10 luglio 2020

Nobody Knows I'm Here

Andiamo al Cinema su Netflix

Dove si sono persi gli attori di Lost?
Loro, protagonisti della serie che ha rivoluzionato il piccolo schermo, colpiti da una maledizione fortunatamente meno tragica di quella di Glee, non sono mai riusciti a rifarsi.
C'hanno provato Matthew Fox, Josh Holloway e Terry O'Quinn con altre serie tutte prontamente o quasi cancellate, c'è riuscito Daniel Dae Kim anche se Hawaii Five-O non è certo un capolavoro ma va avanti da 10 stagioni, c'è in parte riuscita Evangeline Lilly anche se solo per partecipare alla criticata Trilogia de Lo Hobbit.
E il vero beniamino della serie?
Quel personaggio simpatico a cui tutti volevano bene, lui, Hugo, Hurley, coso... sì, Jorge Garcia?
Nessuno sa che è stato qui.
Volevo dire, ha appena presentato su Netflix Nessuno sa che io sono qui.



Esordio del regista Gaspar Antillo, prodotto anche da Pablo Larraìn e ambientato in Cile.
Qui, Jorge è Memo.
Taciturno, solitario, eremita in una fattoria nel mezzo di una piccola isola assieme allo zio.
Allevano pecore, ne curano e ne vendono la pelle.
Memo si aggira come un fantasma per le altre case del villaggio, immaginando una vita fatta di lustrini che non ha mai avuto.
Perché ha un segreto Memo: ad essere un fantasma è la sua voce, prestata da bambino ad un ragazzino più magro, più bello, più vendibile di lui.
La sua voce d'angelo finisce così per essere quella di Angelo, con la complicità di un padre che sente il profumo di denaro, non certo quello dei complessi, dei traumi e dei problemi che causerà all'autostima e al carattere del figlio.
Finché, come da prassi, la goccia non trabocca.
Nel passato come nel presente, con una ragazza che a Memo si interessa, che lo riprende cantare scoperchiando quel segreto passato e la decisione di nascondersi di nuovo al mondo.


Tutto questo lo scopriamo poco a poco, lentamente.
Anche troppo lentamente.
Con i tempi che si dilatano, si fermano, sembrano quanto mai statici.
Con piccoli spiragli di quel passato che si fanno rivelatori.
Ma l'atmosfera è davvero soporifera.
Si sofferma sui paesaggi desolanti di quel lago, di quella comunità, di quelle pecore.
Si sofferma su Memo, le sue fantasie, i suoi lavori
Con una sola canzone nel carnet e che dà il titolo al film, con pochi personaggi e un Jorge Garcia non propriamente sopraffino e piuttosto monoespressivo come forse il suo Memo segnato richiede, la visione procede lenta.
Troppo.
Facendosi presto dimenticabile.
C'è da ammetterlo: non sarà certo questo film a far esclamare "Ah, ma quello è Memo!", no, Jorge Garcia sarà sempre Hurley. Hugo. Coso.
Sarà sempre parte di quei protagonisti di una serie storica rimasti intrappolati nel suo limbo.


Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. L'ho intravisto su Netflix, ma mi sembrava pesante e noioso. Mi sa che non mi sono sbagliato troppo.

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    1. No, c'hai visto giusto. Io lo avevo evitato inizialmente, ma per radio lo consigliavano e la durata di 90 minuti secca mi han tentato a dargli una chance.

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  2. Non mi attirava, infatti. Hugo rimarrà sempre Hugo.

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