Andiamo al Cinema
Le aspettative sono sempre una lama a doppio taglio.
Ma a volte, fanno del bene.
Partivo con molti pregiudizi e pure con poca voglia di vederlo questo film.
Il tamtam pubblicitario, le interviste a non rendere più simpatiche le protagoniste, mesi e mesi di marketing.
Mi interessava davvero questo adattamento?
Onestamente, no.
Poi sono iniziate le voci per l'Oscar, la scarsa proposta di una programmazione natalizia che ruota attorno a questo titolo e quelli Disney, e con la possibilità data dal solito multisala accorto di vederlo in v.o. in una sera libera mi hanno spinto a dargli una chance.
E com'è bello dire: mi sbagliavo.
Mi sbagliavo e mi esalto, con poco.
Anche se gli effetti speciali sono quelli che la Disney ha reso standard e gran poco attraenti ai miei occhi, anche se la durata è colossale e qua e là si fa sentire, anche se come annunciato fin dall'inizio, questa è una prima parte. Il primo atto del musical che solca i palchi di Broadway e del West End da una ventina d'anni, che ha sbancato ai Tony e che finalmente dopo anni di tentativi, cast immaginari, nomi coinvolti, è diventato un film.
L'ha spuntata Jon M. Chu dal curriculum non certo eccelso, l'hanno spuntata soprattutto Cynthia Erivo e Ariana Grande, due che non sono certo campionesse di simpatia ma che la voce, beh, ce l'hanno.
Loro a raccontare la genesi della Strega dell'Ovest del Mondo di Oz, prima di Dorothy, prima di Somewhere Over the Rainbow.
La genesi di una cattiva, insomma.
Quella Origin Story che va sempre forte in un'industria priva di idee e che non permette ai cattivi di essere tali e basta, no.
Elpheba è forse la più buona in un mondo razzista nei confronti della sua pelle verde, che nemmeno i genitori sono riusciti ad accettare. Lei risponde con molti scudi, con molta altezzosità e soprattutto con capacità magiche incontrollabili quando viene punta sul vivo. Vedi alla voce sorella con problemi fisici, per non far mancare niente nei discorsi tanto cari al pubblico di internet di oggi.
Mettici pure il principe bellissimo e attraente che piace a tutti i generi e che non a caso ha le movenze suadenti di Jonathan Bailey e l'en plein è fatto.
Ma non scendiamo a facili polemiche, perché c'è del vero e c'è dell'accorto, e le metafore con il mondo complicato di oggi non si fermano alla superfice.
Tra un accettarsi e un farsi accettare, c'è anche una questione più grande, quella di animali parlanti sempre più ostracizzati dalla società, capri espiatori (e non vuole essere una battuta, Mister Dillamond), al centro di una campagna d'odio che li relega e rifiuta loro lavori e opportunità. Elphaba sembra l'unica in una scuola di primi della classe a interessarsi e soprattutto a cercare di fare qualcosa. Aprire gabbie e aprire dialoghi, opporsi e chiedere udienza nientemeno che al Mago di Oz nella verde città di Emerald City.
E gli altri?
Gli altri sono impegnati a tessere le lodi di Galinda, presto Glinda, a cui basta scuotere i capelli per ricevere applausi, che gli applausi, le attenzioni, i complimenti li cerca e li pretende. Non cattiva, ma popolare, non perfida, ma capace nonostante tutto di vedere oltre la pelle verde di Elphaba, di diventarci amica in un crescendo emotivo perfetto che si compie nel silenzio di una danza. Per un film in cui si canta e si parla parecchio, direi che il librettista Stephen Schwartz ha capito tutto.
Non mi stupisce quindi il successo decennale di un musical che ha tutti questi ingredienti e che ha soprattutto delle musiche pop e trascinanti (la mia preferita? il duetto What Is This Feeling? oltre ovviamente la Defying Gravity da cantare a squarciagola sul finale) ma mi stupisce che il suo adattamento cinematografico regga e diventi storia a sé per come la regia si muove tra balletti e foreste incantate, fra città spumeggianti e una scuola che non può che ricordare Hogwarts con le sue stanze personalizzate, la biblioteca rotante e le divise da reinventare.
Pur arrivando prima di tutti, è un musical che sembra omaggiare gli altri musical, da cui invece hanno attinto.
Quello che più mi stupisce, che i musical sono pane per i miei denti stonati, è alla fine Ariana Grande.
Lei, perfetta nel ruolo dell'oca con un'anima, della bellissima con un cuore, i cui occhi si riempiono di lacrime a dare vita a un'interpretazione che un'Oscar lo sfiorerà di sicuro.
Trascinante, emozionante, grande come i filmoni di un tempo, come quel Mondo di Oz che ha lanciato Judy Garland, Wicked ha il sapore di un adattamento sincero e di un amore vero verso i musical e verso il mondo magico in cui il cinema sa portarci. Se sa crederci.
Sul finale dell'anno, e nel periodo giusto, un piccolo miracolo di Natale.
Voto: ☕☕☕½/5
Amato oltre ogni più rosea aspettativa. Ariana eccezionale. Ho in loop Defying Gravity.
RispondiEliminaAnche a me ha sorpreso in positivo. Un musical classico che a suo modo sa conquistare, defying gravity e pure defying pregiudizy
RispondiEliminaAnche io mi sono ricreduto, credo siano state le interviste e le foto dal set; il trailer era bruttissimo
RispondiEliminapoi, vabbeh, canzoni stupende, costumi da urlo e due ottime protagoniste :)