4 giugno 2024

Genitori&Figli: Expats - Eric - A Friend of the Family

Tre miniserie che hanno molto in comune fra loro.
Genitori problematici, figli che spariscono nel nulla, grandi attori alle prese con ruoli non facili:

Expats

Il Figlio: Gus scompare nel nulla, nel mezzo di una serata affollata, di una strada piena di tentazioni, lasciando non solo i genitori a pezzi, ma anche gli amici di sempre, la babysitter chiamata per quella sera a badare a lui e la domestica che l'ha cresciuto lasciata a casa per gelosia.

I Genitori: sono due expats, due espatriati che dall'America sono andati a vivere per lavoro ad Hong Kong dove è difficile sentirsi a casa, dove si fa comunità con chi vive nel lusso incurante di proteste e tensioni interne.


Dove? Siamo ad Hong Kong, appunto, che si divide in palazzine e famiglie abituate ad avere tutto, e chi invece a fatica si permette una stanza, un lavoro.
Le storie di questi espatriati senza casa si incrociano a quelle di un Paese ricco di voci, lingue e culture diverse, in stratificazioni sociali a cui dare luce.

Chi c'è: c'è Nicole Kidman, su tutti, ormai abbonata ai ruoli di donna bianca e in crisi con un matrimonio imperfetto. Ma non c'è solo lei, brava e splendida nelle fragilità che mostra. Ci sono Sarayu Blue e Ji-young Yoo a rubarle la scena, la prima per un personaggio tosto che nasconde le sue crepe, la seconda come narratrice fedele, a mostrare tutte le sue imperfezioni e a mostrare i colpevoli.
E infine, c'è Lulu Wang, che dopo The Farewell firma questa miniserie e soprattutto un ultimo episodio che cambia i toni del racconto, rendendolo improvvisamente leggero e pastello, chiarificatore a modo suo.

Funziona? Sì, anche se con qualche riserva.
Pubblicizzato come una miniserie investigativa, la scomparsa del piccolo Gus è al centro del dolore di famiglie diverse, ma non è al centro della scena. Le indagini sono ferme, il mistero non viene risolto, ci si concentra invece su tre donne diverse, sulla loro visione della maternità, sul cambiamento che questa scomparsa ha portato.
Funziona, quindi, riuscendo ad essere più di una serie glamour, più di una serie femminile.

Voto: ☕☕½/5


Eric

Il Figlio: Edgar scompare nel nulla dopo l'ennesimo litigio dei genitori. 
È scappato, arrabbiato? 
È stato rapito o è stato ucciso? 
Edgar non lascia tracce di sé, tranne una t-shirt sporca di sangue e un giubbotto ritrovato addosso a una senzatetto.

I Genitori: sono una coppia piena di attriti e rabbia, che non si ama più. 
Ma sta ancora insieme, non si bene perché.
Il padre, che beve, che è stato in cura per dipendenze e malattie mentali, lavora in un programma TV in stile Muppets, passa la giornata a dare buoni consigli e conforto ai bambini nel pubblico ma non ascolta il figlio, che gli lascia il personaggio Eric, un mostro burbero e arrabbiato pensato a sua immagine.


Dove? Siamo nella Manhattan sporca e criminale degli anni '80, quella con il tasso altissimo di senzatetto, quella corrotta e quella con la polizia razzista e violenta. Non che le cose siano migliorate in tutti questi aspetti oggi, ma in questa Manhattan ci troviamo, dove altri giovani, come Marlon Rochelle, scompaiono nel nulla facendo pensare a una rete di pedofili attorno a un locale notturno dove l'ombra dell'AIDS non sembra spaventare i suoi avventori.

Chi c'è: c'è Benedict Cumberbatch, instabile e mina impazzita, genitore rabbioso che si attacca ai sensi di colpa e alla bottiglia nel cercare il figlio in ogni modo, cedendo anche alle sue paranoie. C'è Gaby Offman, madre affranta, e c'è McKinley Belcher III detective con più di un segreto da nascondere ma dalla parte giusta della storia.
E c'è il mostro Eric, a fare da coscienza e da ombra ai comportamenti di Benedict.

