21 gennaio 2022

The Tender Bar

Andiamo al Cinema su PrimeVideo

Hai una famiglia molto particolare, allargata.
Una casa che sembra un albergo, in cui tutti tornano.
Hai un nonno che sembra burbero, ma invece ha il cuore grande.
Hai una madre con dei sogni, delle cadute, la verità sempre a portata.
Hai un padre che non c'è, è solo una voce alla radio su cui fantasticare, su cui proiettare, con cui fare i conti.
Hai un zio, soprattutto, che sa come funziona la vita. Cerca di insegnartelo, con poche e semplici regole, con una biblioteca fornita con cui capirlo da te il mondo.
E hai il suo bar, porto di amicizie e di bevute offerte, in cui sempre trovare rifugio.


Hai tutto questo, compreso un protagonista diviso fra inseguire i sogni cucitigli addosso dalla madre -Yale, la strada dell'avvocato- e quelli che uno zio ha scatenato -scrivere, scrivere, scrivere.
Hai tutto questo e cosa fai?
Lo racconti male.
Non solo mettendoci dentro una storia d'amore che senza essere approfondita, senza tener conto di certi fattori, non fa emozionare.
Ma sbagliando a livello di montaggio, di sceneggiatura.
Mostrando il futuro in anticipo, senza logica, portandolo poi al presente, senza approfondire meglio quel passato che aveva di più da offrire e lo dimostra nei titoli di coda, nel breve momento in cui Christopher Lloyd  splende.


Gli anni corrono veloci, troppo veloci (ma non sul volto di Lily Rabe) e si dimentica pure in che anni si è.
Quelli in cui essere con la pelle diversa a Yale non era la norma, quello in cui coppie miste potevano scatenare reazioni miste.
E va bene, non tutti i film devono essere politici, la rappresentazione può essere positiva per scelta.
Ma quella sceneggiatura che funziona a singhiozzo?
Che lancia qua e là delle buone idee meta-letterarie?
La struttura, il nodo, se si sa quali sono, perché vengono buttati al vento così?
In un confronto finale veloce e poco incisivo?
The Tender Bar poteva rendere più centrale quel bar, quell'educazione a bordo di un bancone più emozionante, e finisce che proprio non funziona.


Il buon George, relegato dietro la macchina da presa a trovare la luce giusta, la colonna sonora giusta, regala a Ben Affleck un ruolo da incorniciare con cui tornare a volergli bene, ma non basta.
Non per chi in un bar è cresciuta, e sperava di trovarci molto di più.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Concordo in pieno. Occasionissima sprecata, che ti lascia con mezzo chilo di aspettative non esaudite, con quel bar che non ingrana mai. Salvo l'incontro tra i due protagonisti in età diversa, proprio al bancone di quel bar sprecato pure lui..

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    1. Se per tutto il film penso a come poteva essere scritto e strutturato meglio, il problema c'è.
      E bastava così poco in fondo: più bar, più famiglia, più infanzia e meno storie d'amore.

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  2. Film molto classico, ma non mi è affatto dispiaciuto.
    Strano non sia piaciuto a una "barista" come te... ;)

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    1. Proprio perché barista volevo più bar, più Ben, più coerenza.
      Mi sono ritrovata a pensare ad errori in fase di montaggio...

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  3. Non è così male dai. Non è il film migliore del mondo, ma ha un'ottima colonna sonora e fila piuttosto bene. L'unico neo sono i due attori che interpretano i protagonisti in età diverse e che proprio non si assomigliano, e la mamma che non invecchia praticamente di un giorno, ma sono inezie dai😉

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    1. Non è male, ma poteva essere molto meglio. E quando mi ritrovo a pensare così, la delusione è ancora più grande.

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