Andiamo al Cinema
Uomini che odiano le donne.
E donne che hanno paura degli uomini.
Che diventano loro vittime, ma che non ci stanno più.
Non ci sta Harper a dover affrontare un lutto e sentirsi anche responsabile per la morte del marito, suicida dopo una lite.
E fugge, nella più profonda campagna inglese, affittando un cottage da sogno, in cui lavorare in tranquillità, immergersi nella natura, rilassarsi.
Possibile?
No, ovviamente.
Perché il passato tormenta, quell'ultima lite, tra accuse reciproche, urla, minacce e aggressioni, continua a tormentare.
E perché a tormentare Harper è anche un altro uomo, o forse tutti gli uomini, che la segue dai boschi, che la spia dalle finestre, che la insulta e la colpevolizza in quel villaggio in cui altre presenze femminili non ci sono.
Uomini che hanno tutte le stesse sembianze, camuffate, modificate, a rendere il tutto ancora più inquietante.
Se la sembianza, poi, è quella di Rory Kinnear, attore che m'inquieta anche in condizioni normale, Men diventa un horror a tutti gli effetti per me.
Il paradiso bucolico in cui Harper cerca rifugio, diventa un incubo in cui non mancherà il sangue, non mancherà lo strano e il misterioso in una notte dove gli inseguimenti e le minacce si moltiplicheranno fino alla resa finale.
Uomini.
Uomini che odiano le donne, che le accusano e che le minacciano, che con la loro solo presenza incutono timore.
Harper non è però una damigella da salvare, nonostante l'abbigliamento volutamente retrò.
È una donna traumatizzata che deve venire a patti con il suo trauma, con il suo lutto.
Per farlo, si passa attraverso simbologie e metafore, che vanno dalla mela di Eva a Leda e il cigno, fino al tarassaco stesso, che vola in modo poetico anche nelle scene più sinistre.
In un film in cui Jessie Buckley dimostra un'altra volta la sua bravura sapendo reggere il film sulle sue spalle, è indubbio che la differenza la fa la regia di Alex Garland.
Un regista che fin da subito ha voluto imporre la sua estetica ai film, tra silenzi e sequenze oniriche.
Il suo sguardo, particolare e suggestivo, ha continuato a crescere dall'esordio scientifico di Ex Machina, passando per gli strani mondi fantascientifici di Annihilation e Devs.
Ora mette da parte la scienza, ma non il suo occhio che si arresta sulle bellezze della natura e di una casa da invidia, per poi sfuggire ad ogni controllo in una sequenza finale per stomaci forti difficile da digerire.
Un finale metaforico e non immediato, dove gli uomini si susseguono tutti uguali, partorendo se stessi, ad inseguire donne che devono imparare a conviverci, o ad uccidere.
Più femminista e più emotivo rispetto ai freddi lavori precedenti, Men non è una visione facile né è così diretto, ma soddisfa.
Garland continua a prediligere l'estetica al contenuto, ma questa volta non lascia freddi.
Voto: ☕☕☕½/5
Mi è davvero piaciuto!
RispondiEliminaConcordo su tutto, ho apprezzato tantissimo!
RispondiEliminaA me non ha soddisfatto per niente.
RispondiEliminaIl finale sarà anche metaforico, ma più che altro mi è sembrato ridicolo. XD