Funziona? Onestamente, speravo di più.
Speravo in un ruolo più centrale per Eric, più fantasia, in una storia che invece vuole raccontare troppo e mettere dentro troppi temi (omosessualità, razzismo, corruzione, AIDS) quando si parte da un ragazzino bianco, privilegiato, che stanco di sentir litigare i genitori che comunque lo amano e lo dimostrano, scappa.
Troppo? Forse sì.
Ma almeno serve per raccontare altro, e anche se si rimane fedeli alla stanca linea "un episodio, un sospettato" puntando i riflettori su un personaggio diverso volta per volta accusato di aver fatto sparire Edgar, appassiona il giusto.
E Benedict, beh, sa come recitare.

Voto: ☕☕½/5


A Friend of the Family

La Figlia: è la solare Jan, che diventa amica dell'amico dei genitori Robert, vicino di casa, affabile, gentile. Con lui scappa, in quello che sarà solo il primo viaggio insieme che però è anche un rapimento.
Non ai suoi occhi, soggiogati dal racconto di una imminente invasione aliena e di alieni che le chiedono di stare in silenzio e di avere un figlio con Bobby per non far finire il mondo.

I Genitori: sono una coppia normale, molto religiosa, di certo semplice, molto semplice, che subisce il fascino di Robert. Nuovo vicino di casa, affascinante e affabile, che li aiuta con i figli, che li seduce. Entrambi.
Ma quando porta via loro figlia, quando questa figlia non vuole far altro che scappare ancora e ancora con lui, non possono far altro che aprire gli occhi su che persona Bobby è, e cercare aiuto tramite l'FBI, che inizia una difficile indagine perché Jan non ha segni di violenza e chiede, anzi, pretende di sposarlo.


Dove? Siamo nel classico sobborgo di periferia americana, con i giardini aperti, i vicini che si conoscono e siamo soprattutto in quegli anni '70 dove i santoni e i fondatori di religioni, non mancavano e non mancavano le loro vittime, capaci di essere influenzate con veri e propri lavaggi del cervello.
Siamo anche in anni in cui di pedofilia si parla poco, e con le indagini dell'FBI non facili da portare avanti con i mezzi a disposizione.

Chi c'è: c'è un trio di attori che solitamente fa antipatia, qui ancora di più, siete avvisati. 
C'è Jake Lacy, glaciale con la sua faccia da sberle e ci sono Anna Paquin e Colin Hanks genitori a cui è difficile non dare colpe. E ci sono Hendrix Yancey e Mckenna Grace nei panni della giovane Jan Broberg che è presente davvero in un cammeo importante. 
Racconta la sua storia, vera, per superare un trauma, per riappropriarsene. 
Una storia che ha dell'incredibile, da cui si sono prese delle libertà e che cerca di non cadere in momenti voyeuristici da true crime, riuscendoci.

Funziona? Per quanto fa rabbia, per quanto sembra incredibile, sì.
Difficile credere a una storia così, a una famiglia così e a un personaggio così, e come tutte le storie vere che sembrano inventate per quanto assurde, fa macinare un episodio dietro l'altro. 
Aiuta la ricostruzione attenta della scenografia, gli attori in parte nella loro antipatia, ma ovviamente è la particolarità della storia a fare breccia.

Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Troppa roba in Eric, hai ragione, gettandola alla fine in patetismo eccessivo.. ci rimette Eric alla fine, e un po' anche noi sognatori..

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    1. Potevano fare più episodi, o potevano gestire diversamente i tanti temi. Fortuna che c'era Benedict ad alzare il tasso di interesse.

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  2. Expats l'ho trovata splendida nel suo andare oltre, molto oltre la solita serie crime e cresendo episodio dopo episodio.

    Eric al contrario si spegne un po' col passare degli episodi. Anche io mi aspettavo un ruolo maggiore di Eric... altrimenti perché chiamare così la serie? XD

    A Friend of the Family mi manca, ma a questo punto potrei recuperarla, visto che mi sto appassionando a questo genere di storie

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    1. Attento a darti al true crime, poi è difficile smettere!
      Questa è una storia così assurda che meritava una serie, c'è anche un film che approfondisce meno però.

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