Tre giovanissimi protagonisti per tre film che parlano di infanzia e adolescenza in modo speciale.
Il Triello è qui per giudicarli:
Dìdi
Il Buono
Chi è Chris?
Alla soglia delle scuole medie non lo sa nemmeno lui.
Innamorato ma ancora non maturo, cresciuto ma ancora bambino, skater ma ancora non troppo capace, americano ma pur sempre con origini asiatiche, cerca di adattare la sua personalità in base agli amici che trova, in quel turbinio di paranoie, ansie e incertezze che è l'adolescenza.
Chi vuole essere Chris?
Un figlio arrabbiato di una madre arrabbiata?
Un fratello minore insopportabile di una sorella insopportabile?
Nipote protetto ma carta da giocare per una nonna che recrimina alla nuora?
In casa come fuori, l'equilibrio manca, e Chris oscilla tra pomeriggi noiosi e nuove avventure per capire chi essere e cosa fare. Amato e odiato anche in casa, da una madre che allo steso modo non sa più chi è e una sorella che li sta per lasciare per l'Università, ma la liberazione sarà davvero reale?
Siamo nel 2008, che è già nostalgico.
Con il primo Facebook con cui dichiarare al mondo le proprie passioni, i primi video da caricare su YouTube, le chat e le telecamerine.
Sì, siamo sempre più nostalgici di anni sempre più vicini, ma il regista è il giovane Sean Wang, che sfrutta la nomination all'Oscar dello scorso anno portandosi dietro la nonna con cui aveva giocato nel suo corto documentario e realizzando un film che abbraccia la sensibilità di Eighth Grade e lo spirito indie di Mid90s potendo anche essere un episodio lungo della serie Little America.
Nella sua semplicità, emoziona e colpisce.
Nostalgia canaglia.
Scrapper
La Cattiva
La cattiva in questione si chiama Georgie e ha solo 12 anni.
Vive da sola, da sola si arrangia, gestendo cene arrabattate, visite a sorpresa degli assistenti sociali e guadagnando quel che le serve rubando bici nel quartiere.
Georgie cattiva non è, è ferita, è sola, ha perso la madre e di certo non vuole l'aiuto di nessuno né cambiare casa.
Come fare allora se alla sua porta si presenta un padre che non ha mai conosciuto, che non sembra più grande o più centrato di lei, a cui manca la vita pazza di Ibiza, che di sentimenti e lutti non sa bene come parlare?
Fanno un patto, si aiutano, e mentre Georgie inizia a far vedere le prime crepe, a cedere è proprio quel padre, nel vedere la testardaggine, la solitudine, le ferite di sua figlia.
Un piccolo film speciale, con una protagonista che pur portandosi dietro la durezza di Moonee, è molto più amabile.
Sarà che siamo in un sobborgo inglese e non nella plastificata Florida.
Harris Dickinson è il nome che riesce a far da traino a un progetto che scalda il cuore, che gioca con i generi, sfondando la quarta parete, fantasticando su una stanza segreta, con il l'ironia tipicamente inglese a spezzare il disagio di una situazione complicata.
Colpisce e affonda più di tanti titoli lacrimevoli, con i suoi colori, il suo calore.
Janet Planet
Il Brutto
Brutto?
Diciamo noioso.
Facciamo inconcludente.
Anche un po' fuori stagione.
Lo avevo adocchiato alla scorsa Berlinale ma non ero riuscita a vederlo, con il logo della A24 a invogliare.
Purtroppo l'estate di Lacy che ruota attorno alla madre Janet non è delle più riuscite.
Siamo negli anni '90, siamo in una casa in mezzo al nulla, circondata dalla natura e in cui uomini e donne si susseguono.
Ha bisogno di farsi amare, Janet, ha bisogno di aiutare gli altri, e la piccola di casa la osserva, la giudica, cerca di capirla.
Prima Wayne con le sue emicranie, poi Regina con il suo bisogno di indipendenza, infine Avi con il suo carisma.
Si susseguono come fossero stagioni dentro un'estate che non sembra finire, mentre madre e figlia si confidano ma non si ascoltano.
Annie Baker racconta il tutto per lo più con macchina fissa, creando quadri stabili in mezzo alla confusione, sfruttando la bellezza di una casa e della natura.
Julianne Nicholson ci prova a rendere calda questa famiglia, ma se poco succede, se tanto si osserva, poco resta.
Voto: ☕☕/5
Visto il secondo: dolcissimo!
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