SBAM
Sì, ho capito, mamma!
Dopo, mamma!
Ciao, mamma!
mmmmmm... Quando la smetterai di salvare il mondo, di salvare gli altri pensando di salvare te stessa, di guardarmi davvero e non solo giudicarmi, magari potremmo parlare.
Magari potresti spiegarmi come stare al mondo, e come salvarlo.
Come fare colpo su chi è politicamente più impegnato di me, con chi non ha la mia stessa fama ma ha la mia stessa fame.
Di appartenere a qualcosa, di riuscire a farsi vedere.
No, non urlo.
E non impreco.
Sbuffo solo, alzo gli occhi al cielo.
Com'è possibile che da una coppia borghese, impegnata, acculturata, sia uscito un figlio così?
Com'è che non è come Kyle, come me, come il padre pure.
Com'è che l'infanzia passata a marciare per protesta, a leggere libri e giornali, ad ascoltare musica classica, non l'hanno reso una mini-copia di me, di noi.
Sbatte e impreca, cerca scorciatoie e cerca soldi, solo soldi.
E fama.
La fame, dov'è?
Cosa potranno mai portare canzonette innocue, al mondo?
Come possono salvarlo, il mondo?
Lui è un figlio delle generazione Z.
Perennemente al telefono, impegnato sì, ma a scrivere canzonette con cui intrattenere i suoi numerosi followers che lo pagano pure per esibirsi on line.
Finché l'amore scocca, per una ragazza impegnata davvero, femminista e ambientalista, che gli apre gli occhi e un po' lo cambia.
Lei è una madre impegnata davvero.
Direttrice di un centro di accoglienza per donne vittime di violenza domestica, ha a cuore il suo lavoro più della sua famiglia.
Tanto da prediligere quel figlio perfetto arrivato da poco, intelligente e interessato a lei, che lei vorrebbe indirizzare verso un futuro che ritiene più adeguato.
Quello che suo figlio certo non vuole, certo non merita.
Si scontrano, silenziosamente.
Si incrociano, senza mai guardarsi.
Si parlano, solo giudicandosi.
Si tengono a distanza con allarmi rossi o cene silenziose, con un padre e un marito che nel mezzo è il vero emarginato della famiglia, questa madre e questo figlio sono più simili di quel che pensano.
Entrambi alla ricerca di una salvezza, di un premio per il loro cercare di essere così impegnati.
E in fondo dell'approvazione dell'altro.
L'esordio alla regia di Jesse Eisenberg è come te lo aspetti.
Indie, fatto di personaggi non facili da amare e con le loro crisi di nervi, pulito e studiato nei minimi dettagli.
Con la macchina da presa che si muove in spazi chiusi e in case dove il tempo sembra essersi fermato, passa da uno all'altra mostrando le crepe, i dubbi, la dubbia moralità di facciata.
Esordisce con quello che è un suo racconto, poi.
Audiolibro di successo scritto nel 2020, interpretato dallo stesso Eisenberg e da Finn Wolfhard, viene qui modificato nelle sue linee temporali e nella sua struttura, con Kaitlyn Dever sostituita più che degnamente dalla solita grandissima Julianne Moore e Wolfhard che riprende un ruolo in cui convince pur ricordando spesso Timothee Chalamet.
Breve e intenso, è un esordio che lascia il segno e fa ben sperare per una carriera dietro la macchina da presa o da scrivere per altre sceneggiature, nel mentre mi accontento dei racconti, degli articoli e pure delle pièce teatrali che Eisenberg ha scritto negli anni, con quell'umorismo caustico e cinico che con me fanno breccia con facilità.
Voto: ☕☕☕½/5
Mi metto subito in cerca!
RispondiEliminaAveva tutte le carte in regola per essere un mio nuovo cult, invece mi è sembrato troppo già visto e dimenticabile.
RispondiEliminaQuando finirò di salvare il mondo, questo film non lo salverò proprio :)