22 giugno 2024

Godzilla Minus One

Andiamo al Cinema su Netflix

Il mio Godzilla è il Godzilla del 1998, quello americano, quello catastrofico, quello di quando ero una ragazzina che sapeva esaltarsi senza fare la snob -che certi film fracassoni mica va più a vederli al cinema.
Ricordo ancora quel finale, aperto, con le uova a schiudersi e l'attesa mai esaudita di avere un seguito, perché quei figli chiedevano vendetta e altra distruzione.
Oggi mi chiedo: possibile che di 37 film con questo lucertolone nato dagli esperimenti atomici, mi fossi vista solo questo?
Sì, e ho provato a recuperare alla Berlinale dove veniva proiettato il primo Godzilla, quello del 1954, restaurata in 4K, ma i posti limitati, un sistema telematico nemico e i compagni di viaggio che non avevano mica voglia di vedersi un film in bianco e nero su un lucertolone d'antan, me l'hanno fatto perdere.
Così come mi ero persa questo Godzilla, il Minus One, uscito nei cinema per un paio di settimane appena, con l'entusiasmo dei fan hardcore che mi è arrivato come un'onda solo ora, solo da quando il film è sbarcato su Netflix infrangendo record.


Potevo forse sottrarmi?
Sì, se sentivo la snob che era in me.
No, se davo retta alla parte curiosa che non ha paura di sconfinare in generi poco frequentati e che sempre più spesso mi trovo a ringraziare.
Un po' come in RRR, l'epopea a cui si assiste è fatta di scene spettacolari e assurde, di esagerazioni e di momenti intimi, con la presa di coscienza individuale e collettiva a fare la differenza in un film di 125 minuti in cui il Godzilla del titolo semina panico, distruzione e morte in un Giappone già al collasso dopo la II Guerra Mondiale.
Da qui, il meno uno.
Una situazione in negativo in cui la difficile ricostruzione, il senso di colpa per essere sopravvissuti e il senso di vergogna per non aver partecipato a quella guerra rovina l'esistenza a chi è ancora vivo.


Il protagonista è quindi un simbolo: un kamikaze che non se l'è sentita di andare fino in fondo, e nel farlo si è trovato davanti lo spettro di un mostro preistorico, un Dio punitore che ha ucciso tutti i commilitoni in un'isola avamposto, tranne lui e un meccanico pronto ad accusarlo e a ricordargli chi è morto al suo posto.
Come ricominciare?
Senza una casa, senza genitori, con l'infame marchio del disertore e gli incubi su quella notte a tormentarlo, Kōichi Shikishima mette su una strana famiglia con una donna altrettanto sola e una bambina orfana, cercando di ricostruire il suo pezzo, di andare avanti e di lavare via la macchia che lo tormenta a suon di mine fatte esplodere in mare aperto.
Lavoro pericoloso ma necessario in un Paese che cerca di andare avanti.
Finché non torna lui, più grande, più arrabbiato, più distruttore, un Godzilla che fa paura davvero, che gli effetti speciali per i quali ci si è quasi indebitati arrivando però a vincere l'Oscar (la prima volta per un film non americano!) si vedono e si sentono tutti, fuori e dentro l'acqua, nel buio, in onde distruttrici e treni sospesi nel senso aereo del termine, si resta a bocca aperta.


La prima parte, più di contesto, più storica, più sofferta, finisce e lascia spazio a un'operazione militare che si fonda sulla scienza e sul sacrifico, di chi è sopravvissuto alla guerra ma deve combattere un'ultima battaglia, riscattando orgoglio e senso di colpa.
Tutto diventa così più patriottico, con sentori alla Top Gun, con piani A,B e C da tenere in conto in quella che è una trappola per sconfiggerlo, Godzilla e un viaggio in mare aperto ad avere i sentori de Lo Squalo.
Ce la faranno i nostri eroi a unire le forze e dimenticare il loro passato?
A voi scoprirlo, io posso solo dire che non mi aspettavo di essere così presa, di fare il tifo, di spaventarmi e sussultare alla vista di questo lucertolone dalle sfumature blu, ammirando gli sforzi, gli effetti, una storia che si fa storica e molto più profonda di un qualunque filmaccio hollywoodiano su eroi senza macchia che nascono e portano tutti in salvo. 
Anche se c'è da sottolineare un finale fin troppo buonista per quanto raccontato...


Non è un caso che i giapponesi abbiano voluto riprendersi il loro Mostro, e a 70 anni dalla sua uscita al cinema, dargli un nuovo inizio che ha reso contenti i fan del tutto mondo.
Entro a testa bassa nel club, ma con un entusiasmo che non credevo possibile e la voglia di sentirlo ancora quel ruggito d'altri tempi, potenziato.
Magari, la prossima volta, su grande schermo.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Ti confermi sempre, non importa se sconfini nel cinema di genere, un buon film sa sempre riconoscerlo, ed ora ti manca solo "The First Slam Dunk" per completare l'opera omnia Giapponese ;-) Cheers

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    Risposte
    1. Oh, grazie e viva Gojira :)
      Per il basket sto aspettando di trovarlo nel modo giusto, che il nerd di anime di casa si rifiuta di vederlo in italiano a noleggio, perché non hanno caricato anche la v.o.?!

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