginare il dietro le quinte con Hugh Grant e Aubrey Plaza in ghingheri, facciamocelo bastare.

Voto: ☕☕½/5

5 commenti:

  1. Per me The gentleman un altro livello (rimanendo solo agli ultimi..)

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    1. Più caciarone, più inglese e pure più stiloso.
      Torna sulla giusta strada dopo il più "drammatico" Wrath of Man. Vediamo cosa combina con l'imminente Covenant.

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  2. Mi spiace per Aubrey Plaza e per un redivivo Josh Hartnett (un tempo grande speranza), ma nemmeno loro bastano a invogliarmi a vedere questa fordianata firmata dal sempre più prolifico, forse persino troppo, Guy Ritchie. :)

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    1. È una fordianata all'ennesima potenza, con stile ma anche con poca sostanza.
      Jake ci darà di meglio, secondo me.

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  3. L'avevo snobbata nei primi film indie, ma dopo Legion è amore.
    Ora che la sto scoprendo agli albori in Parks & Recreation la venerazione è al massimo!

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