29 novembre 2023

Napoleon

Andiamo al Cinema

C'è chi ci ha messo anni a prepararsi, e non ce l'ha mai fatta.
C'è chi ci sta mettendo anni riprendendo in mano quel progetto di anni, e che ancora sta aspettando.
E poi c'è uno come Ridley Scott che finite le riprese di The Last Duel conferma che il suo prossimo progetto sarà dedicato a Napoleone Bonaparte e in mezzo -causa Covid- ha tempo pure per parlare di Gucci.
Resta un nome, quello di un uomo capace di conquistare e terrorizzare l'Europa, che il cinema ha provato più volte a portare su schermo senza trovare la figura, la mano, giusta.
Ricordo ancora il clamore e l'attesa per "la fiction più costosa d'Europa" che con un cast internazionale raccontava in 4 episodi le gesta del condottiero. Era il 2002, e pure Alberto Angela ha usato le sue ricostruzioni per Superquark.
Resta ora un solo nome al varco, anzi, due.
Quelli di Steven Spielberg e di Stanley Kubrick. Uno a dare vita al progetto mai realizzato ma tanto studiato dell'altro.
E con Scott, com'è andata?


Meglio dirlo subito, non possono bastarti 158 minuti per raccontare le imprese, l'uomo e le conquiste di Napoleone.
Non basteranno nemmeno le 4 ore della versione director's cut che uscirà su Apple TV+.
Il risultato, nelle mani di chiunque, non può che apparire frettoloso, annacquato, un bignami su un personaggio troppo grande per essere raccontato in poco tempo.
Spielberg è avvertito, il progetto monumentale di Kubrick che sta portando avanti per HBO da almeno dieci anni e che dovrebbe diventare una miniserie di 7 episodi ha dalla sua il tempo.
Ma già lo sento risuonare anche verso di me la risposta di Scott sulla questione del poco approfondimento, delle inesattezze storiche per condensarle le imprese di Napoleone (ha conquistato l'Egitto? Facciamolo colpire una piramide con una palla di cannone, vuoi mettere l'effetto?) lasciando comunque tanto, troppo, fuori.
Ok, ok, me ne sto fottutamente zitta, sir Scott.


Siamo qui a parlare di film, non di storia.
Un film deve essere intrattenimento, prima che una lezione di storia per buona pace del giovanissimo ragazzetto lì per evitare di studiare che si prenderà qualche insufficienza.
E com'è, allora, Napoleon il film?
È un gran film.
Nel senso di grande, maestoso, dal sapore di colossal dei vecchi tempi.
Si passa di location in location, le comparse non si contano, le ricostruzioni sono accurate, e a partire dalla ghigliottina che si schianta sul collo di Maria Antonietta si prosegue fino all'esilio a Sant'elena toccando tutte le tappe fondamentali di un soldato che si incorona Imperatore.
Il tutto sorretto da Joaquin Phoenix che rischia di essere un Joaquin Phonex che fa cose.
Anzi, un Joaquin Phoenix che fa il pazzo.
Poco si perde nel personaggio, molto porta di suo, nel personaggio.
Va meglio con Vanessa Kirby, che sostituisce una Jodie Comer che mestamente ha rinunciato al ruolo per impegni e che dallo sguardo fragile, dai modi altezzosi, dal fare lascivo, buca lo schermo e rende Josephine la donna complessa che era.
E poi?


