5 gennaio 2021

Soul

Andiamo al Cinema su Disney+

[Prendila larga, farà meno male…]
Ci sono tradizioni che non vanno spezzate.
A Natale si guarda il film Disney dell'anno. O Pixar.
La prima recensione dell'anno del blog sarà dedicata al film di Natale della Disney. O della Pixar.
Durante un film Pixar, si verseranno tutte le proprie lacrime.
Non ci si scampa.
È così e così sempre sarà.
E infatti quest'anno a Natale la Pixar ha deciso di farci il regalo più bello.
Un po' indigesto quando è stato annunciato ad ottobre, con gli esercenti delle sale in rivolta perché un altro film capace di rimpinguare casse ormai misere, veniva destinato direttamente allo streaming.
Quello della piattaforma Disney+ che, diciamolo, non ha così tanto materiale dalla sua.
Non nuovo almeno, dove tutta la baracca sembra essere portata avanti da The Mandalorian.
Ma con i cinema chiusi, con il bisogno di un pizzico di normalità, la Disney/Pixar si è finiti per ringraziarla della decisione, stando al sicuro del proprio divano a godere della sua ennesima magia.
E che magia!
[Lo sentite, in questa lunga premessa il mio tentennare? Il mio prendere tempo? No?]


Una magia che per la prima volta sembra rivolta proprio agli adulti, a quegli spettatori che sgomitavano ogni volta in sala tra pargoli e genitori e famiglie numerose, e che ora si ritrovano protagonisti assoluti di una storia che sembra scritta per loro.
Per noi.
Per me.
[Ecco, finalmente, un indizio]
La storia ruota attorno a Joe Gardner, un adulto in crisi, che sgomita pure lui: per emergere, per fare della sua ossessione, della musica, un lavoro.
La sua vita ruota tutto attorno a quello.
Smania per occasioni, si cruccia per quelle perse, fa il professore (di musica) per avere di che vivere.
Non basta la madre a dargli contro, non basta la vita che lo prende a porte in faccia, lui alla sua scintilla continua a crederci.
Finché non cade in un tombino, finché quella vita che sembrava finalmente iniziare a sorridergli con l'occasione giusta a presentarsi alla sua portata, gli scivola via.
Scivola in un lungo tapis roulant da cui deve scendere Joe!
Non può essere finita qui!
Non può aver sprecato questo tempo, questa sua vita!
E così, scombinando i conti al corrucciato Terry, Joe cerca di tornare sulla Terra prima di "ascendere".
[Continua, continua, descrivi e non approfondire!]


Qui partono gli equivoci, parte la scoperta di un Aldilà gestito dai Jerry dove le anime nuove vengono preparate alla vita, un carattere gli viene assegnato, una scintilla a caratterizzarli.
Ed è qui che entra in scena 22, lei, anima antica, che di vivere non ha mai avuto voglia.
Chiamala paura, chiamala saggezza.
Il compito del suo nuovo mentore, Joe in incognito, è quello di convincerla a fare il salto, nonostante illustri predecessori come Lincoln, come Madre Teresa, non ci siano riusciti.
Va da sé che dopo tante fughe e tanti battibecchi, dopo aver stretto un patto, il salto lo faranno in due.
Tornando entrambi, in corpi diversi, a vivere.
E a vedere da una prospettiva diversa le decisioni, la vita, a cui rimanevano ancorati.
[È evidente, ormai, come cerco di prendere spazio, riempiendo questo post con una spiegazione della trama anche troppa dettagliata, ci manca solo che mi metta a parlare degli aspetti tecnici…]


Soul è un film diverso, adulto, non solo per la trama e per i suoi protagonisti vecchi, adulti.
L'animazione è qualcosa di straordinario.
O semplicemente, qualcosa di completamente diverso dal solito.
Anche questa a misura di adulto, con linee, forme, colori sperimentali e folli.
Distanti da quanto mai la Pixar avesse fatto, inventando anche in questo caso un mondo, ma non più colorato e bambinesco come poteva essere Mostropoli in Monsters & Co., bensì un Aldilà vero e proprio e strano, abitato da Jerry fatti di pure linee.
Soul spinge l'asticella ancora più in alto rispetto a Inside Out, pur non avendo lo stesso risultato nostalgico/rincuorante della sua sorella maggiore, visto che alla fine tanto lì si parlava di emozioni, quanto qui si parla di anima, e visto che il padre è lo stesso: l'ormai psicologo da venerare Pete Docter.
[… e infatti, guarda come ancora mi dilungo…]

Se i più piccoli hanno i colori, hanno il ritmo in cui perdersi e anche quella parte centrale fatta di corse e di azione (che è anche questa volta il solo neo di un film che parla quasi esclusivamente agli adulti), noi abbiamo le riflessioni che le scelte di Joe, e le influenze di 22, ci portano a fare.
Perché sgomitiamo per farci riconoscere nelle nostre bravure, in quelle scintille per cui ci strappiamo i capelli.
O almeno, io, lo faccio.


