1 ottobre 2022

Moonage Daydream

Andiamo al Cinema

Come la racconti la vita di David Bowie? 
Come riuscire a fare stare tutto -il genio, la creatività, il privato e il pubblico, le performance e i cambiamenti, i personaggi e le maschere? 
Era difficile in vita, è diventato impossibile ora che non c'è più. 
Ci ha provato un film, prima di tutti, senza l'approvazione della famiglia, senza i diritti delle canzoni, e così nonostante la presenza del bel Johnny Flynn, non me la sono sentita di dare a Stardust una possibilità. 
Ho aspettato Brett Morgen. 


Un documentarista che con il rock ha un legame stretto e che già era riuscito a farmi conoscere il genio, la creatività, i tormenti pubblici e privati di Kurt Cobain
Ora, si trova alle prese con un personaggio, con una persona, che ci ha accompagnato per 60 anni. Trasformandosi sotto i nostri occhi, tornando diverso dopo pause lontano dai riflettori, con gli archivi privati a disposizione e quindi non solo dietro le quinte dei videoclip o degli shooting fotografici, non solo concerti inediti, ma anche la videoarte, l'arte, che David realizzava. 
Come raccontarlo, allora, David Bowie? 
Come racchiudere in 140 minuti tutta la sua vita? 


Facendoci entrare nella sua mente, lasciando spazio alle immagini, alle parole, alla musica, senza bisogno di essere didascalici, cronologici, esaustivi. 
Si abbandona l'impossibile per abbracciare l'essenziale e anche se verrebbe da chiedere più parole, più interviste, più frammenti di quelle che non sembrano interviste, ma sedute di psicologia che David porta avanti con gentilezza e introspezione, come rinunciare alla musica? Come rinunciare ai brividi delle sue esibizioni dal vivo, alle urla di fan accaniti e scatenati? 
In degli anni '70 che sembrano così simili agli anni che si definiscono rivoluzionari oggi, tra fluidità e trasgressioni, e le riflessioni che ne nascono spontanee.


Se ne vorrebbe ancora, di questo strano viaggio che è stata la sua strana vita, fatta di maschere  e personaggi, di bisogni di creatività, e di ritrovare l'ispirazione, e infine anche l'amore. 
Se ne vorrebbe ancora della sua musica, di tutti quegli album che nemmeno vengono citati, perché li si conosce e tra spezzoni di film e dipinti, di viaggi e di fotografie, vengono inquadrati temporalmente. 
È un non documentario, è un viaggio, è una vita. 
Un collage o un montaggio di questa vita, prima che David trovasse casa, e quindi, una pace tanto ricercata che può restare fuori dalla sceneggiatura.


Una vita così ricca che la morte, arrivata in silenzio nel clamore di un nuovo album, ha lasciato senza parole. Ancora la ricordo quella mattina, la notizia, il bisogno di ascoltarlo per tutto il giorno. 
Perché David Bowie c'è sempre stato, e sempre ci sarà. 
Io devo ringraziare il cinema, ovviamente, per aver acceso la scintilla, il brivido della scoperta, la curiosità di conoscerlo. 
Lo devo al Moulin Rouge! di Luhrmann con un Elephant Love Medley e lo devo soprattutto al C.R.A.Z.Y. del compianto Jean-Marc Vallée, primo film visto da sola, in una sala vuota, con le note di Space Oddity a fare breccia come una rivelazione non solo nel protagonista, ma anche nel mio cuore. 
Certe emozioni non si dimenticano, e riprovarle in una sala dallo schermo enorme, dall'impianto audio perfetto, in cui dal bianco si staglia lui, con rossetto rosa e ombretto, lui così bello e così elegante, lui che fa venire la pelle d'oca per come canta, per quello che dice, rende questo viaggio non esaustivo ma spettacolare, una delle emozioni più esaltanti degli ultimi anni al cinema.


E penso ha quanto è stato scartato, a che lavoro certosino di ricerca e di selezione ha dovuto fare Morgen con il suo team, e che risultato pazzesco ha ottenuto in un restauro delle immagini che rende tutto così fluido, come girato dalle stesse mani. 
Colori e grana calda, un universo psichedelico da cui la voce di David ancora ci parla. 
Un piccolo consiglio, se il film circola ancora nelle sale: rimanete fino alla fine, per i saluti più belli. 
Le lacrime, e il sorriso, nasceranno spontanee.

Voto: ☕☕☕☕/5

1 commento:

  1. Brett Morgen aveva già fatto un buon lavoro con Kurt, spero che pure in questo caso non mi deluda...

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