Settimana Horror
Ci sono quelle serie TV che su Netflix passano in sordina, nonostante il richiamo bello forte della moda del momento.
Gli anni '90 sono i nuovi anni '80, o meglio, nel continuo riciclo delle mode, sono tornati pure loro che -musica a parte- poco avevano da invidiare.
Il mondo del cinema, per esempio, mica era pronto per una regista donna di film horror.
Non in quella Hollywood così simile all'oggi ieri in cui per emergere, serve cedere a certi favori.
Succede a Lisa, che si trasferisce a Los Angeles convinta di avercela fatta, di aver fatto centro attirando l'attenzione del produttore di grido Lou Burke grazie al suo folle cortometraggio, tranne poi vedersi soffiare il progetto per averlo rifiutato.
Che fare?
Denunciare?
Riprovarci?
No, maledirlo.
Maledirlo davvero, grazie all'aiuto di un'artista/tatuatrice che chiede in pegno gattini che Lisa vomiterà per lei, lei che ha uno stuolo di aiutanti zombie, lei che fa piantare a Lisa una pianta dallo sviluppo portentoso in quell'appartamento da incubo in cui è andata a stare.
Tutto troppo strano?
In effetti, lo è.
E la carne al fuoco non è finita se ci si mette di mezzo l'attore famoso che per Lisa ha una cotta, il passato di quella fattucchiera da scoprire, il passato di Lisa, quello recente in cui ha realizzato il cortometraggio maledetto che ora deve diventare un film, e quello più remoto, nel suo Brasile.
Un peccato, allora, che tutto questa carne risulti indigesta, di troppo.
Che un inizio molto promettente, con i giusti riferimenti pop, con la giusta atmosfera, con il giusto mistero, diventi un guazzabuglio di idee e di stranezze non sempre a fuoco a che fanno perdere l'interesse.
Per la storia, non per come è girata, tra luci soffuse, foreste d'interno e una Los Angeles tra lo squallido e il fascinoso.
Pure la simpatia finisce per finire, che una come Rosa Salazar ci gioca su questo, vedi la bellissima Undone, anche se finalmente qui la ammiriamo in carne ed ossa.
A darle filo da torcere, una Catherine Keener in versione Tilda Swinton.
E i brividi?
I brividi sono per lo più di disgusto, per quei gattini che compaiono e per gli zombie e un grado di igiene che manca.
La ciliegia non è mai stato il mio gusto preferito.
Intrigante fino a un certo punto.
Ma finisce per essere indigesta.
Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone: 1 Leone su 5 |
Sulla carta, «il mio sapore». Peccato sia tutto fine a sé stesso, per quanto intrigante, e pure l'ambiente cinematografico resta in sordina...
RispondiEliminaDevo terminarla, mi manca ormai poco, ma mi piace quando una serie osa così tanto. E qui succede... Oh se succede...
RispondiEliminaDopo un'ottimo inizio si perde un po' per strada, ma io tutto sommato me la sono gustata alla grande, questa imperfetta ciliegia. :)
RispondiElimina