9 settembre 2018

La Domenica Scrivo - Venezia 75

Potrei scrivere esattamente le stesse cose scritte un anno fa, a commento della 74esima edizione.
Le sensazioni, le emozioni, sono le stesse.
C'è la felicità di stare lì, proprio dove vorrei essere, a vivere di film e di cinema, c'è la stanchezza che 9 giorni vissuti di cinema comporta, tra cene saltate, pranzi spiluccati in coda, un lavorio e un'ispirazione che mai ritrovo a casa, con post scritti di getto, sull'onda dell'entusiasmo o della perplessità di quanto visto.
E invece ci provo a scrivere qualcosa di nuovo, perché qualcosa di diverso questa edizione l'ha avuta.



Come ricordato ieri durante la cerimonia di premiazioni, i numeri sono stati diversi, esorbitanti. Più accrediti, più pubblico, che intasava sale, passaggi, bagni. Una domenica caotica davvero, e file interminabili fatte a più di un'ora dall'inizio del film. Bello, ovvio, ma pure un attimino frustrante, eh. Soprattutto quando in sala non riesci ad entrare (fortunatamente, è successo per un solo film, Mi Obra Maestra, presentato nella sala più piccola a disposizione, nell'orario più infelice, in un giorno in cui non c'era altro da vedere, evviva! - altro film perso perché impossibile da incastrare nel programma: Charlie Says).
Di diverso c'è poi stata la qualità dei film, altissima -vero-, ma che per quanto mi riguarda non è riuscita a battere il trio La Forma dell'acqua/Tre Manifesti/Mektoub, My Love dello scorso anno, con nessun vero colpo di fulmine, con dei ma che purtroppo scalfivano il risultato finale.
Ancora, diverso è stato il mio approccio a questa Mostra, con un po' più di interazioni, con un po' più di amicizie ad appianare l'amore per la solitudine, che lo so che è bellissimo immergersi in un mondo fatto di cinema, in cui solo di cinema si parla, ma sono sempre quella che non si vuole imporre, che non ha voglia di conversare per far cambiare idea, o per cambiare. I film preferisco farli vivere ancora un po' dentro di me prima di scriverne, e solo scrivendone -ragionando, soppesando parole- far sapere quello che ne penso. L'embargo alla stampa tanto odiato, mi è quindi stato amico, tempi più rilassati nel pubblicare, pensieri che si possono formare in tranquillità senza che twitter mi inondasse con le sue sentenze.


Di diverso, poi, c'è un stato un programma disequilibrato, con primi giorni caotici pieni di star, pubblico e film importanti, e giorni finali in cui si poteva anche tornare alla base per pranzare, o evitare di andare al Lido. Mai, in 6 anni, mi era successo di disertare il venerdì delle visioni, ma complici film non propriamente ispiranti, una pioggia incessante e le ore piccole fatte, ho preferito starmene per un giorno a letto, preparare con calma la valigia e fermare a 34 il numero totale di film visti.
Film che ora andranno per il mondo, si dimenticheranno, si faranno scoprire.
Ed è questo il bello, l'essersi sentita per almeno un istante privilegiata, grata, di aver potuto vedere film anche minuscoli, completamente a scatola chiusa, che spariranno nel sottoscala di produttori, a cui dedicare tempo e diottrie e ore della mia vita.
Questi intensi 9 giorni alla fine sono volati, scanditi al ritmo di 4 film al giorno, con l'ultima proiezione che diventa un sospiro di sollievo per un altro giorno da depennare. Ché sì, vivere di cinema è bellissimo, nonostante tutto, ma tornare a casa, a ritmi più umani, a calori più umani, è sempre più bello e straniante. Come essere stati sulla luna, come essere approdati in una dimensione altra, e sentirne la nostalgia. Ryan Gosling ne sa qualcosa.

2 commenti:

  1. E sempre un piacere è leggere i tuoi resoconti anche se, come ti scrivevo ieri, accanto all'invidia c'è anche il pensiero della stanchezza per le file, i film pesanti, il cattivo tempo in laguna. Mi sono mancate le tue 'pagine di diario' a fine serata quest'anno, ma felice comunque per la rilassatezza e il maggiore respiro che l'embargo (non solo un male, dunque) ha portato.

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    1. Quest'anno ho rinunciato alle pagine di diario dopo che lo scorso anno si erano fatte più tetre e psicologiche, insomma, un po' troppo personali. E visto che la solitudine mi contraddistingue, poco di nuovo avrei potuto scrivere e mi sono lanciata -a modo mio- nelle stories di Instagram come hi visto ;)

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