14 luglio 2023

The Wrath of Becky

Ve la ricordate Becky?
La Kevin McCallister molto più splatter, molto più sanguinolenta che combatteva i nazisti nella sua casa al lago?
È stato un instant-cult un paio di anni fa, quei film che nascono bene, con una loro identità forte e la capacità di conquistare il pubblico.
Vuoi per l'inventiva di Becky nel progettare armi, vuoi per la sua "divisa" da imitare a forma di capello di volpe, vuoi per il padre che si ritrovava. Sì, sì, parla la fan di Community che è in me, ma se avevo intercettato il film è stato per la presenza -breve, troppo breve- di Joel McHale.
Grazie alla Bolla, ora so che Becky è tornata.
È cresciuta soprattutto, e non ha smesso di avere sete di vendetta.


Matt Angel e Suzanne Coote coprono la crescita di Lulu Wilson mostrandoci le sue fughe da una famiglia affidataria all'altra, i suoi allenamenti per essere sempre pronta a tutto e infine la famiglia che si crea, con il cane corso Diego al seguito, nella casa dell'anziana Elena.
Ma i guai non mancano ad arrivare e hanno purtroppo le brutte facce e i modi ancor peggiori di quei nazisti che in America spopolano nelle periferie pronti a creare "scompiglio " (usiamo questo eufemismo) ai rally dei politici all'opposizione.
Come resistere al trattarli male, a umiliarli?
Ovvio che Becky non resiste, ma compie il primo e unico errore di una sceneggiatura che altrimenti non potrebbe partire: li provoca, e loro rispondono con il sangue.
Va da sé che Becky forte di anni di allenamento e di rabbia che aspettava il giusto movente per esplodere, si organizza, li stana nella loro baita isolata, e dà inizio al massacro.


Breve come certi film di genere devono essere, The Wrath of Becky immerge in quella dimensione splatter e giocosa dove i colpi sono sempre più truculenti e il sangue più copioso.
La maturità si sente, Becky diventa narratrice a suo modo affidabile, e passa per armi più sofisticate e cattivi più cattivi, anche se hanno la faccia solitamente scema di Seann William Scott, che nei panni del sadico nazista sta inaspettatamente bene, e vuole essere un complimento. Distorto, ma un complimento visti i ruoli a cui è abituato.
Il resto sta sulle spalle di Lulu Wilson, dallo sguardo sgranato e impavido, dalla furia omicida. Che pur non avendo visto John Wick so anch'io che la regola numero uno tra i sicari è "Non toccare il mio cane".


Nella sua brevità e nel suo rimanere chiuso a pochi cattivi, questo secondo capitolo è chiaramente una parentesi in attesa di un sequel già confermato che fa di Becky l'eroina partigiana di una trilogia.
Non a caso, c'è una porta ancora da aprire, e ora che nelle vesti sempre affascinanti di Kate Siegel un nuovo futuro può iniziare, sarà un gusto sconfiggere altri nazisti.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Ho il post in rampa di lancio anche dalle mie parti, quindi posso leggerti tranquillo, mi piace la svoltina alla "John Wick" un po' meno la serializzazione sempre più un fattore nel cinema contemporaneo. Concordo sul fatto che il primo fosse un film più brillante e brioso, però abbiamo sempre bisogno di Becky ;-) Cheers

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    1. Qui c'è più maturità e la voglia di andare avanti con la storia. Diciamo che finché i film in serie sono così, piacevoli nel sangue, apprezzo. C'è bisogno di combattere i nazisti :)

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  2. Più scemino del primo e Becky più "personaggiA", ma sempre adorabile. Aspetto con ansia il terzo capitolo!

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    1. Ora anch'io, le cose si faranno più serie e spero anche più godibili!

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  3. Considerando che il primo era un Mamma, ho perso l'aereo splatter, dal sequel mi aspettavo un'ambientazione a New York :)

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    1. Ma i nazisti a NY faticano a inserirsi, chiusi in baite aumentano il divertimento!

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