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Oggi si parla di Lucille Ball.
Come chi è Lucille Ball?
Lucille Ball, la star della televisione anni '50 in America, protagonista di una sit-com così popolare da far impennare gli ascolti, le vendite, da far cambiare turno di chiusura ai negozi.
Quella Lucille Ball!
Ancora niente?
La Lucille Ball di I love Lucy, sitcom che non solo la vede protagonista assieme al marito cubano Desi Arnaz, ma la vede anche produttrice, quella Lucy Ball che modifica il linguaggio televisivo, che si impone nell'immaginario collettivo.
Ancora niente?
Lucille Ball, omaggiata in Will&Grace in un episodio speciale che è una meraviglia, se non lo avete visto, o se non avete visto Will&Grace in generale, peggio per voi.
Anche se io ero come voi ai tempi di quell'episodio: ignoravo l'esistenza di un personaggio spumeggiante come Lucy che in America è venerato.
Insomma, quella Lucille!
A raccontarmela, ora, ci pensa Aaron Sorkin, ed ecco perché si corre veloci, le frasi si fanno serrate e il ritmo è spedito: siamo nelle sue mani, di quel mago delle parole, dei dialoghi, delle sceneggiature che è e che sempre va venerato e che per la terza volta torna a dirigere un suo copione.
Lo fa meglio del previsto, senza troppi didascalismi, con solo qualche stacco eccessivo, qualche manierismo di troppo.
Lo fa scegliendo un cast che ha visto l'internet insorgere, e per una volta -ma con toni più pacati- sono con l'internet: brava e bella, Nicole Kidman, brava soprattutto a caratterizzare voce e gesti, ma la somiglianza non c'è, il trucco si vede e distoglie per tutta la durata del film l'attenzione.
Si vede sempre Nicole dietro Lucy, e se si è fatto il paragone con Grace/Debra Messing di cui sopra, si capisce che lì si era in un altro campionato.
Ma ci passiamo sopra, passiamo sopra anche un Javier Bardem molto meno simile al Desi originale, dato che entrambi hanno il benestare di una figlia che ha visto rivivere lo spirito dei genitori… e quindi, chi siamo noi per lamentarci?
Nessuno, anche perché lo spettacolo che ci offre Sorkin è di quelli che vanno goduti.
Una settimana dietro le quinte della produzione di I Love Lucy, una settimana difficile, con lei accusata di essere una comunista in pieno maccartismo, con lei incinta e con una gravidanza da voler portare per la prima volta sul piccolo schermo e con lei che sospetta lui, di tradirla.
Lavorano insieme, vivono insieme, ma le notti non torna più, o torna sempre più tardi a casa.
La sua casa.
Nel mezzo, le gelosie e le fratture con i co-protagonisti, gli sceneggiatori che battibeccano, il set che è da ripensare e la tensione che cresce man mano che il giorno delle registrazioni finali si avvicina, portando tutti sull'orlo di una crisi di nervi da salvare con un gioco da maestro.
È lo spettacolo, quello ritmato, veloce quello fatto da dialoghi da incorniciare -in bocca soprattutto a quel buon cuore di J.K. Simmons- che Sorkin ci propone e che decide di raccontarci in modo altrettanto spumeggiante: attraverso finte interviste a finti personaggi reali, che a piede libero raccontano questa settimana per rispondere ad un'unica, singola, domanda.
Che spezza il cuore.
Un colpo da maestro anche il suo, l'ennesimo ormai, per una penna che non smetterò mai di voler vedere in azione, anche quando meno impegnata del solito, che Molly's Game e Il processo ai Chicago 7 erano su altri livelli, ma l'omaggio al potere della scrittura, del set, quello è davvero sentito.
Non trovo molte somiglianze fra Nicole e Lucille, ma i Biopic mi piacciono e penso che lo guarderò.
RispondiEliminaP. S. La serie di Lucille io la conosco eh...
Ah, vedi!
EliminaIo prima di vederla in Will & Grace non l'avevo mai sentita.
Allora questo biopic in cui la Kidman si camuffa male ma fa un gran lavoro, lo apprezzerai ancor di più.
Piaciuto perfino più del previsto. Una scrittura attenta e pimpante, un cast splendido. Somigliante o meno, non vedevo Nicole Kidman così a fuoco da una decina d'anni forse: Golden Globe non necessario (spazio ai nomi nuovi), ma meritatissimo.
RispondiEliminaQuando si tratta di biopic, di trucchi posticci o di cambiamenti radicali, fatico sempre a non vedere l'attrice sotto. Stessa cosa mi è capitata con la Stewart in Spencer, bravissima, da brividi, ma sempre lei e non Diana, non il personaggio, vedevo.
EliminaCerte volte, preferirei volti sconosciuti o più simile, per non distrarre.
Su di lei so così poco che una miniserie o altri film me li vedrei volentieri.
RispondiEliminaSe Sorkin vuole scriverli, ancor di più.
Il suo stile non mi stancherà mai.
Confesso che oltre a conoscerne il nome, non sapevo molto di Lucille Ball. A me il film è piaciuto, l'ho trovato solo poco emotivamente coinvolgente in certe parti, e un po' troppo lungo per raccontare alla fine la rottura di una coppia.
RispondiEliminaLa lunghezza stranamente non mi ha pesato, quanto a una certa freddezza che sentivo anch'io con il finale in cui la vera domanda viene spiegata, mi si è spezzato il cuore. Che colpo di coda!
EliminaFinalmente è tornato l'Aaron Sorkin che ricordavo, dopo quella spielbergata pazzesca dei Chicago 7! XD
RispondiEliminaContinuo a difendere anche quei 7, anche se qui funziona meglio alla regia.
EliminaScrivimi le giornate, Sorkin, almeno acquisteranno ritmo!