30 settembre 2022

I Used to Be Famous

Andiamo al Cinema su Netflix

Hai un giovane scapestrato che la sua grande occasione sembra essersela bruciata.
Hai la sua voglia di sfondare ancora, la sua sete di successo dopo essere stato la star in una boy band che si è sciolta in malo modo.
E hai un ragazzo dal grande talento che impreziosisce, dà creatività alle sue composizioni.
Un ragazzo che è nello spettro dell'autismo, tenuto in una campana di vetro da una madre protettiva che vede in quel ragazzotto dai modi pratici ma non delicati, una minaccia.
Hai però un'amicizia che si crea, una comunicazione che passa attraverso la musica e due talenti che si fondono riuscendo ad avere qualche possibilità per mostrarsi.
E cosa potrà mai accadere?


Viene facile prendere I Used to Be Famous per il filmetto che sembra.
Di quelli che hanno le carte giuste per tappare una serata, che si guardano con il pilota automatico perché le dinamiche in gioco, portano a scrivere da sé i prossimi passaggi della sceneggiatura.
Ma siamo in Inghilterra, siamo nella patria dei film musicali che anche quando semplici e non originalissimi, sanno giocarle bene, diversamente, le loro carte.
Così non sarà Stevie ad avere una crisi nella prima apparizione pubblica dei The Thin Man, non sarà un passato violento ad aver spinto lontano dall'orbita del successo Vince, non saranno gli applausi del grande pubblico a renderlo davvero felice, in piccoli scarti da una strada che sembrava prevedibile che fanno la differenza.


La differenza, poi, la fa Ed Skrein, protagonista dalla faccia giusta, segnata e comunicativa, che dalle boyband passa alla strada, per creare poi canzoni pop semplici, cover interessanti, di un pop particolare che le percussioni di Stevie impreziosiscono.
Ma è il rapporto fra i due, la loro connessione e chimica, che si rafforza sullo schermo, a scaldare questo piccolo film.
Quando sono insieme, quando si guardano e comunicano, il film respira un'aria nuova.
Che va oltre flashback e drammi non necessari, amori prevedibili e tentazioni facili.
Sul palco, per strada, nella sala di una comunità, lì c'è il cuore del film.


Un film piccolo, sì, ma non banale.
Che nel finale si lascia andare a qualche scontro di troppo, a qualche lacrimosità fin troppo facile, ma che nel complesso mantiene una sua dignità e una sua profondità, riuscendo a regalare pure dei piccoli brividi in una festa di compleanno riuscita che chiude una porta ma sembra aprire il portone per la felicità più autentica.
A dimostrazione che gli inglesi, con la musica, sanno giocare benissimo.

Voto: ☕☕½/5

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