6 aprile 2024

Orion e il Buio

Andiamo al Cinema su Netflix

Una delle mie paure più grandi?
La morte, dite?
L'altezza?
Invecchiare?
Nah.
Vedere un mito cadere.
Un mio mito.
Come Charlie Kaufman.
Che succede se un giorno guardo un suo film, e lo trovo privo di genio, senza quel guizzo, quella malinconia pure, che me lo ha da subito reso vicino?
Ho rischiato con il molto celebrale Sto pensando di finirla qui.
Ho dovuto vederlo due volte, per farci pace, per trovare l'atmosfera giusta, e anche se grande, anche se inquietante, un po' il mio cuore ha scricchiolato.
Ho avuto paura, ma paura davvero, quando senza grandi annunci e, diciamolo, senza granché pubblicità è arrivato su Netflix Orion e il Buio.
E già questo ha fatto strano.


Si tratta pur sempre di Charlie Kaufman, un vincitore premio Oscar, uno di quei registi definiti "visionari", uno che ci mette del tempo, ci mette del suo, quando fa un film.
È arrivato ad appena 4 anni di distanza dal precedente, e già faceva strano.
Che fosse uscito così, senza grossi avvisi, certo.
Ma anche che fosse un film di animazione all'apparenza semplice.
Niente a che vedere con Anomalisa, il secondo film da regista presentato a Venezia in stop motion.
La trama?
Un bambino che ha paura del buio e che con Buio finisce per fare amicizia.
Sembra un film Pixar.
Sembra anche una brutta copia di Monsters & Co. se ci si vuole già immaginare un po' di trama in più.
La verità è che il progetto è un adattamento da parte di Kaufman del romanzo illustrato del 2014 di Emma Yarlett, un adattamento che non ha promosso, che non ha diretto e che finisce nella sua filmografia quasi per caso.
Quasi come un conto da saldare più che come piena ispirazione.


Paura?
Molta.
Paura che si trattasse di un film semplice, con un'animazione altrettanto semplice, che fosse un innocuo passatempo saldadebiti.
Ma poi ho premuto play e ho capito che c'era qualcosa di speciale.
Fin dall'inizio.
C'è Kaufman, come sempre.
Che sembra scrivere di sé e delle sue nevrosi così come Orion scrive le sue paure, le sue tante paure.
La più grande? Quella per il buio.
E se succede (come già si sapeva) che Orion cerca di fare amicizia con Buio, offeso e pure un po' stanco di essere vittima di tanti incubi e di poco amore, soprattutto se Luce si prende gli applausi e la gloria? Succede che la storia prende una prima piega inattesa anche grazie a Werner Herzog narratore. E poi una seconda, perché si esce momentaneamente dal film rivelando di essere dentro un racconto.
Quello di un padre a una figlia.
E qui il cuore sobbalza.
Che padre Kaufman lo è, lettore pure, e quindi chissà se è così che il progetto è finito sulla sua macchina da scrivere.


Si rientra nel film, allora, quando a Buio si uniscono le altre entità notturne: Sonno, Insonnia, Quiete, Rumori Misteriosi e Dolci Sogni.
E allora sembra di stare dentro Inside Out. Con molte gag, che fanno sorridere certo, con molti confronti, che fanno emozionare.
Ma di nuovo, le paure iniziali si rifanno sentire.
E pensare che l'unione fra la Pixar e Kaufman potrebbe essere un sogno che si avvera, due mondi che si uniscono, due tesi universitarie che si fondono.
Il cuore scricchiola all'idea di una sceneggiatura che prende il volo, ma non sembra troppo originale.
Il colpo di genio, il colpo alla Kaufman, arriva allora sul finale.
In cui lo spettatore -io- si sorprende, si esalta, salta sul divano per un colpo di scena che diventa sbalorditivo e emozionante allo stesso tempo, diventa metacinematografico, metaletterario, fuori dal tempo pure, con tanto di lacrimuccia che a questo punto non mi aspettavo.
Che succede?
Come faccio a dirvelo?
Succede che si entra nella mente, che si viaggia nel tempo, che le paure non fanno più paura, che le paure diventano parte fondamentale della vita.


È una strana montagna russa Orion e il Buio, che parte in salita, che cala momentaneamente, che si riprende e che porta a un giro della morte in cui alla fine, anche se resta un Kaufman minore, un Kaufman laterale, meglio, è pur sempre un Kaufman, con un valore di intelligenza emotiva e cinematografica più alto della media.
E le paure posso dimenticarle.


Voto: ☕☕/5

11 commenti:

  1. Personificazione delle paure, farci amicizia come modo di affrontarle, mi sembra l’ideale film per bambini che però serve anche ai grandi.

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    1. Esattamente, come i migliori film di animazione. Qui poi i livelli di narrazione sono più profondi per l'adulto attento, e quindi ci si diverte di più.

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  2. Sì, un Kaufman minore, un Kaufman che deve portare a casa lo stipendio, ma pur sempre un Kaufman. Per un suo nuovo filmone, magari finanziato in parte dall'assegno incassato per questo, speriamo nella prossima volta :)

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    1. Mi aspettavo un progetto già annunciato come regista e invece sembra tornato solo dietro la macchina da scrivere tra racconti di prossima uscita e sceneggiature delegate a altri. Mica mi lamento, anche i Kaufman minori escono così bene.

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  3. Il grande problema dell'opera "minore" (che poi, cosa vuol dire esattamente?) di un autore, con i miei preferito ho imparato a fregarmene, è un buon film? Funziona? Non tutti i titoli sono obbligati ad essere grandi, ma a funziona quello si e questo, dal mio punto di vista fila. Ha la sfiga di ricordare un po' "Inside Out" ma ho amato più le emozioni pazze di questa versione, e lo dico, con quell'utilizzo di Herzog, il film ha guadagnato molti punti inteligenza ;-) Cheers!

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    1. Più che minore, infatti, meglio definirlo laterale. Una sceneggiatura che non ti aspetti, non così, adattata e non sempre originale, ma che riesce a funzionare lo stesso. Con l'entrata in scena di Herzog ho capito di poter mettere da parte le paure: del genio c'era.

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  4. Credo che lo vedrò, anche se per esempio Anomalisa mi convinse fino ad un certo punto (secondo me l'idea, brillante, non sosteneva un intero lungometraggio)!

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    1. Pensa che arrivati al finale di Anomalisa mi aspettavo fosse solo una pausa per un'altra tappa da quanto ero presa. Sono anni che lo vorrei rivedere e vista la pulce di Orion è arrivato il momento.

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  5. L'ho trovato delizioso. Grazie di avermi ricordato di recuperarlo.

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    1. Felice di avergli reso onore, non capisco com'è che è passato così in sordina, povero Kaufman sacrificato da Netflix.

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  6. Film carinissimo e adorabile, l'ho visto su netflix ieri e mi è piaciuto un mondo :)

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