Sanremo arriverà lentamente a una fine?
San Valentino è già passato?
San Faustino vale ancora come festa per crogiolarsi in commedie romantiche?
Qui con leggerezza e senza impegno si ride e si salva la serata:
Un Matrimonio di Troppo
Il ruffiano
Per un attimo, questa commedia romantica ambientata nel romantico mondo dei matrimoni, mi aveva fregato.
Non tanto per quell'attimo passato a guardare il cast composto com'è da Reese Witherspoon -anche produttrice- che sapevo sarebbe entrata nel solito ruolo della donna un po' buffa un po' dura, padrona di sé ma non troppo dei suoi sentimenti e con il classico lavoro manageriale da cliché, un po' di più, lo ammetto, mi stava fregando per Will Ferrell -anche produttore- qui vedovo e padre devoto che alla figlia con cui ha un rapporto molto speciale non sa dire no anche quando sta per convolare a nozze frettolose in un'età in cui è più divertente organizzare una festa che un matrimonio.
Mi aveva fregato soprattutto perché sembrava sorpassare senza problemi quegli equivoci tipici e che già sapevi prevedere con il cronometro in mano su una location prenotata per errore da due matrimoni molto diversi fra loro.
Come lo risolvi un fattaccio così in una commedia?
Per fortuna, con un accordo ben stipulato, una tabella di marcia senza margine di errore e due classi di invitati molto diverse unita alla difficoltà per Reese di stare vicino a una famiglia con cui non si identifica e per Will di lasciare andare la sua piccola, gli sgambetti e le ripicche sembravano appartenere a un altro tipo di commedia facile.
E invece, eccole arrivare, in modo furbo, in modo tutto sommato divertente, anche se spesso tirato per i capelli come una storia d'amore non così necessaria ma che almeno ci regala un'altra smorfia di Will da salvare e condividere.
Leggero ed effimero e patinato come tutti i film romantici sanno essere, non si fa ricordare né per le battute né per le scene volutamene esagerate che coinvolgono un alligatore né tantomeno per gli immancabili balletti per sbancare sui social.
Salva una serata e poco più, in modo ruffiano.
Kinda Pregnant
Il Goliardico
Il desiderio di maternità può essere così forte da giustificare una bugia sulla propria gravidanza in realtà inesistente?
E com'è che la neo single Lainy non viene allo scoperto, lei che sente la distanza che si sta formando con una migliore amica che incinta lo è davvero, e che non sa come coinvolgerla nel suo cambiamento?
Amy Schumer si mette nei panni della solita donna bianca piuttosto sboccata e senza peli sulla lingua, maestra non propriamente raccomandabile mentre porta appresso un pancione di gomma facendo amicizia con la solita mamma che si lamenta e dà voce alla mamme non pancine e finendo per abbordare il fratello di lei senza sapere come uscire dall'inghippo della sua stessa bugia.
Insomma: equivoci goliardici e grotteschi, momenti e situazioni tanto assurde quanto esagerate, il white trash che impera e di cui prendersi gioco.
Venendo allo scoperto nel peggiore dei modi possibili in una commedia che non pretende di essere né realistica né profonda, che poteva risolversi molto prima e molto meglio, ma che ci regala un finale romantico senza essere ruffiano, assurdo nel suo essere esagerato.
Più che Amy, con le sue smorfie e la sua fisicità accentuata, ho apprezzato Will Forte, remissivo e timido.
La serata, tra una risata sorpresa e uno sguardo perplesso, la salva comunque.
Omni Loop
Lo Strano
Dammi una storia con i viaggi nel tempo e avrai la mia attenzione.
Mettici poi l'effetto marmotta, in un loop di giorni infiniti che Zoya si ritrova a vivere dopo che le è stato diagnosticato un buco nero nel petto che in una settimana dovrebbe farla morire, e l'interesse sale.
Sale anche perché quella settimana che Zoya si ritrova a riviverla, esaudendo le richieste della famiglia che la vogliono allegra e coinvolta in attività da fare insieme, finché non si stanca, finché non decide di indagare e cercare di risolvere il mistero di pastiglie che si autogenerano e che le permettono di stare in questo loop senza fine e in altri loop da tutta la sua vita.
Assolda una studentessa di fisica, si fanno aiutare da un umano miniaturizzato e indagano, provandole tutte per capire come uscirne, che farne.
Ma se la vera soluzione, per l'insoddisfatta Zoya, dalla carriera tanto promettente quanto da impostore, stesse proprio in quella famiglia da cui si allontana alla ricerca di più tempo per loro?
Il pensiero non può che correre a About Time, molto più inglese e molto più riuscito, c'è da ammetterlo.
Ma qui la stralunata Mary-Louise Parker e la diffidente Ayo Edebiri conquistano per la chimica fra loro e studiata anche grazie a quel futuro imprecisato in cui vivono e che non batte ciglio di fronte a buchi neri nel petto e omini miniaturizzati.
Si gioca, ci si diverte, in queste ripetizioni che finiscono per avere un risvolto romantico.
Una risoluzione meno poetica e più scientifica me l'aspettavo, ma anche così, come tutte le storie che giocano con il tempo, vale la visione.
Voto: ☕☕½/5
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