15 luglio 2024

Il Lunedì Leggo - La Schiuma dei Giorni di B. Vian

La Schiuma dei giorni sembrava un libro impossibile da adattare per il cinema.
O forse, quello più divertente in cui lanciarsi.
Trovate, situazioni, invenzioni, colori e metafore che potevano diventare per un regista visionario una sfida notevole.
Michel Gondry era quello giusto, quello che da sempre costruiva i suoi effetti speciali, a rendere unici videoclip e film, a lanciare la sua carriera.
Ma La Schiuma dei giorni è diventato la sua Waterloo.
Troppo strano, troppo esagerato, troppo folle.
Troppo tutto, anche per lui che sul set viene preso da attacchi di rabbia, di depressione, di ira e di follia, interrompendo la sua cura, finendo per realizzare un film troppo strano, troppo esagerato, troppo folle per essere al passo con i successi americani a cui aveva abituato il suo pubblico.
Mood Indigo è stato anche un flop al botteghino, troncando una carriera, quasi.
Se nel documentario visto a Venezia realizzato dall'amico e collaboratore François Nemeta questa sua disfatta viene raccontata in modo minuzioso ma delicato, Gondry stesso ha deciso di fare del suo dramma un film, con Il Libro delle Soluzioni che mima molte delle sue ossessioni, delle imprese avventate e dei collaboratori che scappano cambiando giusto qualcosa, come Sting al posto di Paul McCarthy per la colonna sonora.


Dopo averne visto tre versioni diverse, non mi restava che recuperare un romanzo che anticipa i tempi, che li precorre, che lascia a bocca aperta non solo per la trama strana, folle, esagerata, non solo perché Boris Vian l'ha scritto a 27 anni, lui, compositore, musicista, regista e attore, assetato di vita così tanto da andarsene non ancora quarantenne, ma anche perché un romanzo simile è uscito nel 1946.
E non sembra vero, ritrovandomelo fra le mani, che un libro simile ha quasi 80 anni, un libro che potrebbe essere stato scritto ieri, o domani, o fra 10 anni per come gioca con la fantasia, con le invenzioni, le metafore.


Di per sé, si parla di amore, quello ricercato, quello malato, quello che si sta perdendo, con Colin, il protagonista a esser un giovane gran viveur che si innamora della fragile Chloé, la sposa, la vizia, la assiste e decade lentamente per curarla da una malattia romantica come un fiore, che si è attaccato ai suoi polmoni, e più fiorisce, più lei si indebolisce.
È solo una delle tante meravigliose trovate di cui La schiuma dei giorni è zeppo, ci sono pianobar letterali (un pianoforte che in base alla canzone e al mood suonato realizzano un cocktail), ci sono lavori mortificanti come rendersi fertilizzante, come correre in cerchio per fermare i ladri nel caveau di una banca, ci sono corridoi che perdono luce, stanze che rimpiccioliscono, chiese nell'alto dei cieli e becchini a tariffario.


C'è un amore romantico e quello più ossessivo, dove l'amico Chick spende tutti i suoi dobloncioni cercando di stare al passo con pubblicazioni e memorabilia, c'è una città dove si muovono le strade e non le auto, dove spendere, pattinare, vivere fino alla notizia di un collasso che rende ogni misura giustificabile pur di stare accanto a Chloé.
È già un film, leggendolo.
Ce lo si immagina già.
Vivido e chiaro, diverso ma allo stesso tempo simile a quello realizzato da Michel Gondry, con la fantasia che corre e cerca di stare dietro alla mente illuminata di Vian.


Nel finale, in cui tutto diventa tragedia, in cui il sole non c'è più, l'amore neppure, viene da capire com'è che in Francia è un romanzo giovanile di cui i più giovani si innamorano per come rappresenta l'amore, quello tragico. Passata l'adolescenza, ci si sofferma sulle stoccate al mondo del lavoro, all'economia da fare, alle visite mediche e alle contrattazioni che non hanno fine, in un cambio di luce e di punto di vista che fa ancora più male, superati i 30 anni.
Ma a quasi 80 anni di distanza, resta più bello del film, più bello del documentario e del film che nel film che ha ispirato.
Che romanzo, che follia.

2 commenti:

  1. Ero stato tra i pochi al mondo ad aver adorato il film di Michel Gondry. Anche il romanzo da cui è ispirato quindi dovrebbe fare per me...

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    1. Il film mi era piaciuto con riserva, tanto strano, troppo. Vedendo il dietro le quinte ho intuito perché, leggendo il libro l'ho proprio capito. Solo Gondry poteva adattarlo, e impazzire nel farlo.

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