5 settembre 2024

Venezia 81 - I Film Francesi

Jouer avec le feu

Vincent Lindon è il volto proletario del cinema francese.
Qui è un padre di due figli, che cresce solo e che alle porte dell'età adulta vede prendere due strade diverse: uno ligio e studioso sogna Parigi e la Sorbona, l'altro che un diploma non l'ha preso e con il calcio non ha sfondato, inizia a frequentare gruppi di estrema destra. Per un padre impegnato politicamente, dentro a sindacati e lavoratore instancabile è un'onta. Non c'è dialogo però, non c'è confronto, ci sono divieti, urla e abbandoni, con l'altro figlio messo in mezzo a non sapere come fare da pacere. Finché la situazione non degenera, nel peggiore dei modi.


Giocare con il fuoco diventa un affare politico, certo, ma è prima di tutto un film famigliare, dove i sentimenti forti, poco espressi, di una famiglia al maschile non riescono a incontrarsi in un terreno neutro, dove le colpe vanno distribuite e ovviamente sono gli attori a fare la differenza. Lindon, con quel volto scavato, con le macchie dell'età che fanno parte del personaggio, e la scoperta Benjamin Voisin, giocoso e irruento, che muove il corpo e lo sguardo irrequieto. Il terreno per la svolta drammatica finale lo si prepara con calma, tra piccoli e grandi scontri, quando poi il giudizio dev'essere dato dall'esterno, l'asciutezza della messa in scena aiuta a capire la denuncia di un film che chiede aiuto.

Trois Amies

Ci sono quei film che solo i francesi riescono a fare.
Quei film sui sentimenti e sui rapporti di coppia, quei film umani e leggeri al tempo stesso che riflettono bene sulla società di oggi ma in fondo su temi che non hanno mai smesso di essere trattati, l'amore fra questi.
Un amore raccontato con fare libero, senza giudicare, senza infierire.


Tre amiche, diverse fra loro, alle prese con la loro idea di amore. Tra chi il matrimonio non riesce a salvarlo perché non più innamorata, chi invece lo tiene in piedi proprio perché innamorata non lo è mai stata, ma sicura e protetta dall'amore altrui sta meglio e infine chi lo vive con passione, passando sopra al fatto che la sua storia d'amore è con il marito della migliore amica.
Chi ha ragione, chi ha torto?
In questa girandola di sentimenti in puro stile francese (ma anche un po' alleniano, bisogna ammetterlo) in cui la normalità sta anche nella messa in scena, la narrazione è affidata a chi non c'è più e onnisciente guida la storia, che però si appesantisce in una lunga coda finale portata al lieto fine, a una verità che sembra essere raggiunta, sull'amore.

Leurs enfants apres d'eux

Da un romanzo francese bestseller che pullula su Instagram, a un film che farà felici i francesi.
Una saga d'amore adolescenziale, che ripercorre gli anni pari degli anni '90 tra mode e musiche mentre si mette in scena un amore impossibile che non scoppia mai davvero fra Anthony e Steph, e una rivalità di pelle e di appartenenza con Hacine. Il tutto in un piccolo paese in riva a un lago, dove le famiglie ricche ci sono come ci sono quelle non certo agiate, dove l'alcolismo e la violenza scoppiano nella normalità e dove crescere è una gran fatica. Si vorrebbe scappare, a un destino già segnato, a una vita infelice.


I registi Zoran e Ludovic Boukherma realizzano la loro epopea affidandosi al fare timido di Paul Kircher e a giovani più o meno promettenti del cinema francese, ma soprattutto, cercano di far rivivere quegli anni annegando in una nostalgia musicale (fra canzoni che sono inni e inni trasformati in versione corale/acustica) la generazione nostalgica che siamo. Peccato che questi giovani più insicuri e più sfacciati di quelli che eravamo, fanno meno tenerezza, sono meno universali e nei 225 minuti di durata, ci si sfianca più che appassionarsi.

Finalment

Partire a scoprire Claude Lelouch dal suo ultimo film forse non è stata una buona idea. Un regista che ama citarsi, che ama andare avanti a raccontare storie dei suoi personaggi e che ha una sua idea di cinema, premiata qui a Venezia.
Finalment potrebbe essere davvero, finalmente, il suo ultimo film.


Dentro ci sono così tante idee, così tante storie che sembra si sia tolto molti sassolini così come il protagonista del film, un avvocato in crisi, si toglie finalmente le scarpe e assapora la libertà. Molla tutto, moglie, famiglia e lavoro e inizia a girare la Francia facendo l'autostop, diventando di volta in volta uno dei colpevoli che ha difeso, il personaggio di un film che ha amato, camminando sul ponte di Avignone e fra la folla di Les Mans suonando la sua tromba. A casa, la moglie lo cerca, la figlia scrive per lui una canzone mentre la sorellastra che non ha mai conosciuto vorrebbe incontrarlo, finendo per essere lei a riportarlo a casa.
Si va avanti per scene, per personaggi, per storie, citando I ponti di Madison County e riscoprendo l'amore, ma quando i pezzi di questo puzzle caotico trovano il loro posto, c'è spazio per una poetica personale che a partire da Un uomo, una donna ho sempre voluto scoprire.

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