7 giugno 2024

Marcello Mio

Andiamo al Cinema

Ci volevano i francesi per fare un film su Marcello Mastroianni.
Soprattutto, ci volevano i francesi per fare un film così strano su Marcello Mastroianni, che non è una biografia, che non è documentario e in fondo non è nemmeno un film su Marcello Mastroianni.
È un film su Chiara Mastroianni, attrice che da sempre si porta un gran peso sulle spalle.
Come non averlo, essendo figlia di due icone di bellezza, di stile, di talento e di cinema come Marcello e come Catherine Deneuve?
Stanca dei paragoni, delle richieste, di non avere una sua personalità e di dover fare i conti con chi c'è ma non ha bisogno di provini e chi non c'è più ma stende ancora la sua ombra, Chiara diventa Marcello.
Ruba i panni maschili dall'armadio dell'ex e inizia ad aggirarsi per le strade di Parigi salvando un soldato dalla solitudine e da un appuntamento mancato su un ponte vestita da Marcello. E pretendendo di essere chiamata così: semplicemente Marcello.
È andata fuori di testa?
Ha una crisi di identità?


Di certo, a Marcello assomiglia tantissimo, con scene e momenti in cui i due si confondono facendo mormorare la sala, e in cui la linea fra gioco terapeutico e scherzo meta-cinematografico si confondono.
Gioca, Christophe Honoré con Chiara e con attori e registi chiamati a recitare la parte di loro stessi, e così Catherine è una mamma preoccupata ma anche un'innamorata nostalgica, Benjamin Biolay è un ex divertito che canta Eros Ramazzotti, Melvil Poupaud è un ex molto più preoccupato, sanguigno, ma pure lui sente la mancanza dell'ex suocero e delle sue sfuriate sul cibo, e infine ci sono la regista Nicole Garcia e l'amico Fabrice Luchini, una irritata e offesa, l'altro protettivo, che realizza il sogno di lavorare, essere amico, confidente e spalla di Marcello.


Spostandosi fra Parigi e Roma, fra appartamenti di famiglia e studi televisivi con tanto di Stefania Sandrelli capace di stringere il cuore, la fuga dalla realtà di Chiara Mastroianni diverte, ma sembra non avere fine.
Parte come Anita Ekgberg in una fontana che non ha la stessa magia di quella di Trevi, e finisce in acque molto più profonde che in una rimpatriata chiassosa e confusa, non può che ricordare Fellini, ma in mezzo ci sono molte scene buffe a sé, molte digressioni che pesano sul risultato finale.
Ma c'è anche molto cinema, con set che spariscono sotto i nostri occhi, dietro le quinte rivelati, costumi e ricordi.


Honoré prende un respiro leggero dopo il biografico Winter Boy, e ritorna alla leggerezza.
Se nel musical Les Chansons d'Amour omaggiava Deneuve e il suo Les Parapluies de Cherbourg, qui passa al compagno Mastroianni.
Anche se è Chiara, con o senza baffi, con o senza cappello, a dimostrare quanto può mancare un attore, ma soprattutto un padre.

Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Visto quasi per caso, si è rivelato una bella sorpresa. Non scade mai nell’agiografia e nemmeno nell’autocommiserazione anche se in alcuni punti lasciava intendere che sarebbe potuto succedere. Grandissimi Fabrice Luchini e Catherine Deneuve. Non so se era l’intento originario di Honoré, ma in alcuni punti ho riso di gusto (“Non ti serve il passaporto, c’è Schengen.” “Ma con la Meloni al governo avranno reintrodotto i controlli.”). Non capisco perché abbia avuto delle recensioni un po’ fredde se non proprio negative. Resta la frustrazione di aver colto solo pochissimi degli omaggi/remake delle scene originali con Mastroianni.

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    1. Quelle negative che avevo trovato erano americane, forse troppo lontane dal cinema francese che si respira qui e dal gioco con il cinema che si porta avanti.
      Piaciuto più del previsto e una sorpresa visto che non sapevo cosa aspettarmi!

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  2. Ci volevano i francesi per fare un film così strano su Marcello Mastroianni.
    Per il solito biopic invece non resta che aspettare l'arrivo di una Rai Fiction. Strano non l'abbiano ancora fatta... :)

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    1. Mi sa che hanno tutto in mano Chiara e Catherine, ecco perché solo ora che anche la vedova non c'è più sono riuscite a fare questo film. Ho indagato un po' :)

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