Andiamo al Cinema
Ci sono un inglese, un italiano, un giapponese e uno spagnolo, nessuno si aspettava un tedesco.
Un polacco, quello sì, un danese pure, ché aveva il nome internazionale come protagonista, il francese invece si era giocato la carta della vittoria per la politica.
Ma un tedesco, nella sua semplicità, chi lo aveva previsto?
Diciamo pure che anche l'italiano che corrisponde al nome di Matteo Garrone, non era certo tra i favoriti per arrivare nella cinquina finale.
La sala dei professori ce l'ha fatta quasi a sorpresa ed è l'outsider nella categoria dei migliori film internazionali a questa edizione degli Oscar.
Un film tutto chiuso in una scuola, dove un ladro si aggira, dove le accuse e le indagini coinvolgono anche studenti innocenti, dove una professoressa, soprattutto, si trova nel mezzo.
Divisa.
Difende i suoi studenti, perché sa che in pregiudizi sono in agguato. Lei che è di origine polacche.
Ma si fa legge e accusa, scatenando ulteriori pregiudizi, prese in giro e prese di posizione che hanno un'escalation inaspettata.
Siamo dentro una scuola, quindi, che come tutte le scuole di oggi accoglie nazionalità di prima e di seconda generazione. Contro cui il dito si punta più facilmente.
Una scuola che è una società in miniatura, con i suoi pregiudizi, i suoi preconcetti, la polizia sommaria e la violenza fisica e psicologica a farsi strada lì dove non c'è giustizia..
Gli stessi genitori diventano probabili colpevoli con la situazione che non può che sfuggire di mano, rovinando una carriera certo, ma una vita molto più probabilmente.
Il film di İlker Çatak è di quelli solidi, di quelli che chiusi in un ambiente con pochi attori e poche scene, cattura e non molla. Anche perché tutti siamo stati a scuola, tutti abbiamo avuto quel professore leale che però può sbagliare. E tutti abbiamo avuto quel nodo alla stomaco o, come direbbe Zerocalcare, quel polpo alla gola, se chiamati fare la spia o a nascondere la verità.
Forse è questo che ha catturato i giurati più di drammi storici o un'attualità troppo politica.
Un racconto che pur parlando delle discriminazioni di oggi e di quel politicamente corretto che nella realtà si fatica ad applicare, merita una luce in più rispetto agli altri Paesi.
Deve andare fiera Leonie Benesch che si carica sulle spalle il film, che resta una di quelle piccole scoperte che lascia il segno, ma appare inevitabilmente qualche scalino sotto, rispetto ai suoi avversari.
Voto: ☕☕☕/5
Una recensione stupenda.
RispondiEliminaGrazie! Anche il film merita :)
EliminaNon da Oscar, ma è un piccolo film che ha il suo fascino e sa farsi grande
RispondiEliminaRingrazio gli Oscar per averlo messo nei radar di molti. Sarebbe sicuramente passato in sordina o nemmeno uscito in Italia.
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