Andiamo al Cinema
Che fine avevano fatto le commediole americane, quelle un po' scollacciate, che parlano di sesso, che mostrano nudità e situazioni imbarazzanti e che negli '90-2000 della nostra adolescenza abbondavano venendo incontro ai nostri bollori?
Erano sparite dalla circolazione con qualche piccola eccezione o relegate ultimamente allo streaming dove la bassa qualità del progetto, la poca originalità della sceneggiatura e attori non certo di richiamo ne affossavano già le possibilità di essere viste ai più.
Ci ha pensato Jennifer Lawrence a riabilitare un genere che si credeva perduto, accettando una parte che non so spiegarmi all'interno della sua filmografia così variegata e disequilibrata per un'attrice premio Oscar.
Diciamo che qui, la sola voglia è quella di divertirsi. E si diverte, J.Law, si vede.
Si concede pure un nudo frontale di quelli particolarmente assurdi e che saranno difficili da dimenticare.
Ma veniamo a No Hard Feelings, tradotto in italiano con Una Fidanzata in Affitto.
Che parte da un vero annuncio visto su Craiglist: una macchina in cambio di uscire con il proprio figlio.
Di farlo vivere un po', uscire dal guscio in vista del College. Insomma, quei genitori elicottero tipici degli Stati Uniti.
Gene Stupnitsky sposta l'azione a Montauk mettendoci dentro quello scontro fra classi che non può mancare per dare un tocco di profondità: lei è una trentenne del posto, che vede i prezzi raddoppiare, il suo paradiso deturpato dai vacanzieri occasionali che, ricchi ricchi e ricchi, si credono i padroni del mondo. Lei che porta avanti uno stile di vita poco sano, fatto di bevute e scelte infelici, come non pagare le tasse. Che significa il pignoramento dell'auto con cui d'estate, grazie a Uber, paga i suoi debiti.
Che fare allora? Vendere la casa di famiglia? Accettare una proposta che implicitamente sottintende di togliere la verginità a quel giovane insicuro e senza amici?
Parte da qui la più classica delle commedia americane, con un legame che si rafforza, un'amicizia e forse una punta d'amore che nasce, un cambiamento visibile con quel segreto, quel patto nascosto, che non può che finire per essere rivelato.
Insomma, da Kiss Me al più recente Holidate non c'è nessuna sorpresa in una trama che preferisce puntare ai momenti, agli appuntamenti, alle confessioni condendoli di umorismo. E a Jennifer Lawrence, ovviamente, di cui la macchina da presa si innamora, che si lascia andare come mai prima. E che ovviamente ruba la scena a tutti, dal buon Andrew Barth Feldman che realizza il sogno di migliaia di giovani al quasi irriconoscibile Matthew Broderick.
Tra giochi di parole e situazioni piccanti, tutto procede con il pilota automatico, sulla scia di frecciatine appuntite e situazioni paradossali che divertono.
All'insegna della leggerezza richiesta dalla stagione.
Stupnitsky decide di rovinare tutto nel finale, però.
Che arriva in fretta dopo le tante scene, accumulandone altre, sempre di più, non riuscendo a rendere il giusto pathos della scoperta, del patto che si infrange pur essendo portato a termine, e della rimonta e risoluzione dei nodi vari ed eventuali.
Il film perde di ritmo, perde il suo centro, inserendo a forza personaggi secondari non essenziali, pur avendo tra le mani quello che poteva essere un buon finale per un buon film.
Bastava montarlo meglio, ma con quel nome che poteva fare Stupnitsky?
La doppia battuta sta al pari di quelle della sceneggiatura.
Ma una sana risata dobbiamo pur farcela ogni tanto.
Voto: ☕☕½/5
Commediola scollacciata di quelle ormai d'altri tempi + Jennifer Lawrence = potrebbe essere il mio film definitivo :)
RispondiEliminaPeccato che ne stiate parlando tutti un po' così così... :(
Il tuo amore per le commedie scollacciate e per J.Law potrebbe annebbiare il tuo giudizio, ma qualche difettuccio in mezzo al divertimento c'è. Quel finale dai molti finali che rovina tutto non glielo perdono.
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