19 marzo 2024

Made in Italy: Supersex - Antonia

Il sesso?
Made in Italy.
L'amore?
Made in Italy
Rubo le parole all'artista Rosa Chemical per parlare di due serie TV uscite in contemporanea, che parlano dei problemi del sesso e dei problemi dell'amore da un punto di vista maschile e femminile.
Anche se è meglio non metterla nella battaglia dei sessi, so bene chi vince per me:

Supersex

Cosa tira più su Netflix?
Il sesso, esatto.
E vuoi che la piattaforma in cui ai primi posti arrivano film di dubbio gusto solo perché infarciti di scene di sesso, non si racconti la storia di Rocco Siffredi.
Netflix sta diventando una nuova Canale5, dove a fare i numeri sono i repressi stuzzicati dalle luci rosse, ed eccoci qui.
E si mi lamento tanto, com'è che sono qui anch'io?
Per la fiducia che ho voluto dare a Alessandro Borghi e Jasmine Trinca.
E com'è questo Supersex?


Partiamo con il dire che il sesso, c'è.
Come ogni produzione HBO a questa parte, non ci si scandalizza per così poco.
Ma ci sono anche quei dialoghi tuti italiani sospirati e sentiti e così finti che sfido chiunque a declamarli nella vita reale.
Ci sono salti temporali, di anni, di aspetti, di momenti, che confondono non solo chi la carriera di Rocco non la conosce a menadito.
E ci sono parecchie ingenuità soprattutto nei primi episodi, con protagonisti giovanissimi e forse non così pronti, in vacanze al mare che rendono poco sopportabile anche quell'eterna promessa di Linda Cariddi.
C'è Parigi poi, fuori e dentro i cliché, c'è Jasmine Trinca che regge anche le battute più agghiaccianti, c'è Adriano Giannini che si fa caricatura, ci sono amori che condensano il giudizio comune, c' il sesso, ovviamente, sempre lì, sempre presente.
E c'è Rocco.


C'è Rocco sempre, che cerca di uscire dalle faccette dietro cui Borghi si nasconde, in sorrisi così finti che infastidiscono, in situazioni paradossali e in un cuore al posto giusto, sempre, vero supereroe di questo ritratto desiderato.
Si arriva piuttosto stremati alla fine e ci si chiede: e allora?
Non tanto per Rocco in sé, per la vita che ha voluto raccontare.
Ma per la storia in sé, che non ha la forza per reggere, non ha il mordente che altre storie (Love, per dirne uno) di sesso hanno avuto. Né la stessa profondità psicologica se si passa il tempo a declamarlo, più che a mostrarlo.
Niente di nuovo sotto la N rossa, insomma.
Solo un passatempo, uno sfruttamento di nomi e talenti per volere degli iscritti.

Voto: ☕☕½/5

Antonia

Antonia ha l'endometriosi.
Lo scopre tardi, lo scopre nel peggiore dei modi, nel giorno in cui ha lasciato il  compagno, ha perso il lavoro, le è arrivato il ciclo.
E sviene.
La diagnosi sembra risolvere anni di dolore e di insicurezze, ma basta una parola a stare meglio?
Ovviamente no.
Basta a giustificare certi comportamenti, certi atteggiamenti, in modo piuttosto egoistico.
Ma serve soprattutto come punto di partenza.
Per cercare di mettere le cose apposto.
Di trovare un equilibrio, un centro, che non dipenda dal lavoro, dall'amore, dalla salute.
Ma come si fa?


Antonia è un'attrice che ha scelto il posto fisso in una soap.
Antonia è sotto contratto con un'agente megalomane che occupa un appartamento, e che la ospita.
Antonia stava con Manfredi, che tutto sa aggiustare, ma non lei.
Antonia vede Marco, il marito della sua migliore amica, baciare un altro, ora che lei è in crisi con il primo figlio, la esclude e le sfugge mentre Antonia per prima la esclude e le sfugge.
Antonia conosce Michele, scrittore straight edge affascinato dal suo disequilibrio, ma che arriva al momento sbagliato.
Antonia è Chiara Martegiani, che la serie autobiografica la scrive e la recita, in modo così naturale che i livelli si mescolano, metti poi che il compagno di vita che è Valerio Mastandrea è pure quel Manfredi dai modi burberi e gentili e il cortocircuito è servito.


Ma Antonia è soprattutto una serie fresca e intelligente, colorata e attuale, che parla di endometriosi, di salute mentale, ma lo fa senza stare sull'onda delle influencers.
Lo fa di pancia.
Lo fa con quel modo diretto e divertito che fa gridare ai giornali poco originali "la risposta italiana a Fleabag".
Martegiani non è Phoebe Waller-Bridge, ma ha una voce, uno stile (accompagnato a quello della regia di Chiara Malta) maturo e giovanile che fa ben sperare. Basterebbe il lungo viaggio che è un sogno che è un viaggio alla ricerca dell'animale guida a mostrarlo.
Tra pollo e gallina, però, meglio essere Antonia.
Con le sue imperfezioni, il suo stile da invidiare e applaudire.

Voto: ☕☕/5

8 commenti:

  1. La serie su Rocco Siffredi me la guardo per passare tempo magari, tanto per fare una pausa tra qualcosa di impegnato e disimpegnato, da come parli di Antonia mi pare che sia molto meglio, le guardo tutte e due, vediamo quale mi piacerà :)

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    1. Antonia è breve e intensa e la si gusta molto di più, Rocco si prende tutto il suo tempo per una storia che -il suo nome a parte- dice e mostra poco di nuovo in un modo anche troppo italiano, per dirla alla Boris :)

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  2. Supersex mi è abbastanza piaciuta, ma trovavo insopportabile Antonia e ho mollato. Magari ci riprovo.

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    1. Antonia non è facilissima da prendere, casinista com'è, ma alla fine le ho voluto bene. Molto più che a Rocco, nel suo fare il profondo con frasi da cioccolatini...

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  3. Complimenti per l'uso della citazione nel titolo, notevole, decisamente più della serie acchiappona su Rocco, che vorrebbe essere "Boogie Nights" ma sembra "Gli occhi del cuore". Cheers!

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    1. Fortuna che non hanno smarmellato anche la parte tecnica, ma alcuni dialoghi sembravano usciti da F4 random...

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  4. Mi spiace dover prendere le parti maschili in questa battaglia dei sessi, ma ho preferito Supersex. Entrambi i protagonisti non è che siano il massimo della simpatia, però in Antonia che dovrebbe essere almeno in parte una comedy ho trovato un po' deboluccio soprattutto l'aspetto comedy. Supersex almeno, volontariamente o meno, è più divertente :)

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    1. Il problema è proprio quello, Supersex si prende così sul serio da far ridere per l'imbarazzo, Antonia ha un umorismo più sottile che è nelle mie corde anche se pure il giovine, da maschio, l'ha trovata poco sopportabile.

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