10 luglio 2023

l Lunedì Leggo - Ballo di Famiglia di D. Leavitt

Facciamo un passo indietro.
Dagli anni '90 di Melissa Bank, agli anni '80.
Ma rimaniamo in America, rimaniamo con giovani dalle belle speranze che hanno tutto, che vivono nell'agio, che si lasciano andare a ricordi, sogni, in attesa che la vita inizi.
Rimaniamo in famiglie infelici, che chiudono porte, che si sfaldano sotto il segno della malattia, che urlano segreti.
Sono i racconti di David Leavitt, parte di quella corrente minimalista che ha Carver tanto a cuore, che riesce a inquadrare in poche pagine il disagio, la malinconia, le crepe di due generazioni: i figli e i genitori, che mettono maschere e che combattono per ideali pur di far passare il tempo, che tengono in piedi una famiglia anche quando un divorzio l'ha separata per sempre e un cancro può fare il resto.


C'è poca speranza, nei 9 racconti che compongono Ballo di Famiglia, e ce n'è ancora meno nel racconto del titolo. Che dovrebbe essere la cronaca di una festa, di un successo arrivato anche per l'ultimo dei figli di una famiglia che non c'è più e si ricompone alla bell'e meglio per l'occasione. Ma qui, come altrove, l'analisi si fa spietata, il rancore come i segreti, i dubbi come la voglia di andarsene, sono più forti.
David Leavitt mette tanto di sé, nella parte del figlio che confessa la sua omosessualità, nel mostrare madri che scendono in piazza per difendere i suoi diritti, accompagnandolo ai Pride, pure.
E ci mette il disagio di chi a università in corso o appena finita, deve trovarsi una vita, preferendo così soffermarsi su quei giorni di vacanza che ci si concede, weekend lunghi in cui affrontare di petto situazioni scomode di amicizie pericolose.

Poi ci sono le madri, appunto.
Tradite e sole, mal accompagnate o in cura per una malattia che se le porterà via. Che rimettono insieme la famiglia per una vacanza, per una festa, per un weekend almeno.
Per tirare avanti un altro po'.
E che succede se si sopravvive alla data di morte che un giovane medico aveva predetto? Che succede alla vita di chi arrangia pranzi, compiti e feste, ora che la vita non si sa con chi dividerla?
Se Radiazioni è il racconto che più fa male, Devota è quello che -raccontato da un punto di vista femminile, quello dell'amica in più, l'amica vanamente innamorata, che si trova a fare da terzo incomodo da anni- si immagina ancora una volta come un film, diviso fra New York e l'Europa, una coppia di amici gay reticenti che confessano odio e frustrazione, cadendo continuamente fra le braccia dell'altro.

In questa calda estate, i racconti o i romanzi a racconto, stanno diventando una fonte di freschezza, e per la generazione che raccontano e per chi le racconta, le influenze del cinema si sentono.
Partono i film, arrivano i titoli di coda, e di questa raccolta non resta che un alone di malinconia per un tempo felice che forse non c'è stato mai.
Un ballo a fine serata quando il vino è finito, le tovaglie sono sporche.
La gente se n'è già andata, non resta che pulire.

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