30 maggio 2023

Succession - Stagione 4 (L'Ultima)

Mondo Serial

Come si scrive un finale?
Lo si anticipa, con piccoli indizi sparsi qua e là, si rende la tragedia ancora più tragica, si delinea il destino dei vari personaggi in archi narrativi che il lieto fine non lo prevedono, la crescita nemmeno, ma il beffardo sì.
Si costruisce poco a poco, con episodi via via più intensi, che si caricano di significato e che rendono interessante, bollente, spinosa una semplice domanda: chi sarà il nuovo CEO?
Questa, in fondo, la domanda finale che tutti ci siamo fatti in questa immensa quarta e ultima stagione, e se si arriva ad appassionarsi a una domanda simile, a chiedersi chi prevarrà fra i vari odiosi e poco seri pretendenti, significa che Jesse Armstrong ha colpito nel segno.
Sono salita a bordo con un anno di ritardo, ma alle vicissitudini della famiglia Roy mi sono appassionata come un fan della prima ora: odiare tutti, amare tutti.


Tranne Logan, ovvio.
Come si fa ad amarlo?
Il padre-padrone, il vecchio burbero che non vuole mollare l'osso e che in questa quarta stagione se ne va, improvvisamente, lasciando un vuoto davvero difficile da colmare.
I figli, che in questo vuoto potrebbero ritrovarsi, si perdono invece.
Non hanno più un nemico comune da battere, hanno il loro ego ferito, le loro pretese e il sogno di vedersi lì, a capo di tutto.
Si tradiscono e si alleano, si tradiscono ancora e si sfidano.
Senza un testamento, con una linea che può significare una cancellazione o una sottolineatura, tutto resta da scrivere.
E la grande compravendita che si porta avanti da tempo, diventa il campo di battaglia.
Uno svedese bello e seducente come Alexander Skarsgård da battere in casa, con cui stringere accordi o da manipolare, perché un padre è morto, un re è morto, e ancora manca il successore.


Come si scrive un finale?
Dividendo l'attenzione, anche.
Facendo a pezzi la tragedia.
Sì, gli episodi che riguardano riunioni e tattiche di business regalano frasi e meme da incorniciare, ma sono ovviamente quelli in cui c'è un padre da salutare che svettano.
Una morte a distanza, in cui affidare parole e lacrime a un telefon.
Una veglia in cui decidere il futuro.
Un funerale, soprattutto, in cui cercare di sciogliere nodi, di sentire il lutto finalmente.
Logan è lì, sempre.
Ombra e corpo, sguardo e voce.
Imitato e replicato a far sentire la sua presenza sempre ingombrante.


Come si scrive un finale?
Con pathos e con malizia, rendendo appassionante la conta dei voti, i voltafaccia e un'unione che sembrava ormai impossibile, e infatti lo è.
Li vedi, spezzati, soli, non seri.
Non sono persone serie Kendall, Shiv e Roman.
Nemmeno Connor, anche se a sorpresa svetta per bontà, per vita matrimoniale relativamente felice nonostante un curriculum politico poco invidiabile.


Non è serio Kendall, che semina imbarazzo appena apre bocca, su un palco o a una festa, incapace di vestire i panni del re, del trovare una strada che non si distanzi da quel padre di cui vorrebbe prendere le veci da sempre. Ma per com'è genitore a sua volta, quasi lo diventa.
Non lo è Shiv, che trama nell'ombra per venire sempre scoperta, che manipola e che urla, che porta all'esasperazione un Tom che porta lei all'esasperazione, in un rapporto così complicato da definire o difendere.
Non lo è Roman, che cresce però, che dietro il suo fare sboccato e irriverente, nasconde tante ferite e una possibilità incompiuta che lo tormenta. E lo tormenterà.
Non sono persone serie, ma quando sono assieme, uniti davvero, sono capaci di incoronare un re, decidere un Presidente e chiudere contratti.
Di tornare bambini, nonostante tutto.


Come si scrive un finale?
Curando tutto.
Dagli abiti che lanciano una nuova moda alle musiche sempre più incalzanti di Nicholas Britell, dalle scenografie di ville, resort e chiese, alla regia, ovviamente.
Che scruta i suoi protagonisti, le più piccole reazioni, che indugia e che segue come dentro ad un documentario.
Con quel terzo episodio (Connor's Wedding) diretto come un pezzo teatrale chiuso in una nave, in un aereo, che è qualcosa di immenso.
Ancora una volta, lasciando le redini a Jeremy Strong, Brian Cox, Matthew Macfadyen, Sarah Snook e Kieran Culkin (il mio tifo va a lui, cotta seriale in crescita) che si contenderanno tutti i prossimi premi nella stagione degli Emmy.
Ed è difficile scegliere fra i tanti confronti, i tanti litigi, i tanti discorsi e elogi funebri, il loro momento di perfezione. Sono troppi.
A mostrarci la vera natura di questi scorpioni, dopo averceli fatti amare.


Come si scrive un finale?
Così.
Con destini che in fondo erano già scritti, consegnando il potere nelle mani di chi ha tramato nell'ombra, dal suo angolo. Vendendo e svendendo segreti e se stessi.
Sempre pronti a tutto.
Così, lasciando crogiolare in un'amarezza difficile da spiegare.
Restano porte ancora aperte che chissà come e se verranno varcate.
Resta una famiglia a pezzi con le tasche piene e l'orgoglio ferito.
Che guarda nel vuoto, che vuota si sente.


Com'è, questo finale?
Perfetto, per molti.
Per me, per quanto completo, sospeso.
Il cruccio di non essere riuscita a rivedermi tutto per godere di riferimenti e indizi ormai dimenticati è forte.
Ma ho sussultato, ho pianto, ho odiato e amato tutti.
Ancora una volta.
Chiedendomi per settimane: "Chi sarà CEO?", una domanda che mai pensavo mi potesse appassionare.
La consolazione è che questo pezzo di TV, immenso in ogni suo aspetto, resta.
Il re è morto. Lunga vita al re.

Voto: ☕☕½/5

5 commenti:

  1. Ho divorato tre stagioni in un Amen e ho patito, settimana per settimana per vedere l'ultima, attendendo ogni episodio. Bellissima serie davvero. Però consiglio a tutti di non fare il mio errore e vederla ora tutta insieme, almeno per le coronarie ;-) Cheers

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    1. Io ancora mi mangio le mani per non essere riuscita a rivedermi tutto in vista del finale. So di essermi persa pezzi, riferimenti. Però vista un episodio a settimana ha sedimentato meglio, e mi sono goduta ogni passaggio di questa fine.
      Non mi resta che aspettare il tuo post lunghissimo ora :)

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  2. Ho iniziato il recupero impossibile...metà della prima stagione divorata in due giorni. Non sto leggendo praticamente nulla di questa ultima stagione.Veramente bellissima

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  3. Non mi ha mai appassionato. Infastidito proprio dal troppo fastidio che emanavano i protagonisti.

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  4. Per principio non vedo le serie. Si tratta di un tipo di narrazione truffaldino che schiavizza lo spettatore.

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