7 aprile 2023

Delta

Andiamo al Cinema

Ci risiamo.
A dire una frase che non sembra un complimento ma che lo è, che denigra un cinema italiano che sa crescere, se lo vuole davvero, sa sperimentare e prendere aria.
Perché anche Delta non sembra un film italiano.
Non lo sembra per l'ambientazione, per il genere misto a cui appartiene, per una sceneggiatura scarna.
Siamo nel Delta del Po, fra paludi e boschi, piccoli paesi che nemmeno si vedono, ma si vedono le cascine abbandonate, ferme nel tempo, e un bar in riva al fiume dove uomini che il tempo non lo riescono a fermare, si ritrovano.
Si riuniscono lì, i volontari che presidiano quel fiume e che danno la caccia a bracconieri che arrivano dall'est per pescare lì dove non si può, quello che non si può, ora che il ripopolamento sta facendo effetto, dopo i brutti effetti di fabbriche e aziende che riversavano nelle acque di tutti, i loro rifiuti.
È su quel fiume che si apre un conflitto a distanza, una caccia all'uomo.


Da una parte, Osso. 
Orfano e dal cuore spezzato, che vorrebbe riconquistare la sua bella e accudire al meglio una sorella che segue le sue orme, volontaria pure lei, più combattiva però, più d'azione e che denigra il suo essere remissivo.
Dall'altra, Elia. 
Che le terre del Po le ha abbandonate trovandosi una nuova famiglia in Romania, che riporta in Italia proprio per affari, per pescare il più possibile, nascondendosi da sé, dal suo passato.
Si inseguono, si sfiorano, finché il peggio non succede, finché di mezzo ci va un morto, e poi un altro ancora, e tutto precipita diventando ancora meno un classico film italiano, ma un film che nel silenzio vede due uomini inseguirsi, confrontarsi, scegliere cosa essere.


Cupo e sporco come l'ambiente in cui è girato, Michele Vannucci a differenza di Andrea di Stefano, si affida ai suoi attori, più che al reparto tecnico, per raccontare la sua storia.
Certo, c'è il fiume con tutto il suo carico simbolico, fatto di freddo, di nebbia, di luci diverse.
E c'è la colonna sonora, che prende un pezzo ormai abusato come E la Luna bussò, e lo fa suo, cambiandolo.
Ma ci sono loro, su tutto.
Un Luigi Lo Cascio dallo sguardo malinconico che cambia, che cambia pure il suo accento in modo straniante ma riuscito, facendo di Osso un personaggio di non sola luce.
E Alessandro Borghi, soprattutto, amico di sempre, che mantiene la stessa barba lunga de Le Otto Montagne, lo stesso grugno arrabbiato, lo stesso vocione che non sa come esprimersi. Offre, insomma, un'altra prova fisica, e sembra di vedere Bruno non più in alpeggio, ma nella pianura Padana.
(QUI c'è un bellissimo ritratto, o meglio "due o tre cose che so di lui" che Paolo Cognetti ha scritto)


Su di loro, si fonda il film.
Sono corpi, sono sguardi, sono opposti che si annusano e si riconoscono.
Delta è un film di vendetta e di uomini, dove le donne sono sullo sfondo da proteggere o da provare a guidare.
È un film di genere, pur non sapendo in quale incasellarlo di preciso.
Drammatico, dice Wikipedia.
Un western fra le acque, viene più facile immaginarsi.

Voto: ☕☕/5


4 commenti:

  1. Sono molto curiosa per questo film, ambientato proprio nelle mie zone, da una aprte mi attira moltissimo dall'altra sono spaventata all'idea che possa sembrare ridicolo per via delle parlate dialettali forzate, ma se tu dici che gli attori sono così bravi allora ne vale la pena!

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    1. Lo Cascio fa molto strano senza l'accento siciliano, soprattutto dopo The Bad Guy, mi saprei dire se se la cava come è sembrato a me. Di certo, si calano entrambi bene nella parte, più fisica che parlata.

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  2. Tanta curiosità dopo averti letto, mi è venuto in mente lo spagnolo La isla Minima...

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    1. Non ci avevo pensato ma sì, le ambientazioni paludose sono simili anche se il crimine è diverso. Non caso, in molti parlano anche della prima stagione di True Detective.

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