18 dicembre 2024

Blitz

Andiamo al Cinema su Apple TV+

Che fine aveva fatto Steve McQueen?
Regista premio Oscar amato dalla critica, mi aveva lasciato con l'amaro in bocca nel 2018, con delle vedove alle prese con una rapina non certo perfetta, delusione piuttosto cocente.
Poi una serie TV antologica passata in silenzio qui in Italia (Small Axe, da recuperare) e una serie documentaria associata (Uprising). 
Il silenzio si è rotto da poco, non al cinema ma su Apple TV+ che ha vinto la battaglia per distribuire la sua ultima fatica, che racconta il tragico periodo dei Blitz in quel di Londra.


Una popolazione allo stremo, con cibo razionato, notti insonni a cercare rifugio mentre le bombe sganciate dall'aviazione tedesca colpivano questo o quel quartiere.
Pochi i modi per salvarsi, nel 1940.
Cercare riparo nelle stazioni della metropolitana o nei bunker a disposizione, spedire i bambini, almeno loro, nelle campagne, in famiglie disposte ad accoglierli lì dove le bombe non sembrano arrivare.
Rita ha cercato di rimandare il più possibile questa decisione, lei che da George non vuole separarsi.
Lui, cresciuto senza un padre ma da un nonno amorevole, non è come gli altri.
Nato al di fuori dal matrimonio, con un padre nero e una madre bianca che si porta lo stigma con fierezza, come può lui difendersi da solo?
Come può accettare di essere mandato via?
Non lo farà, infatti, saltando giù dal treno in corsa, dalle malelingue di bambini non educati, cercando la strada per Londra e per casa, vivendo la sua personale guerra.


Già raccontato così, Blitz sembra quello che speravo non fosse: melenso, buonista, pur con tutta la cura del caso.
È il rischio che si corre nel raccontare di fatti tragici, di decisioni difficili, di ricerche e sgomento se di mezzo poi c'è un bambino.
Steve McQueen edulcora solo in parte, ma fa dell'odissea di George un ritorno a tappe segnato dalla morte e dai pessimi incontri, una presa di coscienza e di appartenenza che emoziona in modo ricattatorio.
La struttura stessa del film non aiuta a volergli bene, con flashback a frapporsi al presente, scene drammatiche di tensione tra fuoco e acqua e bombardamenti che portano a un finale in cui mancava giusto il rallenti per chiedere almeno una lacrima.


Non è scesa, non a queste condizioni, ma non certo per colpa di Saoirse Ronan, sempre splendida anche quando canta, non per la cura messa nella ricostruzione di una città, di un'epoca.
Viene poi da chiedersi se il ruolo di Harris Dickinson, amico restio, difensore ma pur sempre poliziotto, non sia stato tagliato in fase di montaggio perché poco lo si vede, poco di lui viene spiegato, lasciando invece spazio a proclami sociali, canzoni e canzonette, balli e feste.
Che c'erano, per fortuna, in quella Londra che sapeva di dover andare avanti.
Ma il tranche de vie che Steve McQueen ha deciso di raccontare sembra come abbozzato, sembra materiale più per una miniserie con più punti di vista che per un film spettacolare e ricattatorio, che funziona a metà.
E che diventa un'altra delusione, purtroppo, almeno via streaming.


Voto: ☕☕½/5

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