17 febbraio 2019

La Domenica Scrivo - Socializzare con i Social

Non scrivo, ma leggo.
In quest'ultimo periodo mi sono presa una meritata vacanza di Domenica, e l'ho passata a svegliarmi prima del solito, a godermi una casa ancora silenziosa, sfogliando pagine e pagine di romanzi.
L'ho passata a guardare e riguardare episodi e film sul divano, con il freddo fuori dalla porta, a volte pure la neve.
È che le storie, mi piaceva più leggerle e vederle, che scriverle.
Una piccola crisi, una mancanza di ispirazione, dovuta anche alle troppe storie che si incrociano oggi. Storie e stories che ci bombardano, di cui magari poco ci interessa, ma che se sei dentro a certi canali, difficilmente ignori.
E pensi: se queste doppie vite hanno senso di essere vissute e condivise, se questo registrarsi, raccontarsi, a questo mondo da un'identità evoluta, come ci siamo arrivati?



In una di queste Domeniche, ho letto The Game di Alessandro Baricco.
Ne parlerò meglio domani, Lunedì, ma ha saputo aprirmi gli occhi.
Le sue riflessioni, il suo modo di approcciarsi e cercare di capire il grande Gioco che stiamo vivendo, sono le mie.
Si aggiungono filtri proprio per filtrare la realtà dentro di sé.
La si condivide con il modo proprio per interiorizzarla.
La si vive due volte, continuando a conservarla materialmente e non solo nei ricordi, incastonandola in uno scatto.
Come rifletteva bene quel compendio di strano umorismo e profondità che è American Vandal, le nuove generazioni di oggi sono chiamate da subito a vivere una vita doppia, a muoversi fra schermi e aspettative, fra mode e identità, oscillando fra l'una e l'altra. Si dirà che ormai non c'è più distinzione fra queste une e altre, che la fluidità è il vero simbolo di oggi, dalla sessualità al tenere il telefonino a portata di mano.
Si dirà pure che la privacy è un concetto sorpassato, che i siti -compreso questo- che continuano a chiederci la nostra scelta a riguardo fanno la figura di piccoli Don Chisciotte contro i mulini a vento, visto come il nostro privato è sempre più pubblico.


E in realtà anche tutte queste riflessioni di una Domenica quanto mai stanca, stancano.
Ma non demordo, continuo a pensarci e a cercare di capire, a discuterne con chi mi è vicino che per fortuna social non è proprio.
Ne parlo, ci penso, perché non capisco.
Non capisco il successo di alcuni, rispetto anche semplicemente alla mia pagina social che mal gestisco, e che latita ai suoi pochi mi piace nonostante i tanti tentativi e le tante promesse a impegnarmici di più (ci provo anche adesso, QUI e QUI).
Non capisco la condivisione di stories e di certe storie, e di come queste abbiano così facile presa rispetto ad altre, chiaramente più oneste, genuine, artistiche.
Non mi oriento tra facce, corpi, prodotti.
Arrivando al punto che quasi non mi piace parlarne per quanto mi sento snob e vecchia nel non sentirmi compresa e capace di comprendere tutto questo.
Un po' come una timida Kayla (Eighth Grade) alla rovescia, dove tanto lei riversava coraggio in tutorial dalle poche visualizzazioni, quanto nella realtà non riusciva a mettere in pratica i suoi stessi consigli.
Mi si dice che è un nuovo linguaggio, semplicemente.
Un gioco nel Gioco con cui divertirsi, con cui sperimentare nuove forme di condivisione per chi come me in modo diverso -questo- condivide.
Ma allora com'è che non sto al passo, che mi annoio e che non capisco?
Sono così vecchia? Così snob?
O è semplicemente che -come dice Baricco- scrivendo io faccio già quel lavoro di filtro e di riflessione che una condivisione sui social comporta? Che io i miei filtri alla realtà già li aggiungo, già la incastono dentro di me in scatti che hanno la forma di battiti su una tastiera?
Così, leggendo di me tra le pagine di un libro che a sorpresa era un saggio, mi ci sono ritrovata, e ho ritrovato la voglia di scriverne. Per capirmi meglio, per fare ordine.
Ci ritornerò su, quindi, domani.

