Andiamo al Cinema a Noleggio
Baltimora, notte di Capodanno.
In mezzo ai festeggiamenti, ai fuochi d'artificio, 27 vittime cadono una dopo l'altra.
C'è un cecchino, precisissimo, che spara e che miete vittime.
Tutti i colpi a segno, il panico per le strade e la polizia chiamata subito ad indagare che capisce da dov'è che arrivano quegli spari: una camera d'albergo che subito esplode.
È un attentato?
È un terrorista seriale?
Tutte le agenzie sono chiamate a investigare e a fare da agnello sacrificale a capo delle operazioni è Geoffrey Lammark che deve fare i conti con la stampa invadente, con il sindaco che la città la vorrebbe chiudere, con i capi sopra di lui pronti a licenziarlo in caso di errori.
Che accadono.
Perché il misterioso attentatore che non mostra il volto e non lascia tracce colpisce ancora.
È Eleanor Falco a portarci dentro a questa operazione speciale con il suo sguardo alle prima armi, semplice poliziotta, capisce la psicologia di un attentatore tanto preciso e tanto attento.
Hanno ferite comuni, una misantropia a unirli e che la rende l'asso nella manica di Lammark, che si affida ai suoi sguardi, ai suoi dubbi e alle sue intuizioni per mandare avanti indagini che rischiano di vederlo messo da parte.
Sembra di stare dentro un thriller poliziesco anni '90, dove il serial killer tiene la giusta distanza dalle vittime, e il suo profilo e i pochi indizi in base ai luoghi dove agisce sono gli unici elementi per incastrarlo.
Sembra di stare dentro anche una puntata di Criminal Minds, con Falco chiamata ad entrare nella mente dell'assassino, e non tanto anticipare le sue mosse quando scoprirne l'identità il prima possibile.
Uscito fuori tempo massimo, To Catch a Killer è un classico compitino poliziesco ben fatto, che cattura dai primi minuti con una sequenza iniziale gelida e spaventosa per appesantirsi solo quando le indagini si impantanano e la burocrazia chiede il conto.
Forse per questo se n'è parlato poco, anche perché il cast è di ottimo livello tra un glaciale Ben Mendelsohn e una brillante Shailene Woodley che però, diciamolo, non sempre scelgono bene i loro ruoli.
Qui diretti dall'argentino Damián Szifrón, che fa pesare il suo esordio in un'americanità ricercata e rimarcata, fra ferite psicologiche e fisiche, e personaggi che non riescono a essere a tutto tondo ma pedine da muovere per risolvere il caso.
Sarà che da un inizio così al cardiopalma ci si aspettava anche una risoluzione più esplosiva, con le indagini ad avere una svolta tecnica e un confronto finale che pur volendo alzare la pressione, non la mantiene ai livelli iniziali.
Sono le singole scene allora a renderlo più del semplice thrillerino da Rai2 dell'estate, con un doppiogioco al supermarket e un montaggio a circuito chiuso a funzionare più di riunioni e interrogatori.
Ma anche solo per la regia cupa e tesa, vale il noleggio per ingannare un'estate a cui il genere ben si presta.
Voto: ☕☕½/5
Nemmeno la presenza della mia adorata Shailene Woodley mi aveva convinto a vederlo, visto che mi sembrava il classico thrillerino medio, e mi sa che non ho fatto proprio male :)
RispondiEliminaCi sono cascata solo io, vuoi dirmi? L'inizio è davvero potente, tanto che mi sono chiesta com'è che nessuno ne aveva parlato, poi si appesantisce, perde di mordente e, beh, ho capito perchè.
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