Andiamo al Cinema
È il successo della stagione e probabilmente anche dell'anno.
I paragoni si sprecano mentre si sono macinati milioni d'incasso e il passaparola ha riportato pubblico in sale non proprio vuote, ma quasi, fornendo nuova linfa al cinema italiano e alle commedie in uscita.
Follemente ha fatto uscire anche quattro delle mie personalità.
No certo le migliori:
La Cinica
La cinica che è in me non credeva al ritorno al successo di Paolo Genovese.
Poteva vivere di rendita con i diritti venduti in giro per il mondo di Perfetti Sconosciuti, con quella fama istantanea per un soggetto notevole che non aveva saputo replicare con The Place o Supereroi.
Non che gli augurassi il dimenticatoio, ma la sensazione che le idee fossero finite mi era venuta.
E non a caso, qui l'idea non è nemmeno così originale, anche se il buon Genovese dice di "averla avuta prima lui!" rispetto a Inside Out della Pixar, nel lontano 2004 per uno spot Rai.
Ma, insomma, il vedere le varie personalità, le varie emozioni in gioco non è certo chissà quale trovata nuova al cinema.
Di suo ci mette la visione più adulta, il gioco del primo appuntamento e ovviamente i soliti attori che circolano nei suoi cast corali. Qualche new entry, qualche ritorno, la sensazione che Mastandrea sarebbe stato meglio al posto di Papaleo o di un Giallini di cui a fatica si capisce che dice, purtroppo.
Mentre se la quota giovane è rappresentata da Lastrico, vien da dire che il ricambio in quanto a commedie non è previsto.
L'Esterofila
L'esterofila che è in me tentennava davanti a quello che in pochi giorni era già diventato il nuovo caso del cinema italiano.
Sale gremite, pubblico entusiasta ed ecco arrivare l'esterofila che è anche snob e non sempre crede alla massa.
Come per C'è ancora domani, ho aspettato che si calmassero le acque, che si svuotassero un po' le sale in modo da avere un pubblico un filo più educato di quello che accorre nelle settimane di gran chiacchiericcio e che fanno un gran chiacchiericcio trovandomi davanti una classica commedia all'italiana fatta di equivoci e doppi sensi, di battute e di caratteristi, che quello erano chiamati a fare.
Un altro soggetto che altrove potrebbe tranquillamente spopolare, in Francia di certo, in America chissà, e si potrebbe mettersi a fantasticare sul cast da chiamare.
Qui, sembrano funzionare meglio le donne, più sicure, più centrate, meno dispersive e meno banali.
Verrebbe da dire che così sono scritte per stare dentro a cliché del genere che si cavalcano allegramente in sceneggiatura, ma non lo dirò.
In fondo ancora non ho capito la personalità di Giannetta che sembra un versione infantile per arrivare a quota quattro, di Pandolfi.
L'Illusa
C'è sempre un'illusa dentro di me, quella che vuole crederci fino in fondo.
Che ha speranze e ottimismo.
Volevo credere di trovarmi davanti a un altro C'è ancora domani, un altro caso che sapeva unire critica e pubblico, messaggio e intrattenimento.
Invece no.
O meglio, si lascia guardare Follemente, in un paio di momenti una risata me l'ha strappata, un po' di imbarazzo me l'ha creato e un filo di romanticismo me l'ha fatto sentire.
Ma per il resto, tra il cercare di capire che voleva dire Giallini e cercare un minimo di sintonia in più fra Edoardo Leo, che sempre Edoardo Leo finisce per fare, e Pilar Fogliati, decisamente più a suo agio, mi sono annoiata.
Peggio, ho aspettato un qualche colpo di scena, un finale esplosivo, complici le interviste che si silenziavano su quel finale speciale che speciale non ho trovato.
Come altri registi, anche Paolo Genovese ha preso il patentino di arredatore, e così ti sovra-arreda appartamenti e spazi mentali, costumi e colonne sonore giocandosela facilissima con un momento da condividere neanche fossimo al karaoke che sì, un risata me l'ha strappata comunque.
Sono illusa, non solo cinica.
La Saccente
La verità è che da Follemente speravo di uscire più convinta, più divertita, più innamorata.
Ha fatto uscire invece quelle personalità che cerco di tenere a bada, che fanno pensare a un bastian contrario più che a un'appassionata di cinema.
Capisco il successo, capisco il gran parlarne, e forse anche per questo le aspettative erano un filo più alte.
Ma le avevo abbassate facendo prevalere la Cinica, più che l'Illusa.
Pur riuscito con i suoi limiti, pur capace di emozionare e far passare una serata in leggerezza, siamo ben lontani dalla commedia che ormai mi ero scritta nella mia, di testa.
Voto: ☕☕½/5
Sopravvalutato, ma comunque carinissimo. Anche se sì, all'inizio speravo nel nuovo Perfetti sconosciuti.
RispondiEliminaPure per me non un capolavoro, non alla pari di Perfetti Sconosciuti, però gradevole, simpatico. Anzi forse io partivo con aspettative più fredde e per questo mi ha convinto un pelo di più.
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