28 giugno 2024

Vogliamo Vivere!

#LaPromessa2024

Subito dopo Il Grande Dittatore e molto prima di Jojo Rabbit, in America si sbeffeggiavano ancora e già i nazisti.
La Resistenza e la presa di coscienza passavano anche per commedie molto leggere che nel 1942 osavano essere comici sull'invasione della Polonia e su gendarmi tedeschi non proprio acuti.
Si poteva?
Di certo poteva farlo uno come Ernst Lubitsch, ebreo tedesco con padre russo che in America aveva trovato fortuna, e che l'ha fatto con una sceneggiatura di quelle perfette che mi chiedo com'è che la scopro solo ora.
Calibrata, equilibrata, piena di equivoci, di rimandi, di piani che falliscono e che ripartono, di leitmotiv irresistibili è già entrata nel mio Olimpo.
Prima o poi lo capirò che posso non inseguire le ultime uscite e colmare davvero lacune importanti!


La storia è quella di un gruppo di attori che vede la sua opera che parla dei tedeschi e di Hitler in particolare cancellata dalla censura.
Si ritrovano costretti a continuare le repliche dell'Amleto con una distrazione non da poco nel pubblico: un soldato, che nel momento più atteso e celebre dell'opera, quel To be or not to be che fa da titolo al film, si alza.
Che fa, se ne va?
Lo fa per offendere il grande, immenso, Joseph Tura?
In realtà, sta intrecciando una relazione con la moglie di Tura, Maria, con lui impegnato sul palco non può certo scoprirli. E sarà proprio questa relazione a coinvolgere l'intera compagnia in un'operazione militare della Resistenza che va protetta da una spia pronta a vendere i loro nomi ai tedeschi.
Come farlo?
Usando tutta la bravura che mostrano sul palco, tra trucchi e immedesimazioni sempre più pericolose, fino ad arrivare a impersonare Hitler stesso.


Non è facile riassumere una trama che è fatta di scene, di situazioni complicate da sbrogliare e improvvisazioni a salvare volta per volta la situazione.
Tra barbe posticce, tresche da far credere vere e piani da salvare, si vede com'è che registi come Tarantino o Waititi, ci hanno pescato nella loro rilettura storica di quegli anni.
L'attore vanesio, la primadonna insoddisfatta, le umili comparse che hanno il loro momento di gloria, mentre i gendarmi si dimostrano meno acuti e meno capaci…
Jack Benny è l'attore su cui ho puntano subito l'attenzione, mentre Carole Lombard bella e ancora più bella in ruolo così leggero, è nella sua ultima prova di attrice prima di morire tragicamente in un incidente aereo che segna per sempre Humphrey Bogart.
Ma sono quelle comparse dalla faccia da comparse che rubano per me la scena, sempre a rimuginare, ad aspettare il grande momento, Greenberg/Felix Bressart ha la sua occasione nel declamare il monologo di Shylock in un film che non usa mai la parola ebreo e che qui, beh, fa sentire tutta la rabbia, tutta la paura, di chi stava per essere deportato.


Il fatto è che tutto è scritto così bene che la mia scrittura risulta banale, nell'elogiare un film a distanza di 80 anni è ancora così fresco, così divertente, così perfetto.
E pensare che alla sua uscita non fu premiato, anzi, con i critici a criticare la scelta di toni così leggeri, di beffe così acute, mentre la Polonia e l'Europa bruciavano.
Ma a volte, più di grandi discorsi, più di drammi strappalacrime, possono le commedie che feriscono nell'orgoglio e puntano a far sollevare la testa.
Di certo, la Storia gli ha dato ragione.
Geniale e irriverente anche nel suo finale, è una commedia che mi pento di aver scoperto tardi, di un regista che mi pento di non aver approfondito.
La buona notizia è che ho un'intera e imponente filmografia per rimediare.

1 commento:

  1. Sapevo che ad una che è piaciuto tanto JoJo Rabit questo avrebbe colpito, titolo meraviglioso di un regista fondamentale e purtroppo dimenticato, se vuoi chiudere il cerchio ti consiglio il remake di questo film, "Essere o non essere" di Mel Brooks, che riesce ad essere addirittura migliore di questo capolavoro di Lubitsch. Cheers!

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