20 maggio 2020

Queen of Earth

È già Ieri -2015-

Quando una storia finisce ci si lecca le ferite fra amici.
Si prende una pausa dalla vita frenetica, dalle abitudini che fanno male, si stacca da tutto e ci si riposa.
Se poi fortuna vuole che la propria migliore amica abbia una casa in riva al lago, immersa nella natura dove poter respirare, meglio ancora.
Ma Catherine bene non sta, e starsene con la viziata, la ricca, la superficiale Virginia è davvero un aiuto?
Lei, che in quella stessa casa l'aveva ospitata con James prima che la loro storia finisse, lei che l'accusa di vivere all'ombra di un padre artista, lei che allo stesso modo non lavora per vivere, vivendo di rendita familiare, lei che accoglie un vicino tanto aitante quanto invadente, lei che organizza feste, che la guarda male, la guarda torvo invece di aiutarla.
Lei che sembra nascondere qualcosa, rabbia, invidia, chissà.



O forse è Virginia che pensa tutto questo, vedendo in Catherine un'artista incapace che non ha un briciolo del talento del padre, una debole che non si è mai fatta strada, che finge pure di soffrire per una storia non così importante, non così significativa. Lei che si aggira a muso duro per la casa che le sta offrendo, lei che non pulisce, non riordina, lei che non partecipa alle feste.
L'amicizia tra Catherine e Virginia è quella difficile che si instaura tra due donne fragili.
Quel tipo di amicizia che si porta avanti quasi per obbligo, in cui il sentimento prevalente non è l'amore ma l'invidia, la gelosia, a cercare i punti deboli, le critiche spontanee, in un continuo gioco passivo-aggressivo che spesso solo l'alcool porta allo scoperto.


Starsene in questa casa da sogno con Catherine diventa così un incubo.
Uno di quelli mooolto radical-chic a quanto pare tipici di Alex Ross Perry (vedere i prossimi giorni per credere) in cui la tensione sale, si aspetta una svolta, un cambio di marcia.
Ogni gita in barca diventa motivo di angoscia, ogni sguardo lanciato, ogni porta che si chiude, potrebbe portare a del sangue?
Se l'azione è poca, se il finale non è quello che ci si aspetta ma è comunque molto intelligente, è la scrittura a dare il tocco in più.
Una scrittura teatrale, con una storia che va avanti e indietro nel tempo, in quella stessa casa vissuta prima in coppia e poi in solitaria, ma soprattutto con monologhi a raccontare quella storia d'amore che ipnotizzano.
Onore e gloria allora ancora a lei, a Elisabeth Moss che mette in ombra pure Katherine Waterson e con la sua Catherine mette i brividi, portandola ad essere quella coinquilina, quell'amica, con cui di certo non condividere una quarantena.

Voto: ☕☕/5


6 commenti:

  1. Elisabeth sempre clamorosamente brava. Aspetto di vederla nei panni di Shirley Jackson. Ho presente questo film, ha un poster molto bello, ma prima di oggi non conoscevo neanche la trama.

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    1. Sempre frutto di quei rimasugli smaltiti in quarantena, segnato chissà quando e chissà perché e senza volerlo avevo altri due film dello stesso regista: che ha una predilezione per la Moss, che a sua volta ha una predilezione per i ruoli difficili.

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  2. Sembra molto interessante. E poi ormai dove c'è la Moss ci sono anche io. Quindi aggiungo alla mia lista di robe da recuperare.

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    1. Come scegli i ruoli la Moss, nessuno!
      Qui sempre pazza, a pezzi, bravissima.

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  3. L'avevo visto un po' di tempo fa e non è che mi abbia lasciato un enorme segno...
    Boh, lo ricordo pochino e senza grandi entusiasmi.

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    1. Sarà sicuramente un film che dimenticherò in fretta, ma a tema quarantena si è fatto sentire un po' di più.

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