10 maggio 2023

Stockholm

Andiamo al Cinema su Neftlix

Avevo scritto che avrei approfondito i lavori di Rodrigo Sorogoyen ed eccomi qui.
Davanti a due film difficili da incasellare prima che il regista assieme alla fida co-sceneggiatrice Isabel Peña si imbarcasse in progetti più ambiziosi, politici e di denuncia.
Alla luce della sua carriera futura, come giudicarlo un esordio che è un film ad episodi su 8 diversi primi appuntamenti?
L'amore, i dubbi sull'amore, le pazzie fatte per amore, la gelosia per amore che finiscono poi per legarsi in uno scompigliato funerale?
Meglio soprassedere su 8 Citas, un po' perché i film ad episodi non fanno per me, un po' perché l'estetica del 2008 non è invecchiata bene e un po' perché essendo firmato in coppia con Peris Romano rende Stockholm, il vero e proprio esordio.
All'apparenza, un'altra commedia romantica.

Con lui e lei che si incontrano ad una festa.
Con lui che si invaghisce, cerca di abbordarla, di fare il simpatico, di portarla a casa.
Insiste, la segue, la accompagna e alla fine ce la fa: dopo una notte a passeggiare per le strade di Madrid, a scambiarsi segreti e ricordi, a sfidarsi e tentennare, la fa entrare nel suo appartamento.
Un appartamento vuoto, una terrazza dalla vista piena di fascino, ma ancora lei non ci sta.
Tutto qui?
Un gioco di seduzione, un'alchimia che fra due belli come Javier Pereira e Aura Garrido si fa palpabile?
A metà film ci si chiede cos'altro ancora può succedere, con lui e lei che troppo presto bruciano una tappa che spesso sta fuoriscena, nel finale.


Insomma, sembra un esordio che nonostante la buona chimica fra gli attori finisce per essere freddo come la fotografia scelta.
Ma il giorno dopo, tutto cambia.
Quelle scelte di sceneggiatura che sembrano pericolose nel battagliero oggi, si ribaltano, dimostrando ancora una volta che certi argomenti non sono solo per le leonesse da social.
I no sono dei veri no da sempre, non si fa i preziosi, non si tentenna per prolungare il flirt.
E se i ruoli si ribaltano?
Se alla luce del sole è lei che non se ne vuole più andare, lei che insiste con lui, che lo mette alle strette e svela il suo gioco?
La commedia romantica si trasforma in una specie (molto piccola, molto breve) di thriller psicologico, facendo dimenticare i momenti sognanti della sera prima e rivelando un disagio e una solitudine che si fanno pericolose.
Molto pericolose, per entrambi.


Il titolo che sembra citare la famosa sindrome è un monito a un altro piano maschile tutt'altro che femminista, in un film che nel lontano 2013 già parlava di temi che sembrano scottanti solo oggi.
Lo fa senza calcare la mano ma anche senza rendersi memorabile, purtroppo.
Colpa anche di una fotografia gelida da imputare forse al poco budget (siamo ancora all'epoca del crowfunding).
La regia di Sorogoyen mostra invece già le sue zampate, pur affidandosi ai due protagonisti e alla loro intesa, rende bene i momenti romantici anche a suon di musica classica, muovendosi ancor meglio dentro quell'appartamento che diventa una trappola.
Un esordio promettente, quindi, nel suo piccolo.

Voto: ☕☕½/5

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