Getto la maschera, è il momento di affrontarlo di petto questo Soul.
Perché lo ammetto: aver sperato fino all'ultimo che la scintilla, quella vera di Joe, non fosse la musica, ma l'insegnamento rende ancora più evidente la difficoltà ad accettare i fatti come stanno.
La speranza che è l'ultima a morire, l'aggrapparmi alla mia scintilla.
Non vedi come mi piace parlare di cinema?
Non vedi come mi piace scrivere?
Ci sto mettendo una vita in stand-by, accettando quel lavoro non propriamente dei sogni per pagare un mutuo, crucciandomi per chi ce la fa, per come ce la si fa, tentennando e annaspando in un mondo da cui mi sento spesso lasciata indietro.
Rimarrà solo un hobby il mio?
Un blog da gestire nel tempo libero?
Una laurea senza valore se non quello dato dall'esperienza e dallo sguardo che mi ha dato?
Forse.
Probabile.
E anche se fosse?
Soul mi ripete quello che in rari momenti di illuminazione mi dico anch'io.
Pur dando peso (troppo) ai momenti di sconforto, ai numeri, agli anni che passano, alle occasioni non solo mancate ma mai cercate e la sensazione che possa essere tutto qui… non mi servono la crosta di una pizza o la foglia di un albero a ricordarmi che non ho niente di cui lamentarmi.
Che ho tutto di cui godere.
Ci sono domeniche, quelle con la luce giusta, quelle con i tempi giusti, in cui mi guardo attorno e vedo che la scintilla, l'amore per il cinema, una certa bravura (consentitemi almeno qui, almeno per questa volta, di elogiarmi da sola) nello scrivere contano, ma conta quello che nel mentre ho saputo costruire.
Di cosa e di chi -soprattutto- ho saputo circondarmi.


Soul più che un film di animazione, diventa quindi una lezione.
Una di quelle importanti, una di quelle in cui si accettano l'azione, gli equivoci, le bellissime metafore in cui guarda caso viene usato un gattone per farcele entrare bene in testa.
La parte nostalgica di me continuerà a preferire Inside Out, o forse, è solo quella che fatica ad affrontarla di petto, la vita.

Voto: ☕/5

11 commenti:

  1. Mi par di capire che Soul abbia fatto "male, male, male da morire" un po' a tutti noi adulti dotati un minimo di sensibilità. Speriamo che Luca sia più divertente e meno introspettivo o ci troveranno tutti impiccati a qualche albero XD

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    1. La Pixar non sbaglia un colpo e sa come affondare.
      Luca ci farà rimpiangere le vacanze al mare da bambini ne sono sicura, ma spero ci diano una tregua che sembrano sedute dallo psicologo più che film!

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  2. Bellissimo film, bellissimo post. Prevedibilmente, mi ha fatto male (e poi bene) per le stesse identiche ragioni.

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    1. Grazie!
      È il film perfetto nonostante il male che fa, per noi adulti in crisi. Ormai la Pixar ha capito qual è il suo pubblico di riferimento.

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  3. Condivido ogni tua parola, un film splendido, più per adulti che per bambini, che ti fa davvero riflettere, oltre che piangere, come sempre. L'ho preferito a Inside Out e ne ho parlato da me, ma la tua recensione (che è anche molto di più che una recensione) mi piace moltissimo, ho provato sensazioni molto simili alle tue guardando il film.

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    1. Grazie mille!
      Un film che è una gran stoccata a quel pubblico che alla fine è lo zoccolo duro della Pixar: adulti sognatori che affollano le sale tra famiglie e bambini. Con il senno di poi, era quasi naturale che ci dedicassero un film.

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  4. Oh, grazie per questo commento!
    E grazie alla Pixar per sapere sempre tirare fuori il meglio di me, e per scrivere film su di me. Come fa, un giorno, lo scoprirò.

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  5. sembra molto bello, leggo lodi da ogni dove!
    cmq fa pensare che la pixar dia ogni volta capolavori originali mentre la disney pura proponga quasi sempre opere di derivazione molto vicina all'originale anche se con le tematiche stravolte!

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    1. La Pixar per fortuna sembra uscita da un periodo non felice, perché pure lei si era data a parecchi seguiti (Nemo, Crs, Gli Incredibili, Toy Story) e non sempre riusciti.
      Se tengo conto che Coco sapeva emozionare per la qualità dell'animazione e per il finale ma non per la struttura della trama, questo 2020 sembra averla riportata sulla giusta strada fra questo Soul e l'altrettanto emozionante Onward.
      Speriamo Luca sappia fare lo stesso.

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  6. La magia con me purtroppo non ha funzionato.
    La Pixar mi ha fregato solo con Inside Out, di cui questo mi è sembrato una cover in versione jazz, ma fondamentalmente, a guardar bene, fa sempre lo stesso film.
    La componente bambinesca poi, per quanto ridotta, non ce la fanno proprio a toglierla, e quella parte centrale piena di corse è davvero deboluccia. Il finale inoltre per quanto mi riguarda è parecchio insoddisfacente.
    Viva Inside Out, abbasso Soul. :)

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    1. Inside Out non si batte, ma qui sarà che il messaggio è quello giusto al momento giusto che anche le parti bambinesche e la solita fuga che rovinava pure Up! la si perdona.

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