11 commenti:

  1. Io penso che nel mondo di oggi l'uomo un po' alla volta finisce per nascondersi all'altro e anche con gli affetti più intimi si presenta sempre con una maschera. C'è qualcosa che blocca l'essere umano, come una diffidenza che ti porta a nasconderti per sfuggire a una valutazione che l'altro può fare. Sarà che questo tipo di società ingabbiata dal cinismo del capitalismo è caratterizzata dalla competizione che ti obbliga a restare sulla difensiva. Per questo gli amori nascono con la scadenza, cioè sono a tempo, per questo la famiglia spaventa e nella coppia non c'è nemmeno il desiderio di avere un figlio.
    Il tuo scrivere, in fondo mi sembra una ribellione al non vero che caratterizza il tuo io.
    Non riusciamo ad essere noi stessi. L'ho percepito in modo molto nitido ieri sera con un film preso da Sky, la Rosa tatuata con Anna Magnani, un fenomeno dell'arte della recitazione. L'amore verso il marito lo urla e quando viene a sapere che aveva frequentato un'altra donna rifiuta di crederci, quasi impazzisce. Anche la figlia che si innamora di un marinaio mostra quasi sfacciatamente la bellezza di questo sentimento che è visto come se fosse immortale. Ma tutto il film è limpido, direi infantile, privo dei meccanismi contorti che sciupano l'amore di oggi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qualche ribellione, qualche presa di posizione, per fortuna c'è ancora e sono felice di circondarmi di persone che la pensano come me. E sono fortunata anche ad aver conosciuto l'amore prima di quest'era digitale in cui non saprei davvero come muovermi. Il film lo conoscevo ma non l'ho mai visto, grazie per la riflessione :)

      Elimina
  2. Anch'io leggo, i blog soprattutto, il tuo poi sempre ;)

    RispondiElimina
  3. Bisognerebbe chiedere lumi a Salvini, che è riuscito a diventare sui social un po' quello che Berlusconi era stato in televisione.
    Forse per invitare all'interazione basta davvero un "e voi amici?" finale e il gioco è fatto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quel "e voi amici?" che molti usano non lo capirò mai: davvero funziona? Davvero voglio farti sapere cosa mangio per colazione? Davvero tu (generico) che lo scrivi ne sei interessato?
      Mah. Forse sì visto quante risposte ricevono, io non ce la faccio, resto sincera ed egocentrica ;)

      Elimina
  4. Mussolini ha detto che il fascismo è un'invenzione degli italiani. Lui lo ha letto nelle loro teste l'ha applicato.
    Anche Salvini ha letto cosa c'era nella testa degli italiani e ha trovato tanto razzismo che aveva gonfiato i cervelli. Berlusconi, invece ha letto l'immoralità dell'italiano medio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh. Fra i tre non salvo nessuno. E da nessuno mi sento rappresentata, nemmeno per il modo di fare campagna politica.

      Elimina
  5. Cred che di base non tutti siano portati per i social, e non tutti lo siano allo stesso modo. C'è chi apprezza proprio riversarci tutto, magari senza nemmeno accorgersene, chi invece proprio non ci si trova. E poi credo che appunto, noi che abbiamo un blog, abbiamo già uno spazio in cui riflettere e condividere, ad un certo punto penso che, chi più chi meno, ad un certo punto finisce la voglia e la necessità.
    Buona domenica :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esattamente, Baricco mi ha fatto capire che condividendo, riflettendo e filtrando già tanto in pagine (virtuali) non si sente il bisogno di farlo altrove, in altri canali. Cerco di usarli per promuovere questo blog, ma mi stanco facilmente e la mancanza di spontaneità forse si sente. Prima o poi li capirò meglio, e li sfrutterò meglio. Per il momento ho preso coscienza della mia inadeguatezza, è già un inizio.

      Elimina
  6. Lisa, comprendere la propria inadeguatezza è alla base di ogni principio e movimento.
    Per esempio nel cristianesimo non si parte nemmeno se non si comprende la propria inadeguatezza nei confronti della maestosa intelligenza di Dio. Senza questa conquista il cristiano diventerà un bigotto o un fondamentalista, oppure il suo credere diventerà una religione tascabile.

    RispondiElimina