1 settembre 2018

Venezia 75 - Peterloo

L'ultimo film di Mike Leigh è uno di quei film che ti fa sentire in colpa.
Perchè anche se curatissimo, altissimo, intelligentissimo e impeccabilissimo, annoia mortalmente.
L'ho detto.
Sì.
Sono una cattiva persona.



Il fatto è che 153 minuti di discorsoni altisonanti, di magistrati e parlamentari contro il popolo, di popolo e suoi oratori contro quei parlamentari, contro un principe reggente a cui si chiede il suffragio universale, appassionante non è. Soprattutto quando in quei 153 minuti l'azione si fa solo a parole, in comizi su comizi, in casa di famiglie povere, in uffici nobiliari.
E ti senti in colpa visto che l'interesse si risveglia solo alla fine, in quella pacifica protesta che finisce nel sangue, e che tristemente richiama simili proteste di oggi, dall'esito simile, con i potenti a guardare dall'alto cariche e morti.
Solo lì, nella Waterloo d'Inghilterra, ci si appassiona e ci si indigna. Si stringe il cuore, pure, per destini beffardi.
Prima si possono solo notare inquadrature perfette che sembrano uscite da un quadro, una ricostruzione curatissima dell'epoca tra abiti, abitazioni e modi di vivere, una scelta di casting che cade a pennello, una maestria della regia e delle parole, che però, fiume in piena come già quelle di Assayas e del finale dei Coen, non hanno lo stesso ritmo, la stessa presa.
Anzi, spossano il pubblico facendo anche della sala una Waterloo dove in pochi -i più colti, già lo so- sopravvivono per la gloria.

2 commenti:

  1. Ti credo sulla parola, più del solito.
    Ricordo la lunghezza e la pesantezza di Turner, un incubo.
    Anzi, no: mai finito di vederlo per intero, nonostante gli sforzi e le comode rate mensili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche per me Turner è stato un incubo, pesante e pieno di grugniti. Qui resta la pesantezza e l'eccessiva lunghezza che sono forse anche peggio nonostante la Storia.

      Elimina