Poi ci sono le battaglie, ovviamente.
Che da sole bastano a giustificare nelle sue scelte Scott e il costo del biglietto.
Sono sequenze che tolgono il fiato, che mostrano all'opera il genio militare di uno stratega, e che anche se si prendono qualche libertà, lo fanno per mostrare la capacità del cinema di far sbalordire e inorridire.
Tolone e Waterloo, quindi, e Austerlitz, soprattutto.
In mezzo ci sono piccoli scorci della campagna in Egitto, dell'inverno di gelo e fuoco in Russia, di una marcia su Parigi dopo un esilio che mostra dove in realtà Scott voleva puntare: l'amore, l'ossessione, l'amicizia anche, tra Napoleone e Josephine.
Ma non sempre è a fuoco che questo è il suo fuoco, perché non puoi lasciare fuori tutto il resto e non bastano poche frasi di poche lettere a tenere sempre lei, al centro anche a chilometri di distanza.
Ne viene meno il Napoleone politico, quello delle riforme, il Napoleone militare, soprattutto, assopito e come da tradizione, e ne esce ridimensionato anche il Napoleone innamorato, vuoi per come l'amore veniva inteso da un Imperatore in quegli anni e per come lo mette in scena Scott, in momenti degni di un cinepanettone.


E quindi?
Come la mettiamo con un film che ha dei momenti ottimi, che tengono avvinti, desti, e altri che saltando di anno in anno e di Paese in Paese, condensano troppo?
La mettiamo che ringraziamo per il sunto (sempre se 158 minuti possono essere considerati un sunto), aspettando il lavoro di Spielberg/Kubrick.
Il fatto che in un paio d'anni appena Scott sia arrivato a questo risultato, dà buone speranze per chi la materia la studia davvero.

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. A Scorsese, di solito sempre pacato nelle sue risposte, è stata attribuita l'aurea di vecchio bilioso anche scortese (ah-ah), Ridley Scott che arriva dalla pubblicità sa che la polemica vende e non se ne tiene una, quasi a parità di minuti, vince zio Martin, il Napoleone dell'altro Scott ha belle battaglia ma il fiato corto. Cheers!

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    1. Fiato corto e palpebre pesanti, sono comunque riuscita ad esaltarmi grazie al lato tecnico ma non dà alcuna giustizia a un personaggio storico che meritava altro rispetto a questa fretta di chiudere un progetto che si sente essere senza il cuore, o la motivazione, giusta.

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  2. Non sono d'accordo, Lisa.
    Se fai un film storico, a maggior ragione un biopic, devi rispettare la storia. Io la penso così. Altrimenti fai un fantasy, un film fanta-storico, alla Tarantino. Ma allora non la chiami "Napoleon".
    Ma il problema è che la veridicità storica in questo caso è proprio l'ultimo dei problemi.
    No, le battaglie da sole non valgono il prezzo del biglietto. Perché tra Austerlitz e Waterloo in mezzo ci sono due ore di noia, strafalcioni, scene imbarazzanti, assurdità varie. Ma soprattutto manca il "respiro" del film, il pathos, l'afflato epico che dovrebbe convenirsi a un prodotto del genere.
    Ridley Scott è riuscito a fare recitare male anche Joaquin Phoenix... è tutto dire.
    Già sto tremando per "Gladiatore 2": al peggio non c'è mai fine :(

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    1. Non posso arrabbiarmi o inveire così contro Scott perché in sala è riuscito a intrattenermi, le scene di battaglia mi hanno esaltato in quello che è un riassunto che si prende troppe libertà e dovrebbe dichiararlo, sono d'accordo. Ma se almeno della tecnica c'è non sparo sulla croce rossa. Manca la motivazione, manca il fuoco in questo ritratto frettoloso, e si sente.
      Phoenix per me rischia di restare incasellato in ruoli da pazzerello, dopo Joker, dopo Ari Aster, continuo a vedere lui che recita, e non il personaggio che è chiamato a interpretare. Spero le cose cambino, anche se il musical in maschera è dietro l'angolo.

      Quanto al Gladiatore 2, il primo l'ho visto da giovanissima e non era tra i generi da preferire, magari è l'occasione di un recupero con cognizione di causa.

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  3. Nemmeno come film secondo me esce bene
    Lungo e infarcito di un melodramma che ammorba il ritmo; un peccato, più che altro, anche per il budget speso

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