5 dicembre 2018

Bohemian Rhapsody

Andiamo al Cinema

Meglio dirlo fin da subito: non tutto funziona in Bohemian Rhapsody, tante sono le strizzatine d'occhio al pubblico, diciamo pure troppe, tra gatti e gattini e frasi ad effetto.
Ma l'emozione, quella più pura, quella più travolgente, arriva, scalda il cuore, lo stringe, fa alzare la pelle, i brividi.
Quando?
Quando parte la musica.
Il fatto è che come i Queen e Freddie Mercury davano il meglio di loro nel momento della composizione e nelle esibizioni dal vivo, così il film con quei live sa emozionare, sa far vibrare l'anima, con i momenti di ispirazione e creatività, i momenti in cui canzoni storiche nascono, sa far sentire la magia.
Peccato allora che in mezzo ci sia tutto il resto, ci sia una sceneggiatura che inizialmente corre anche troppo veloce, accorciando i tempi, condensandoli.



Mostrate le origini, ci si ferma inizialmente lì, alle prese con A night at the opera, album che contiene la canzone che fa da titolo al film e con la sensazione che su quello ci si soffermerà. Invece no, immersi nella campagna inglese, in uno studio di registrazione da invidia (del giovine, soprattutto, che pian piano sta costruendo il suo) si passa a tournée e concerti, si passa a concentrarsi di nuovo su Freddie, sulla sua natura, sull'amore con Mary che non può più andare avanti, almeno non così.
E allora, continuano le frasi ad effetto piuttosto innaturali di cui la sceneggiatura è piena e che si basano senza troppe ricerche su interviste e dichiarazioni rimaneggiate. Si romanza, insomma, si infarcisce di buoni sentimenti, di redenzione e di cattivi necessari, pur di poter dare un senso al film, al suo sviluppo, dimenticando per un po' la realtà.
Ed è un peccato, perché quando si lascia parlare la musica, quando quella musica la vediamo registrata, la sentiamo poco a poco composta, la cantiamo su un palco, l'energia arriva, la magia pure. Tra un coro e l'altro, tra un battito di mani e uno di piedi viene da chiedersi perché fare di queste esibizioni un film, una finzione. Perché non creare un documentario, in cui certe esibizioni possono essere vissute con i protagonisti veri sul palco?
La verità è che per quanto Bohemian Rhapsody sia un biopic classico, anche quei live trovano un senso, vanno incastonati nella storia dei Queen, di Freddie. Con la consapevolezza della sua identità, di chi è la sua famiglia, chi l'amore della sua vita, con la vita esagerata che presenta i suoi conti e il ritorno a casa che si fa più simbolico, ogni tappa di quei concerti significa qualcosa.


Il tutto non poteva quindi che chiudersi con la performance perfetta al Live Aid, con l'AIDS ormai accertata e dichiarata, con una famiglia che si compone e ricompone davvero. Anche se per soli fini drammatici (e di libertà, diciamolo, se ne prendono fin troppe).
Ed è qui che Rami Malek dà il suo meglio, si fonde con il suo personaggio, salta, balla, ondeggia sul palco e con gli occhi che si entusiasmano, si commuovono, entusiasma e commuove pure noi. Certo, lo fa anche prima, lo fa quando Freddie era ancora Farouk, lo fa negli anni peggiori, tra feste e festini, lo fa all'apice della sua creatività.
Non sono da meno gli altri membri della band, con Ben Hardy, Joseph Mazzello, Gwilym Lee impressionantemente simili all'originale, o la bella Lucy Boynton nei panni dell'amore di una vita Mary.
Mentre la regia gigioneggia, gioca con gli effetti speciali, esagera in trovate "strane" per star dietro alla stranezza del personaggio che racconta, è il montaggio a fare la differenza, come ci si aspetta da un film musicale. A tempo, con la musica, con le emozioni, con strizzatine d'occhio per richiamare lacrime e brividi, tutto si compone al ritmo di una musica resa eterna, di un'opera rock vitale che racconta di un uomo fragile, della sua famiglia a suo modo ben assortita, delle canzoni che lo hanno reso immortale.

Voto: ☕☕/5


12 commenti:

  1. Precisa e senza mandarle a dire, ci sta romanzare e prendersi licenze poetiche, ma allora perché poi finire con undici minuti finali ricostruiti scena per scena, che ti fanno rivalutare il documentario? Rami Malek recita come uno che ci crede molto, il che è un bene. Siamo d’accordo sul film, anche sul post che ho in rampa di lancio, sono stato molto più acido, decisamente meglio questa tua analisi. Cheers!

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    1. Curiosa di scoprirti acido, e capisco benissimo i punti e i momenti che lo richiedono. Diciamo che per fortuna la musica come anche i concerti sono stati inseriti a favore di trama, e l'emozione l'hanno fatta scattare.

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  2. Non sono corso al cinema leggendone, come ti dicevo, di cotte e di crude. Pian piano, però, i pareri positivi (con riserva) stanno avendo la meglio, e tutto il successo che sta avendo non sarà di certo un caso. Se la critica storce infatti il naso, il pubblico sembra adorarlo. Lo vedrò, ma senza fretta, con le settimane di ritardo del cinema della mia città quando scenderò a casa per Natale. :)

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    1. Per fortuna solo dopo la visione ho letto delle polemiche e dei rimaneggiamenti sulla realtà dei fatti, godendomi appieno la visione, storcendo il naso qua e là ma con scene e momenti da pura pelle d'oca. L'aver troppo romanzato il tutto ha fatto calare l'entusiasmo e ancor più l'aspetto relativo alla trama, ma come certa musica resta eterna, così certe emozioni non posso negarle ;)

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  3. Diciamo che gli ultimi venti minuti da soli valgono il prezzo del biglietto!

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    1. Sì, lì la pelle d'oca mi ha accompagnato fino alla fine. Certo, lo stesso mi succede quando rivedo lo spezzone originale del Live Aid, quindi onore alla riuscita del tutto!

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  4. Curioso che noi "blogger", chi più chi meno, apprezziamo tutti il film (principalmente per le ragioni che ha scritto Lisa) mentre la critica "ufficiale" (ma non tutta) lo stronca… la diversità è il bello dei blog, per fortuna giudichiamo i film in base alle emozioni, come vuole il nostro sano dilettantismo. Ed è una bellissima cosa (per me)

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    1. Come ho scritto sopra, certe emozioni non si possono cancellare, e anche se la sceneggiatura non convince, le libertà prese fanno storcere il naso, merito ai brividi, alla pelle d'oca che il film è riuscito a dare.

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  5. Mio fratello è rimasto un po' deluso, seppur nel complesso l'abbia apprezzato, sarà così anche per me? speriamo, almeno non sarà tempo sprecato ;)

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    1. La delusione per me è arrivata più post visione, leggendo degli errori temporali. Ma anche durante di difetti gliene ho trovati. Staremo a vedere, l'emozione, comunque c'è.

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  6. Considerando che la musica dei Queen è gradevole alle mie orecchie all'incirca quanto quella di Vasco, altro esponente di quello stadium rock che proprio non sopporto, e che la musica sembra il punto forte del film...
    Ok, ho capito. Dalle mie parti la stroncatura sarà inevitabile. :)

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    1. Tu parti prevenuto, e parti già male. Se la musica non ti emoziona rischia una stroncatura con i fiocchi questo film, ma sono fiduciosa, magari ti redimi ;)

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