Un padre.
Un figlio.
Una strada.
E un mondo che non è più quello che conosciamo.
Senza sole, grigio, senza più uomini.
Solo carcasse che si muovono disperate, alimentando sogni impossibili di una luce che non si vede, ma magari è lì, in riva al mare, ancora qualche chilometro più in là.
Solo fumo, cenere e incendi che hanno sconvolto il mondo intero.
Perché andare avanti?
Per non perdere la speranza.
Perché proseguire per la strada?
Perché si porta il fuoco.
Quale?
Difficile dirlo.
Più che vivere, si sopravvive.
Padre e figlio, giorno dopo giorno, cercando cibo, razionandolo, nascondendosi da chi in questo nuovo mondo si è adattato: cacciando altri uomini, nutrendosi di loro.
Padre e figlio si sostengono a vicenda.
Forse quell'uomo va avanti solo per quel figlio che non riesce a vedere il male negli altri.
Forse quel figlio va avanti solo per quel padre, che non si arrende, non ancora.
Il mondo apocalittico di Cormac McCarthy è quello visto tante e troppe volte al cinema.
Quello in cui il vero pericolo è rappresentato dall'uomo stesso, ma l'azione non è prevista, gli scontri corpo a corpo che animano serie catastrofiche non sono contemplati.
C'è un'umanità, una sofferenza in più qui.
Data dalla presenza di un figlio che solo questo mondo ha conosciuto, che ancora crede nella bontà. Data da sogni pieni di colori, di un passato che si fa quasi fantasia in cui fanno capolino il dolore e la perdita.
Le loro giornate sembrano tutte uguali, ma non lo sono.
Si cammina, si va sempre avanti su quella strada fra colpi di fortuna e botole piene di cibo, e pericoli imminenti con gruppi di cannibali e un inverno che avanza veloce.
Si alternano scene e scenari, fra casolari di campagna, cascate, ville abbandonate, navi che portavano speranza.
E pure per un semplice carrello si prova pena.
Ora capisco chi guardando Light of my life ha storto il naso, dicendo: si è già visto.
Lo si era visto fra le pagine di Cormac McCarthy, e nel film che ne ha tratto John Hillcoat.
Ma se Casey Affleck cambia il mondo in cui lui e la figlia si muovono facendone un mondo in cui il genere femminile si è decimato, qui c'è più desolazione.
Una desolazione data da un testo in cui i dialoghi, i nomi stessi, i capitoli, non sono stabiliti.
In cui però ci si concede un filo di erudizione e di linguaggio aulico di troppo -colpa della traduzione, forse- che mi ha distratto da quel padre sempre più sofferente, da quel bambino che non impara o impara troppo in fretta.
La verità è che in un mondo come il nostro che sta cambiando sotto i nostri occhi, un romanzo così, che volevo leggere da tanto di quel tempo, fa ancora più male.
Paragrafi passati con il cuore in gola per una minaccia tangibile, altri passati ad angosciarmi per una fortuna fin troppo sfacciata che va da sé, doveva finire.
Il lento incedere di queste due anime in pena, lo si segue, lo si vive, lo si sente tutto.
E sarà difficile scrollarsi di dosso la sensazione di cenere, l'odore acre del fumo, l'ansia che non molla mai.
La Strada di Cormac McCarthy
RispondiEliminasembra un racconto di una disperazione
tale da togliere il respiro.
Bene, è esattamente il contrario.
E' vero, a leggere si resta senza fiato.
Ci sono scene crude e forti.
Ma se avete un figlio, è difficile che
a un certo punto non sentiate
il bisogno di fermarvi, chiudere il libro
e andare di là, in cameretta,
per dargli una carezza.
A me è successo, davvero. Dormiva.
E mi è venuto in mente quello
che mi aveva detto un amico,
un teologo di Bergamo,
don Maurizio: "Fermati, fai un passo
indietro e chiediti:
"Cosa sarà di lui?".
Da genitori immagino che questa storia faccia ancora più male, più volte mi sono chiesta perché continuassero ad andare avanti, che tipo di vita era, ma insieme aveva e doveva avere senso.
EliminaBel post per un gran bel libro. Mi ha lasciato una tristezza addosso indicibile che mi ha accompagnato per molto tempo dopo averlo terminato...
RispondiEliminaAnche il film è meritevole, cattura bene lo spirito dell'opera di McCarthy!
Grazie!
EliminaPiù che tristezza a me ha messo molta angoscia, con tanto di sonno che non arrivava a causa dell'adrenalina che certe scene danno.
Un autore che mi fa paura, non so perché.
RispondiEliminaIn questo caso mi scoraggia aver già visto il film, per altro molto bello, quindi punterei ad altri titoli. :)
Il film l'ho sempre schivato, non troppo incuriosita dalla trama, a preferirgli un libro sempre sulla bocca di tutti.
EliminaDi McCarthy ho letto solo Oltre il confine, molto fordiano e con un inizio da brividi!
Una lettura che ti rimane dentro e ti segna anche perché non è possibile non sentirsi in qualche modo parte di quel "mondo".
RispondiEliminaOra più che mai, anche se per fortuna non siamo arrivati a un'Apocalisse simile.
EliminaUna lettura non tranquillizzante, ma con la sua umanità.