Siamo al terzo giro di giostra in compagnia della famiglia Roy, e ancora non ci si stanca.
Anzi, il livello della serie cresce, tra scrittura e soprattutto interpretazioni, facendone una delle migliori in circolazione, facendo della famiglia Roy quel tipo di famiglia che non riesci a sopportare, ma che non riesci a non guardare, a cui non riesci a non affezionarti.
Il recupero migliore ai tempi del lockdown, capace di creare una Sindrome di Stoccolma.
A questo giro più che mai, visto che tutti sono in crisi come è in crisi la società di famiglia, ora che quella pecora nera di Kendall ha deciso di vuotare il sacco, di non fare da martire e capro espiatorio per il padre, ma di confessare e denunciare tutta quella corruzione, quegli stupri e quegli occultamenti di cadavere che il reparto crociere dell'Impero nascondeva.
Di mezzo, ovviamente, ci va l'equilibrio della famiglia, spaccata in più parti, con il supporto dei figli e dei fratelli a cui dare un prezzo.
Trattative continue, tra minacce e doppi giochi.
Ne vediamo in continuazione in questa stagione in cui si viene rimbalzati di strategia in strategia, patteggiando vuoi per Kendall e il suo nuovo personaggio woke, vuoi per Shiv alla continua ricerca di approvazione, vuoi per Roman, ovviamente, idolo indiscusso della serie capace di trattare e importunare sessualmente allo stesso geniale modo.
Mentre in un mondo a sé, in preda a incubi e paranoie, è Tom, destinato alla prigione.
Il momento, o l'episodio migliore, è difficile sceglierlo.
Si passa senza preoccupazioni di sorta a fughe e divisioni per il mondo per evitare l'arresto ad una festa piena di cringe quanto la parola cringe, dalle discussioni per l'elezione del prossimo Presidente alla gita a bordo jet per comprare l'approvazione altrui, dalla conferenza di presentazione in cui i Nirvana in tutta la loro potenza fuoriescono dalle casse ad un'altra conferenza in cui barattare voti e dignità, senza dimenticare il dimenticabile quarto fratello, maggiore solo per età, che sbotta e che continua a sognare.
Non mancano guest star di lusso tra Adrien Brody e Alexander Skarsgård, mentre si vola da New York a Milano, passando per Como e infine la Toscana.
Ed è proprio qui, in una villa esclusiva e in un matrimonio da lusso che riporta a galla macchie di sangue, che si consuma la tragedia finale.
Che ha richiami all'antica Grecia, che lascia con il fiato sospeso e fa soffrire quando quei tre fratelli che si sono rincorsi, studiati e odiati finora, si alleano finalmente contro l'amore paterno che hanno sempre inseguito.
Case, ville, appartamenti e hotel da sogno fanno da sfondo a questa parabola, con la regia che come in un documentario spia e registra ogni espressione, ogni giudizio.
È uno scontro tra titani nell'interpretazione, tra quel mattatore adorabile di Kieran Culkin (ennesima mia cotta seriale), al dinosauro rancoroso di Brian Cox arrivando ovviamente a lui, a un Jeremy Strong che fa soffrire, fa star male fisicamente: appena entra in scena con il suo sguardo perso, il suo bisogno di amore e approvazione a tutti i costi spezza il cuore.
Il colpo di scena finale, il tradimento finale, sono di quelli che bruciano.
E lascia aperte le porte a una quarta stagione carica di carne al fuoco e di nuovi scontri.
La famiglia Roy è così, prendere o lasciare.
La si odia e la si ama, si resta incantati a seguirne le sorti, tra l'incredulità e il realismo con cui questa viene raccontata.
Voto: ☕☕☕☕☕/5
Devo iniziarla.
RispondiEliminaContinuo a sponsorizzarla: il miglior recupero che potessi fare ai tempi del lockdown.
EliminaLa famiglia Roy deciderà anche il prossimo Presidente della Repubblica italiana?
RispondiEliminaSpero di no, però sullo schermo faccio il tifo per loro. In particolare per Jeremy Strong e Kieran Culkin. Difficile scegliere. Kieran resta quello che mi fa scompisciare di più. XD
Era forse dai tempi di Breaking Bad che non si vedeva una serie così in crescendo, e speriamo che la prossima stagione alzi ancora l'asticella.
Visto come è finita questa, ne vedremo di sicuro delle belle. Quanto li si odia e quanto li si ama, non so se è solo merito degli attori o se anche la regia così particolare fa il suo, ma sembra tutto così reale.
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