11 dicembre 2024

Il Gladiatore II

Andiamo al Cinema

Le aspettative sono sempre una lama a doppio taglio.
Ma a volte, ci prendono in pieno.
Partivo con molti pregiudizi e pure con poca voglia di vederlo questo film.
Il tamtam pubblicitario, un regista ormai a ruota libere, un cast di bellissimi sulla bocca di tutti ma che non sembravano avere il carisma necessario.
Mi interessava davvero questo adattamento? 
Onestamente, no.
Ma poi il destino ha voluto mettermi di turno al cinema in cui faccio la volontaria proprio con Il Gladiatore II e visto che 148 minuti sono tanti da far passare, che di leggere ancora non ho ritrovato la spinta, mi sono detta: provaci. Anche se doppiato, è pur sempre un grande schermo disponibile.


Sono entrata con le aspettative sotto le scarpe ma soprattutto con la memoria azzerata.
Che l'entusiasmo per il primo Gladiatore non l'ho mai condiviso, che Russell Crowe non l'ho mai sopportato, che la storia… chi se la ricordava?
Davvero Massimo aveva avuto un figlio? 
Un figlio non c'era in quei campi elisi che assieme al pollicione verso di Joaquin Phoenix ricordavo grazie alle clip?
Per fortuna, Ridley Scott pensa anche agli spettatori smemorati come me e inizia il film con un bigino di quello del 2000 e non tralascia di inserire piccoli spiegoni qua e là a rinfrescare la memoria.
Per il resto, siamo dapprima in Numidia, che viene conquistata dopo una battaglia molto spettacolare dal prode generale Acacio, poi siamo a Roma, dove Annone viene tenuto prigioniero e venduto come gladiatore, lui che ha sete di vendetta e un sangue nobile grazie cui combattere, emergere, farsi valere. E farsi volere dal popolo. 
Non che la fama di due Imperatori come Geta e Caracalla sia alle stelle, soprattutto per come si affama il popolo pur di ampliare i confini.


Insomma, dopo Napoleone, Scott si prende tutte le licenze storiche del caso che non è certo una lezione quella che ci vuole impartire.
Il suo è un copione rimasto nel cassetto per anni, voluto ardentemente dopo il successo clamoroso del primo capitolo ma che nel mentre era passato da così tante mani da essere irriconoscibile.
La vedremo mai la versione pensata da Nick Cave che ci portava dal Purgatorio ai tempi di Cristo fino alla guerra in Vietnam e dentro il Pentagono? Dubito.
A spuntarla grazie all'effetto nostalgia e agli incassi che sotto sotto Scott riesce a garantire, è stato il fido David Scarpa che non sembra aggiungere niente di nuovo tra un eroe dal passato oscuro e un presente di vendetta, cattivi che hanno mille volti del potere e dell'affarismo, e una serie di battaglie con cui intrattenere il pubblico.
Battaglia navale con archi a scoccare?
Scimmie dai denti aguzzi?
Squali famelici?
Rinoceronti come cavalli?
C'è tutto questo, sì, in una pessima CGI che non si spiega visti i milioni di dollari investiti andati forse al cast, fatto com'è delle star del momento.


Peccato che Paul Mescal e Pedro Pascal non sembrano così a loro agio nei ruoli poco vestiti e molto muscolosi, chiamati a combattere e soppesare le loro azioni, in un grugno malinconico che poco convince. Non va meglio a Joseph Quinn, brutta copia di Joaquin e di un qualunque squilibrato che si ispira al Joker, e si salvano solo Connie Nielsen che non invecchia nella Roma di un tempo, ma almeno ha il cuore, e a Denzel Washington chiamato ormai a fare il Denzel Washington che nemmeno si impegna a stare storicamente dentro il suo personaggio con un ego che chissà se l'Academy tornerà a premiare.
Ridley Scott dà il meglio di sé in battaglie molto scenografiche e nonostante tutto intrattenenti, ma per il resto manca il cuore, manca il coraggio, manca l'epica. Si sente solo il profumo dei soldi e della vendetta verso gli Studios che tenevano in ostaggio il progetto e la voglia di togliersi sassolini dalle scarpe a suon di animali da poter buttare in mezzo all'arena.


Che lo faccia a suon di un film all'anno, anche quando si tratta di filmoni epici che richiederebbero non dico più mesi di riprese, ma almeno un po' di cura in più, è forse colpa di un'età che si fa sentire e che lo fa correre veloce.
Troppo veloce, tanto il nuovo progetto sui Bee Gees è stato annunciato, ci sarà pure un adattamento del romanzo The Dog Stars e non si esclude in terzo capitolo su Lucio Vero Aurelio.
Cosa gli interessa delle critiche e della cura, se può depennare un titolo dalla sua agenda?
I muscoli e le schiere di fan non fanno certo testo, ma le aspettative sotto le scarpe lì sono rimaste a confermar che certi film tutta polvere (dall'arena, della nostalgia) non fanno per me.
E che il carisma è un'altra cosa.

Voto: ☕☕/5

1 commento:

  1. Concordo su tutto. Nonostante sia molto distante da me, amo molto Il gladiatore. Questo non ha un briciolo di quella sontuosità, di quel rigore. Non c'è Roma. Dispiace per Mescal, pessima scelta.

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