2 settembre 2018

Venezia 75 - Frères Ennemis

Venezia si apre sempre più ai racconti di genere.
Qui, siamo in quelle crime story di droga, tradimenti e doppi giochi.
La novità è di trovarci alla periferia di Parigi, in compagnia di spacciatori di droga di un certo livello, a cui dà la caccia un amico d'infanzia che nel giro non è mai voluto entrare, e che cerca a suo modo di aiutarli.
Tutto cambia e peggiora con l'omicidio di uno di questi spacciatori, migliore amico di Samuel, informatore di Driss, con i due che pur non piacendosi, si vedono costretti a collaborare, per evitare linciaggi e sospetti, per mettere in pace la coscienza.



In tutta onestà, per quanto la sceneggiatura sia solida, il genere ben centrato, gli inseguimenti al cardiopalma, se non fosse stato in concorso a Venezia e non ci fosse stata quella che è ormai la mia cotta Veneziana da tre edizioni a questa parte -Matthias Schoenaerts, ancora una volta bellissimo, caciarone e vendicativo quanto basta-, dubito mi sarei vista questi Fratelli nemici.
Il problema è proprio il genere di cui fa parte, che dopo The Departed -per quanto lì si trattasse di mafia, qui di cocaina- poco di nuovo ha da dire. O forse pure di quella luce, di quella fotografia fredda e grigia che non aiuta a coinvolgere.
IL punto è che senza infamia e senza lodi, la visione passa, e anche se condivisa con Guillermo del Toro in sala, presto si dimenticherà.

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